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Vi racconto le mosse di Nvidia tra la Cina e Trump

Perché la posizione di Nvidia nella guerra tecnologica tra Stati Uniti e Cina continua a essere delicata. L'analisi di Alessandro Aresu

Indossando giacca e cravatta, e non il tradizionale giubbotto in pelle nero da motociclista, Jensen Huang, co-fondatore e CEO di NVIDIA, ha svolto a Washington importanti incontri istituzionali il 30 aprile, tra cui la celebrazione degli investimenti negli Stati Uniti alla Casa Bianca col presidente Trump.

Il rapporto di NVIDIA, e dello stesso Jensen Huang, con Trump non è di vecchia data, ma si è costruito soprattutto dopo le elezioni e si colloca nella fase generale della competizione tra Stati Uniti e Cina. In un comunicato insolitamente duro del 13 gennaio 2025, NVIDIA ha attaccato frontalmente le regole introdotte negli ultimi giorni dell’amministrazione Biden sulla diffusione dell’intelligenza artificiale, accusandole di minacciare l’innovazione e la crescita economica nel mondo. NVIDIA descriveva queste regole come un “caos normativo di oltre 200 pagine, redatte in segreto e senza un’adeguata revisione”. L’azienda ha attaccato l’approccio anti-cinese, sostenendo che avrebbe in realtà colpito la capacità innovativa degli Stati Uniti.

Le regole puntavano a dividere, in sostanza, il mondo in tre livelli, progressivamente sempre più restrittivi, per la fornitura di infrastruttura di calcolo dell’intelligenza artificiale, coi Paesi nella prima fascia in grado di avere accesso ai prodotti statunitensi, come quelli di NVIDIA, i Paesi nella seconda fascia soggetti a rigorosi limiti di importazione, mentre i paesi nel terzo livello, nella sfera cinese, avrebbero dovuto avere licenze.

Nel corso del tempo, le startup che forniscono servizi, e non infrastrutture, legate all’intelligenza artificiale, hanno invece esortato gli apparati statunitensi a rafforzare le regole. È per esempio l’approccio di Anthropic, azienda di fuoriusciti di OpenAI finanziata da Amazon e da Google, i cui leader si sono trasformati in “guerrieri della sicurezza nazionale”, pregando Washington di stabilire restrizioni sempre più ampie per non fornire prodotti ai loro concorrenti.

L’approccio di NVIDIA, come racconto nel mio libro “Geopolitica dell’intelligenza artificiale”, che traccia anche la storia e il contesto politico di NVIDIA fino ai giorni nostri, è sempre stato diverso. L’azienda ha sempre voluto avere accesso al mercato cinese, ai suoi clienti, fornitori e sviluppatori, e ha sempre cercato di realizzare prodotti per vendere in Cina. Gli stessi Jensen Huang e Bill Dally sostengono da anni che Huawei, principale integratore tecnologico cinese, e altre aziende conquisteranno inevitabilmente quote di mercato e ulteriori capacità innovative all’aumentare delle restrizioni statunitensi. Jensen Huang, oltre a riconoscere pubblicamente che Huawei è un’azienda “formidabile” e che è stata in grado di conquistare ogni mercato tecnologico in cui ha investito, ha agito nei suoi rapporti diretti e indiretti con Trump per continuare ad avanzare questa tesi, partecipando alla raccolta dei fondi del Presidente e incontrandolo alla Casa Bianca.

Per rafforzare la posizione di NVIDIA, Jensen Huang ha anche sottolineato l’importanza della leadership e delle politiche di Trump nel promuovere la manifattura negli Stati Uniti. Ha dato a Trump quello che Trump vuole sentire, cioè due cose. Primo, un grosso numero legato agli investimenti negli Stati Uniti, 500 miliardi in cui NVIDIA mette insieme tutta l’immensa supply chain (prevalentemente di aziende taiwanesi, ma non solo) che rende possibile la realizzazione delle sue “fabbriche dell’intelligenza artificiale”. Secondo, Jensen Huang dà a Trump un riconoscimento diretto. Alla Casa Bianca ha affermato che “senza la leadership del presidente, le sue politiche, il suo supporto e, molto importante, il suo forte incoraggiamento, la manifattura negli Stati Uniti non sarebbe accelerata a questo ritmo”.

Allo stesso tempo, la posizione di NVIDIA nella guerra tecnologica tra Stati Uniti e Cina continua a essere delicata. Jensen Huang è stato di recente a Pechino per incontri istituzionali, immortalati dalla politica cinese, ribadendo l’importanza del mercato cinese e del talento cinese davanti a nuove restrizioni degli Stati Uniti. In particolare, a inizio aprile NVIDIA ha già comunicato al mercato un onere di 5,5 miliardi di dollari legato ai nuovi controlli sulle esportazioni sulla vendita dei prodotti H20 in Cina e nella sfera cinese, ed è probabile che le perdite in quest’ambito aumentino ancora, fino a sfiorare secondo alcune previsioni il 10% del fatturato. Le spese dei giganti digitali, come mostrato tra l’altro dagli ultimi conti di Meta, non sembrano frenare, al contrario di alcune previsioni, quindi NVIDIA, che resta il leader di mercato, può assorbire alcune perdite, ma si tratta comunque di numeri significativi. E in ogni caso, sia per fare i suoi interessi che per la sua visione del mondo, che ho spiegato nel dettaglio in “Geopolitica dell’intelligenza artificiale”, Jensen Huang continuerà a perseguire la sua strategia. Per comprendere questo aspetto, oltre all’apparizione alla Casa Bianca, bisogna guardare un altro evento di Washington D.C.

Si tratta della sua presenza all’Hill and Valley Forum, un gruppo che si è riunito per la prima volta nel marzo 2023 per rafforzare gli Stati Uniti contro la Cina nella guerra tecnologica. L’animatore principale è Jacob Helberg, vicinissimo a Peter Thiel, oggi responsabile della sicurezza economica al Dipartimento di Stato. Helberg, come ho ricordato su “Le Grand Continent”, è stato una figura centrale delle politiche del Congresso contro TikTok. Nell’intervista del falco Helberg all’Hill and Valley Forum, Jensen Huang ha ripetuto la sua valutazione sulla Cina come Paese con grande determinazione e grandi capacità tecniche. A suo avviso, tutto deve partire dalla consapevolezza delle regole del gioco, e dal fatto che “il 50% dei ricercatori di intelligenza artificiale del mondo sono cinesi”, oltre che dall’importanza dell’energia, della manifattura che riguarda centinaia di aziende, della forza lavoro tecnica e del reskilling. La corsa con la Cina, nella valutazione del leader di NVIDIA, sarà lunga: in questo modo, contrasta con la visione del solito hype tecnologico che deve sempre individuare un anno o momento decisivo (ora va di moda il 2027) in cui il mondo cambierà per sempre e su cui bisogna far abboccare gli investitori e i decisori. Il veterano Jensen Huang, alla guida della sua NVIDIA dal 1993, gioca sempre nel lungo termine.

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