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Non solo Dji, tutto ok i visori nelle scuole con i soldi del Pnrr? Fatti e commenti

Il Piano “Scuola 4.0” prevede la trasformazione delle aule in ambienti innovativi di apprendimento. Gli istituti ricorrono ai fondi del Pnrr per acquistare droni e visori (anche quelli della cinese Dji, critica Repubblica) ma nelle scuole la sperimentazione spesso è positiva. Fatti, nomi e opinioni

“La verità è che l’arrivo della tecnologia nelle scuole è strettamente collegata a un altro business sempre più fiorente: quello dei corsi di aggiornamento per noi docenti”, spiega a Start un professore di un istituto tecnico ligure che, per ovvie ragioni, preferisce restare anonimo. “Noi insegnanti siamo chiamati continuamente a presenziare a questo genere di lezioni che sono sì interessanti, ma inapplicabili sul piano pratico”.

Sembra una contraddizione: per anni la scuola italiana è stata accusata di essere vecchia e anacronistica, ferma al Dopoguerra e ora che finalmente prova a evolversi, grazie ai fondi del Pnrr, c’è comunque chi si lamenta. Le solite voci fuori dal coro ancorate allo status quo ante? A causare il mugugno sommesso degli insegnanti c’è forse la paura verso qualcosa che i professori ancora non maneggiano con la dovuta competenza? Difficile capirlo. Quel che è certo è che non sempre i docenti e il personale delle segreterie sono formati non solo per l’uso ma anche per l’acquisto di questi device, come racconta Repubblica parlando dell’arrivo di droni e visori in alcune scuole della capitale: “Sono droni a fini educativi, modello Tello, commercializzati dall’azienda cinese Dji. Dotati di fotocamera, possono registrare video e volare in autonomia per tredici minuti a trenta metri da terra. Costano 159,92 euro l’uno, da listino”, si legge sul quotidiano diretto da Maurizio Molinari.

“Il tema – continua il professore – è che le scuole italiane continuano a non avere soldi: ora si parla di non chiudere gli istituti per tutta l’estate. Iniziativa lodevole, ma con quali fondi? E quelli del Pnrr erano vincolati a un uso tempestivo: insomma, o li spendi subito o li perdi, e sono stati compiuti sicuramente tantissimi errori. La fretta è cattiva maestra di vita”.

VISORI NELLE SCUOLE: Sì O NO?

Situazione analoga a quella dipinta quest’oggi sul quotidiano fondato da Eugenio Scalfari: “per fretta, emulazione e scarsa conoscenza rispetto a venditori aggressivi, i dirigenti delle scuole hanno fatto ordini anche per gli studenti under 14. Oculisti e neurologi, è questo il problema, sconsigliano caldamente i visori, veri e propri occhialoni genere sci dotati di un monitor, sotto l’età di 13 anni: possono danneggiare la vista di un apparato in crescita”.

“Alcuni studi spiegano – si legge sempre su Repubblica – come tra gli adolescenti che indossano visori si siano verificate frequenti vertigini e perdite dell’orientamento. «Ne stavamo comprando sei paia per una nuova aula virtuale», spiega Anna Foggia, dirigente scolastica dell’Istituto di Via Paribeni 10 di Mentana, in provincia di Roma, «ma i nostri docenti hanno avvistato in tempo le controindicazioni e ci siamo fermati». Molti colleghi, invece, se ne stanno accorgendo ad acquisti fatti”.

ANCHE META VUOLE ENTRARE IN CLASSE

Tutti quei soldi da un lato e l’esigenza degli istituti di svecchiarsi dall’altro stanno portando aziende grandi e piccole, coi rispettivi distributori, a fare pressing sulle scuole. Si è mossa persino Meta di Mark Zuckerberg, scrive Wired: “Meta potrebbe stupirci con un progetto educativo riservato ai più piccoli. Nella giornata di ieri, infatti, la compagnia ha annunciato che nel corso dell’anno lancerà “una nuova offerta di prodotti dedicati all’istruzione per i dispositivi Quest”, con l’obiettivo di rendere il suo visore VR uno strumento utile per l’insegnamento in classe”.

