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Etichetta Ai

Perché Google, Microsoft e Meta lavorano sull’etichetta dei contenuti generati da AI

Google si è unito a Microsoft, Meta e Adobe nello sforzo per l'elaborazione di uno standard per l'etichettatura dei contenuti digitali creati dall'intelligenza artificiale mirato a facilitarne l'identificazione

Dal Papa col piumino a Trump in manette, sono solo alcune delle foto diventate virali ma che non sono autentiche, bensì generate con l’intelligenza artificiale.

Proprio per questi i big del settore tech stanno correndo ai ripari, lavorando su standard tecnici comuni per identificare i contenuti di intelligenza artificiale, inclusi video e audio.

Un gruppo sostenuto da Meta (il gruppo che riunisce Facebook, Instagram e WhatsApp) e Microsoft (investitore di OpenAI, la società dietro a ChatGpt) vuole creare “un’etichetta” per i contenuti AI-made.

L’ultima a unirsi a questa iniziativa è Google: il colosso di Mountain View ha aderito alla Coalition for Content Provenance and Authenticity (C2PA) ed è entrata a far parte del suo comitato direttivo. L’iniziativa C2PA emerge da una coalizione di settore chiamata Content Authenticity Initiative, guidata da Adobe.

Le aziende ritengono che il modo migliore per combattere la disinformazione sia fornire ai consumatori un contesto su come i contenuti sono stati creati e modificati. D’altronde l’anno scorso proprio la Casa Bianca ha sollecitato la “filigrana” delle immagini nel suo ordine esecutivo sull’intelligenza artificiale” ricorda Axios.

Con oltre 2 miliardi di elettori che si prevede si recheranno alle urne in 50 paesi quest’anno, il gruppo industriale C2PA vuole essere leader nella lotta ai deepfake attraverso l’uso di metadati e tecnologia di provenienza, che traccia le origini di un’immagine, aggiunge Quartz.

Tutti i dettagli.

L’OBIETTIVO DELLA C2PA CON L’ETICHETTA AI-MADE

“L’adesione di Google rappresenta un’importante conferma dell’approccio del C2PA”, afferma Andrew Jenks, presidente del C2PA e specialista della provenienza dei media presso Microsoft.

L’idea è che i contenuti generati dall’AI dovrebbero avere un’etichetta come le etichette nutrizionali per gli alimenti, dove al consumatore non è vietato acquistare un cereale zuccherato, ma può entrare nel negozio e sapere cosa c’è dentro e prendere la propria decisione, ha affermato Andy Parsons, direttore senior di C2PA.

GLI SFORZI DI META SULL’ETICHETTA AI

Martedì Meta ha annunciato che sta costruendo nuovi strumenti per identificare i metadati C2PA nelle immagini caricate su Facebook, Instagram e Threads in modo che le etichette vengano applicate automaticamente alle immagini generate dall’intelligenza artificiale sulle piattaforme.

“Nei prossimi mesi etichetteremo le immagini che gli utenti pubblicheranno su Facebook, Instagram e Threads” ha spiegato in un post ufficiale Nick Clegg, presidente Affari globali di Meta.

“Man mano che la differenza tra i contenuti umani e i contenuti creati dall’IA diventa sempre più sottile, le persone vogliono sapere qual è il confine – aggiunge – È importante aiutare le persone a capire quando il contenuto fotorealistico che stanno vedendo è stato creato con l’IA”.

E NON SOLO

Anche OpenAI ha ha annunciato questa settimana che aggiungerà metadati C2PA alle immagini create con ChatGPT e l’API per il modello DALL-E 3. Leica ha aggiunto la possibilità di aggiungere metadati di autenticazione C2PA direttamente al suo hardware lo scorso anno, ha riferito Ina.

L’OBIETTIVO DI GOOGLE

L’8 febbraio Google ha annunciato che si unirà alla coalizione composta da membri come Meta e Adobe.

Il gigante di Mountain View spera così di modellare l’evoluzione del C2PA sedendosi al tavolo. Non solo, il suo coinvolgimento dovrebbe spingere altri ad aderire, creando la quasi ubiquità necessaria per rendere efficace lo standard.

“Con gli smartphone Android che detengono una quota di mercato globale del 70% e 2,5 miliardi di utenti YouTube, la mossa di Google fornisce una massa critica allo sforzo del settore di etichettare i contenuti generati dall’AI e combattere la disinformazione” osserva Axios.

I TIMORI DEI CRITICI SUELL’ETICHETTA AI-MADE

Finora hanno dato supporto agli standard C2PA testate giornalistiche come il New York Times, produttori di fotocamere, banche e agenzie pubblicitarie.

Eppure, non sono tutti entusiasti di questa iniziativa. I critici di C2PA sostengono infatti che queste etichette possono essere manomesse.

Matt Medved, fondatore di NowMedia, ha affermato ad Axios che C2PA “si basa sull’incorporamento dei dati di provenienza all’interno dei metadati dei file digitali, che possono essere facilmente rimossi o scambiati da malintenzionati”, sostenendo che solo “il registro immutabile della blockchain” può dare vera fiducia nella provenienza dei contenuti.

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