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OpenAi farà la guerra a Google sui motori di ricerca web

OpenAI pensa di poter intaccare il dominio di Google sulle ricerche web grazie all'intelligenza artificiale. Ma la società di Mountain View è già corsa ai ripari con un nuovo e vasto modello linguistico. Tutti i dettagli.

OpenAI, la società di intelligenza artificiale guidata da Sam Altman e nota principalmente per ChatGPT, sta sviluppando un’applicazione di ricerca sul web con l’intenzione di competere con Google Search, il popolarissimo motore del gruppo Alphabet. Le informazioni disponibili non sono molte:  questo motore di ricerca alimentato dall’intelligenza artificiale potrebbe essere una nuova funzionalità del chatbot ChatGPT, oppure un’applicazione a sé stante.

OPENAI VUOLE DOMINARE LA RICERCA WEB

Quello che è praticamente certo, come riporta Quartz, è che Bing – il motore di ricerca di Microsoft, che è il maggiore investitore di OpenAI – sfrutterà questo nuovo servizio: potrebbe trattarsi della minaccia più seria finora alla posizione dominante di Google Search nelle ricerche web. Oltre cento milioni di persone utilizzano ChatGPT ogni settimana e il chatbot, con le sue risposte, sembra stare già intaccando il numero di utenti di Google Search.

ANCHE PERPLEXITY VA ALL’ASSALTO DI GOOGLE

L’intelligenza artificiale offre infatti un modo nuovo, e forse più efficiente, per recuperare informazioni da Internet. OpenAI, peraltro, non è l’unica società interessata a espandersi nel settore dei motori di ricerca: anche Perplexity, una piccola startup di intelligenza artificiale dedicata proprio alla web search e sostenuta da Jeff Bezos, vuole competere con Google. L’azienda ha meno di quaranta dipendenti ma il suo servizio di ricerca è utilizzato da dieci milioni di persone ogni giorno: “se un team così piccolo può rubare dieci milioni di persone a Google” fa notare Quartz, “immaginate cosa possono fare OpenAI e Microsoft”.

Nonostante l’integrazione con i sistemi di intelligenza artificiale di OpenAI, Microsoft Bing non è riuscito a diventare, almeno finora, un serio concorrente di Google. La stessa società di Mountain View, peraltro, ha iniziato a investire molto sull’intelligenza artificiale, sviluppando un grande modello linguistico – chiamato Gemini – che sta venendo inserito in pressoché tutti i suoi prodotti.

TUTTO SU GEMINI 1.5 DI GOOGLE

A questo proposito, appena un paio di mesi dopo il lancio di Gemini, Google ne ha già annunciato il successore: Gemini 1.5, questo il nome, sarà per il momento disponibile solo agli sviluppatori e alle imprese, ma il rilascio a tutti gli utenti dovrebbe avvenire presto, scrive The Verge.

Una delle differenze principali tra Gemini e Gemini 1.5 è che quest’ultimo è dotato di una gigantesca context window (“finestra di contesto”, letteralmente): significa, spiegato semplicemente, che è in grado di gestire domande elaborate e ricercare un maggior numero di informazioni alla volta. Questa “finestra” è dotata di un milione di token – ossia le singole unità in cui è possibile scomporre una frase: le parole, per capirci -, rispetto ai 128.000 token di GPT-4.

Come ha detto Sundar Pichai a The Verge, sarebbe possibile inserire l’intera trilogia del Signore degli anelli di Tolkien nella “finestra di contesto” di Gemini 1.5; al modello linguistico, poi, si potrà chiedere di individuare eventuali errori di continuità o di ricostruire le genealogie dei vari personaggi.

Una context window di grandi dimensioni non permette solo di soddisfare la curiosità degli utenti comuni, ma è utile anche alle imprese. Ad esempio, una casa di produzione cinematografica potrebbe fornire a Gemini 1.5 un intero film e chiedere previsioni sul responso della critica e del pubblico; oppure, una società potrebbe affidarsi a Gemini 1.5 per elaborare vaste quantità di dati finanziari.

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