Il colosso dei social, grazie alla tecnologia, promette di alzare il sipario su scenari didattici prima inimmaginabili. Per esempio, gli studenti potranno esplorare ambienti preistorici tra i dinosauri o partecipare a laboratori di scienze equipaggiati con strumenti avanzati e costosi, il tutto in sicurezza. “Queste esperienze, oltre a eliminare i rischi legati a determinate attività formative, potenziano l’apprendimento rendendolo più coinvolgente e efficace”.

Nick Clegg, ex vicepremier britannico al fianco di David Cameron dal 2010 al 2015, oggi presidente degli affari globali di Meta, sostiene che predisporre i loro visori nelle scuole “consentirà a insegnanti, educatori e amministratori di accedere a una serie di applicazioni e funzionalità specifiche per l’istruzione e di gestire più dispositivi Quest contemporaneamente, senza la necessità di aggiornare e preparare singolarmente ogni dispositivo in classe o in un qualunque ambiente di formazione”.

 

VISORI NELLE SCUOLE, CHI NON È D’ACCORDO

Con buona pace di chi chiede se questi accrocchi tecnologici, calcati sugli occhi di bambini e adolescenti, possano realmente avere finalità educative e chi teme, come si è letto poco sopra, che rischino di avere persino controindicazioni mediche. Per non parlare poi di risvolti più concreti, evidenziati da Orizzonte Scuola che riporta le perplessità dei presidi: “Un solo docente che gestisce 20 bambini con visori 3D?”

Le moderne aule immersive, altamente hi-tech, sono già realtà in diversi istituti italiani come richiesto da Piano Scuola 4.0 e permettono quotidianamente ai ragazzi di immergersi nel metaverso. A leggere le cronache locali, le sperimentazioni finora sembrano per lo più positive. Ma per qualcuno tutta questa tecnologia è un po’ una resa a uno strumento che rischia di distrarre, più che focalizzare l’attenzione, specie dei più piccoli.

Sul tema insomma si dibatte parecchio, come dimostra il recente saggio di Marco Gui (professore associato presso l’Università di Milano-Bicocca, ha insegnato Sociologia della cultura e dei media) Il digitale a scuola. Rivoluzione o abbaglio?. “L’inserimento all’interno delle scuole di tutto il mondo di prodotti tecnologici ha avuto un effetto pari a zero sugli studenti. Lo dicono diversi studi comparati” dice a Start un altro insegnante, questa volta di italiano e latino: “L’effetto sembrerebbe quasi sullo sull’apprendimento. Non solo: aumenterebbero le distrazioni. I visori in particolare rischiano di accrescere ulteriormente il distacco dalla realtà”. Quindi il docente conclude: “Gli interessi economici dietro sono evidenti, le cifre spese nell’ultimo periodo per attrezzare le scuole sono immani”. Ma a impensierire maggiormente i detrattori dei visori nelle scuole sono senza dubbio diversi studi che parlano in merito di rischi come disturbi del sonno e obesità. E poi ci sono le controindicazioni note: nausea, vertigini, mal di testa…

Quel che è certo, è che gli insegnanti, che fino a qualche tempo fa lottavano quotidianamente per tenere gli smartphone fuori dalle classi, stanno vivendo un contrappasso dantesco. Come racconta il prof influencer Vincenzo Schettini (oltre un milione di follower su TikTok) che certamente non ha pregiudizi sui nuovi mezzi, sfruttando quotidianamente i social per dimostrare che una materia apparentemente ostica come la fisica può essere alla portata di tutti: “Ora i bambini hanno troppo: visori, realtà aumentata, videogiochi, schermi, cellulari, in qualche modo sono soffocati. E hanno perso l’abitudine di prendere un libro in mano. Invece voglio dirgli: leggete tutto. Vanno bene anche i manga”.

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