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Che succede ai microchip di Nvidia in Cina

Nvidia ha sospeso la produzione dei microchip H20 destinati alla Cina. L'azienda sembra voler rispondere alle preoccupazioni sulla sicurezza sollevate da Pechino, ma è già al lavoro su un processore nuovo e più potente.

Nvidia, la più importante produttrice di semiconduttori al mondo, ha sospeso la produzione dei microchip H20 destinati al mercato cinese. Stando alla ricostruzione del giornale americano The Information, specializzato in tecnologia, l’azienda ha comunicato a diversi fornitori – tra cui la sudcoreana Samsung e l’americana Amkor, specializzata nel collaudo e nel confezionamento di semiconduttori – di interrompere i lavori sull’H20, un modello di processore per l’intelligenza artificiale finito al centro delle tensioni politiche tra gli Stati Uniti e la Cina.

Pare che la sospensione sia legata alle discussioni aperte in Cina in merito alla sicurezza dei chip H20.

L’ANTEFATTO, IN BREVE

A fine luglio, infatti, l’autorità cinese di regolazione del cyberspazio aveva convocato i rappresentanti di Nvidia per parlare dell’ipotetica presenza di backdoor o di kill switch – ovvero, semplificando, di meccanismi nascosti che permettono di aggirare i sistemi di controllo e di sicurezza dei dispositivi al fine di disattivarli da remoto o di spiare l’utilizzatore – all’interno dei processori in questione.

L’intera vicenda è nata dopo che alcuni membri del Congresso americano avevano parlato della necessità di installare delle funzionalità di tracciamento nei microchip avanzati venduti all’estero, in modo da evitare che vengano dirottati in Cina e utilizzati da quest’ultima per lo sviluppo delle sue capacità militari.

La discussione aveva coinvolto anche la Casa Bianca, ma le raccomandazioni sul tracciamento dei microchip esportati non sono state convertite in obblighi formali.

LA RISPOSTA DI NVIDIA

A inizio agosto Nvidia aveva pubblicato un comunicato – in inglese e in cinese – per ribadire che i suoi microchip non contengono backdoor né kill switch. Nel testo l’azienda spiegava che l’inserimento di questi sistemi costituirebbe un “regalo” agli hacker e altri attori malevoli: “incorporare backdoor e kill switch nei chip sarebbe un regalo per gli hacker e gli attori ostili”; inoltre, ciò “minerebbe l’infrastruttura digitale globale e comprometterebbe la fiducia nelle tecnologie statunitensi”.

UN MICROCHIP ANCORA PIÙ POTENTE

Secondo Reuters, Nvidia sarebbe al lavoro su un nuovo microchip per il mercato cinese più potente dell’H20, chiamato B30A.

L’H20 è un modello “depotenziato” di un particolare processore realizzato da Nvidia (l’H100, un’unità di elaborazione grafica molto utilizzata nei sistemi di intelligenza artificiale) ed è stato sviluppato appositamente per essere venduto sul mercato cinese, nel rispetto dei controlli sulle esportazioni tecnologiche applicati dagli Stati Uniti durante la presidenza di Joe Biden. Controlli, però, che erano stati inaspriti dall’attuale amministrazione di Donald Trump, che aveva messo restrizioni anche alle vendite degli H20: tuttavia, queste restrizioni sono state infine rimosse a luglio.

Jensen Huang, l’amministratore delegato di Nvidia, ha criticato aspramente i controlli sulle esportazioni, sostenendo che avrebbero danneggiato la superiorità tecnologica degli Stati Uniti, ridotto le quote di mercato delle aziende americane e favorito lo sviluppo della concorrenza cinese.

Pare che il nuovo processore per il mercato cinese, il B30A, sia basato sulla nuova architettura Blackwell.

L’ACCORDO CON IL GOVERNO AMERICANO

Nvidia ha recentemente accettato di versare al governo degli Stati Uniti il 15 per cento dei ricavi dalla vendita in Cina dei microchip H20.

“Seguiamo le regole stabilite dal governo degli Stati Uniti per la nostra partecipazione sui mercati mondiali”, ha dichiarato l’azienda alla Bbc. “Sebbene non spediamo gli H20 in Cina da mesi, speriamo che le regole sul controllo delle esportazioni permettano all’America di competere in Cina e nel mondo”.

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