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Perché Google e Musk fanno caciara?

Quantum supremacy con i fichi secchi e come ti mando Bitcoin in rosso con una non-notizia. Il post dell'imprenditore e manager Peter Kruger tratto dai suoi profili social, sulla caciara fra Pichai (Google) e Musk.

Quantum supremacy con i fichi secchi e come ti mando Bitcoin in crash con una non-notizia.

Ieri abbiamo avuto un saggio di questa nuova era dominata dal circo eloniano di improbabili annunci hyper-tech. Il fatto grave è che ora ci si mette anche Google.

Ieri, Sundar Pichai, ceo di Google, ha blastato X/Twitter con un thread, poi ripreso da Elon Musk evocando computer quantistici orbitanti nello spazio, in cui annunciava un risultato “game changing” ottenuto dai laboratori quantum computing di Google a Santa Barabara.

Quale la novità? Il rilascio di Willow, un chip quantistico con 105 qubit (Google usa circuiti superconduttivi per i propri qubit) che avrebbe, udite udite, risolto in 5 minuti un problema che a un supercomputer classico sarebbero serviti gigaglioni di anni.

Chiacchiere allo stato puro. Il problema in questione, random circuit sampling, è un divertissement algoritmico, senza alcuna valenza applicativa, con cui, tra l’altro, Google aveva già annunciato di aver raggiunto “quantum supremacy” già nel 2019 con Sycamore (chip precedente a Willow).

La novità di Willow è che, per la prima volta, Google sarebbe riuscita ad operare la correzione d’errore “below threshold” offrendo una strategia plausibile per risolvere uno dei maggiori problemi del quantum computing, l’error correction. Svolta epocale? No. Spieghiamolo.

I qubit sono oggetti a dir poco sensibili che fanno fatica a preservare i propri stati quantici (decoerenza quantica). Il problema non fa che crescere con la scala dei chip (più chip, più interferenze).

Di tutte le tecnologie qubit disponibili, Google ha scelto i circuiti superconduttivi perché promettono maggiore scalabilità industriale. Tuttavia, questi qubit tendono alla decoerenza molto più rapidamente delle altre tecnologie (trapped ion, quantum dot, photonic ecc.).

La soluzione proposta da Google (almeno da un decennio) è quella di risolvere il problema adottando una disposizione 2D dei qubit che gli consente di implementare una metodologia di correzione chiamata Surface Code.

Per capire Surface Code immaginate una scacchiera dove ogni casella è un qubit. Alcuni qubit contengono informazioni (qubit logici), altri, la maggioranza, rilevano gli errori nei vicini (Error Correcting Qubits o Measurement Qubits).

Era noto da tempo che, con maggiore scala, il tasso di correzione avrebbe potuto superare il tasso di generazione degli errori, raggiungendo la cosiddetta soglia d’errore (Error Correction Threshold). Cosa che Google ha annunciato di aver raggiunto ieri con Willow.

E, allora, qual è il problema? Il problema è che, anche se Willow rappresenta senz’altro un importante sviluppo nella lunga corsa per il quantum computing, siamo ancora lontanissimi dall’aver raggiunto dimensioni che possano restituisci applicazioni utili.

Per fare un esempio, anche solo per implementare un algoritmo come quello di Shor, che consentirebbe di craccare gli attuali sistemi classici di crittografia, servirebbero ottimisticamente nell’ordine di un milione di qubit.

E non abbiamo la più pallida idea di come si possa raggiungere la produzione industriale di tali volumi di qubit. La correzione degli errori è solo un problema (ammesso che sia stato risolto come problema ingegneristico e non solo come challenge scientifica).

La stessa Google, nei suoi piani di sviluppo, prevede di raggiungere 1000 qubit nel 2029. Il problema è che è già in ritardo sulla sua roadmap e i ricercatori Google non hanno la più pallida idea delle sfide che incontreranno sulla via.

Eppure, ieri abbiamo avuto il ceo di un’azienda che vale oltre due trilioni di dollari dibattere con l’uomo più ricco del mondo, nonché advisor personale dell’uomo ora più potente del mondo, il Presidente degli Usa, dell’imminente realizzazione di fantascientifici centri di calcolo quantistici in orbita. Cosa che ha mandato bitcoin in rosso di oltre il 3% in poche ore.

Bitcoin si regge sulla sicurezza della crittografia tradizionale, ma pensare che da qui a quando il quantum computing riuscirà a craccare gli algoritmi di crittografia oggi in uso, non ci saranno altri sviluppi, è abbastanza ridicolo.

Ammesso sempre che il quantum computing riesca mai a craccare algoritmi come RSA, su cui si regge in piedi tutta la nostra era digitale (non solo bitcoin).

Ma, allora, perché tutto questo rumore?

Il mio sospetto è che in questi giorni in cui le notizie tech erano dominate da OpenAI con la sua stagione natalizia di annunci “12 Days of OpenAI”, sia Google che Musk abbiano sentito il bisogno di spezzare il ciclo delle news.

E cosa c’è di meglio di buttarla in caciara parlando di imminente quantum supremacy e fantomatici mega centri di calcolo quantistico orbitanti.

Il resto è già storia….

(Post pubblicato sul profilo X di Kruger)

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