La cosiddetta tech community, cioè la comunità di imprenditori e azionisti tecnologici negli Stati Uniti, è principalmente di orientamento liberale, più vicina al Partito democratico che a quello repubblicano. Ci sono ovviamente delle eccezioni, la più vistosa delle quali è Elon Musk: il capo di Tesla e SpaceX è uno dei principali sostenitori di Donald Trump, vincitore delle elezioni presidenziali del 5 novembre. Dalla parte di Trump, fin dal 2016, c’è anche Palmer Luckey, che ha trentadue anni ed è noto soprattutto per aver fondato Oculus VR, azienda di visori in realtà aumentata che nel 2014 è stata acquisita da Facebook per 2 miliardi di dollari e poi rinominata Reality Labs.
LA DONAZIONE PRO-TRUMP E L’USCITA DA OCULUS
Nel 2016, anno di elezioni presidenziali, Luckey ha donato 10.000 dollari a un’organizzazione pro-Trump che diffondeva messaggi, anche offensivi, contro la candidata del Partito democratico Hillary Clinton. La notizia costò a Oculus la perdita del supporto di alcuni sviluppatori – la tech community, si diceva, è vicina agli ambienti liberal – e nel 2017 Luckey terminò i suoi rapporti con Oculus e lasciò Facebook.
LA NASCITA DI ANDURIL INDUSTRIES
Nel giugno dello stesso anno, ha fondato in California Anduril Industries, una società – il nome viene dalla spada di Aragorn, uno dei protagonisti de Il signore degli anelli – che sviluppa sistemi d’armi basati sull’intelligenza artificiale.
Oggi Anduril fornisce droni, sia aerei che sottomarini, al ministero della Difesa degli Stati Uniti e agli apparati militari. La società – come riporta Npr – commercializza i suoi veicoli automatizzati in una decina di paesi nel mondo e li ha inviati anche all’Ucraina: poco dopo l’inizio dell’invasione russa, Luckey si è recato a Kiev e ha incontrato il presidente Volodymyr Zelensky. “Anduril dispone di hardware in Ucraina dalla seconda settimana di guerra”, ha detto l’imprenditore a Npr.
ANDURIL CONTRO L’INDUSTRIA TRADIZIONALE DELLA DIFESA
Come scrive Npr, l’obiettivo di Anduril è rivoluzionare il modo in cui si combattono le guerre, sostituendo il grosso delle truppe con le macchine. “La rivoluzione non è ancora avvenuta”, si legge, ma società come quella di Luckey “stanno scuotendo un settore a lungo dominato da grandi aziende come Lockheed Martin e General Dynamics, che costruiscono armi tradizionali di grandi dimensioni, dai caccia da combattimento ai carri armati, progettati per durare decenni”. I droni di Anduril, invece, vengono costituiti in meno tempo e a costi inferiori rispetto ai veicoli dei tradizionali contrattisti della difesa; una volta partiti, non hanno bisogno di essere pilotati da remoto ma si muovono autonomamente grazie all’intelligenza artificiale.
A detta Luckey, dietro alla nascita di Anduril c’è stata la convinzione “che le principali aziende del settore della difesa non avessero il giusto talento o la giusta struttura di incentivi per investire in cose come l’intelligenza artificiale, l’autonomia e la robotica. E le aziende che avevano le competenze, come Google, Facebook e Apple, si rifiutavano di lavorare con la comunità della sicurezza nazionale statunitense”.
ESTRATTO DA GEOPOLITICA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE DI ALESSANDRO ARESU:
Luckey è un investitore e imprenditore nato nel 1992, qualche mese prima di NVIDIA. Indossa quasi sempre una camicia hawaiana (ne possiede circa settanta). Fin da bambino ha imparato a smontare, rimontare e adattare dispositivi elettronici e informatici. A sedici anni in un furgoncino costruisce visori di realtà virtuale che attirano l’attenzione, tra gli altri, del leggendario programmatore di videogiochi della id Software, John Carmack, la mente di serie sparatutto come Doom e Quake che negli anni novanta hanno segnato i primi passi di NVIDIA. I visori portano alla creazione di Oculus, sostenuta da Peter Thiel e Marc Andreessen. Carmack diventa direttore delle tecnologie di Oculus: durante una convention sui videogiochi di NVIDIA in Canada, nel 2013, promuove i prodotti di Oculus, che viene acquisita da Facebook nel 2014 per due miliardi di dollari.
Luckey continua a lavorare nell’impero di Zuckerberg, fino a quando una sua donazione a un gruppo che promuove meme offensivi contro Hillary Clinton porta nel 2016 alla sua uscita, con una coda di polemiche nella Silicon Valley che discute animatamente del legame tra Thiel e Trump. Dopo essersi dedicato, tra l’altro, al cosplay in Giappone nei panni succinti di Quiet, eroina della saga di Metal Gear, Luckey torna alla carica e fonda nel 2017 Anduril Industries, società di tecnologie per la difesa che prende il nome come al solito dal Signore degli Anelli (Anduril è la spada di Aragorn) ed è sostenuta – indovinate un po’ – da Peter Thiel e Marc Andreessen.
Nel corso degli anni, Luckey diventa un volto sempre più significativo della tesi di Thiel. Si muove tra gli eventi del Reagan National Defense Forum e la sottocultura internettiana, con la sua camicia hawaiana e il suo atteggiamento da “poser”. Ha la stessa disinvoltura nel dialogare sugli alieni con influencer improbabili e nello spiegare puntigliosamente perché la manifattura di semiconduttori non è un film di Hollywood, con il colpo di genio che conduce al lieto fine, ma un problema di lungo termine, legato all’organizzazione di una supply chain informatica ed elettronica.
Luckey incarna un salto, sempre dentro lo stesso binario teorico di Thiel. Proprio perché si veste in quel modo, proprio perché è orgogliosamente parte della cultura dei videogiochi e dei manga, il fondatore di Oculus e Anduril parla a un pubblico completamente diverso da quello degli apparati di difesa e vuole mobilitarlo. Luckey, nei suoi interventi in infradito, spiega con chiarezza e sfrontatezza che, grazie a Oculus, ha fatto esperienza delle capacità manifatturiere cinesi, perché come tanti imprenditori a suo tempo ha delegato la produzione alla Cina, e lascia intendere di avere altrettanta confidenza coi furti di proprietà intellettuale compiuti da Pechino. Come Thiel, Luckey cita Norman Angell per spiegare che l’interdipendenza economica non genera pace e che la realtà in cui dobbiamo vivere è armata, dove armi sempre più sofisticate e intelligenti alimentano la deterrenza, per parlare con i forti il linguaggio della forza.
Mentre fomenta il pubblico attraverso la creazione del Game Boy perfetto, Luckey – che possiede la più grande collezione di videogiochi al mondo, conservata in una ex base di missili nucleari – parla per ore degli investimenti in ricerca e sviluppo della difesa statunitense, della storia dei sistemi d’arma e del dominio sotterraneo dei conflitti, dei teatri delle guerre in Europa e nel Medio Oriente, dei rischi su Taiwan, dell’importanza delle Filippine e del Vietnam. E di come l’America non debba avere paura del talento cinese, ma debba anzi costruire programmi sempre più ambiziosi di attrazione e di “esfiltrazione” dei ricercatori di Pechino. La debolezza dell’America, secondo Luckey, sta nella sua industria della difesa, nei contractor tradizionali.