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USA

Baruffa Trump-California sulla net neutrality, tutti i dettagli

L'amministrazione federale fa causa allo Stato della Silicon Valley: Trump teme l'emulazione degli altri Stati Usa. Ma il vero nodo è la rivalità telco-Ott. L'approfondimento di Patrizia Licata

La legge della California sulla net neutrality entrata in vigore il 30 settembre ha già al suo attivo una disputa legale: l’amministrazione Trump, tramite il dipartimento di Giustizia (DOJ), ha fatto causa allo Stato sostenendo che il “Senate Bill 822”, firmato e promulgato dal governatore Jerry Brown, è una normativa che “pesa sull’approccio deregolatorio relativo a Internet del governo federale”. L’azione legale è stata annunciata da rappresentanti del DOJ e dal presidente della Federal Communications Commission, Ajit Pai.

LA LEGGE SU INTERNET DELLA CALIFORNIA

La California, lo Stato più popoloso degli Usa, una delle più ricche economie mondiali e sede delle più grandi tech companies americane, ha approvato a fine agosto una normativa sulla neutralità della rete che vieta ai fornitori del servizio di banda larga (Isp, Internet service providers) di bloccare, rallentare o dare accesso preferenziale ad alcuni contenuti rispetto ad altri. La legge californiana vieta anche la pratica dello “zero rating” con cui alcuni Isp permettono agli utenti di accedere a determinati contenuti (per esempio una app di messaggistica o un servizio in streaming) senza che siano conteggiati nel totale di dati che possono consumare ogni mese in base al loro abbonamento. La legge sulla net neutrality della California è in aperto contrasto con le attuali regole federali e recupera le norme varate in era Obama; le telco At&t e Comcast si sono dichiarate contrarie alla legge, definendola restrittiva.

LA DEREGULATION DI TRUMP

L’anno scorso la Fcc ha passato il colpo di spugna sulle regole per la net neutrality approvate durante la presidenza di Barack Obama. Allora la Commission (guidata dal presidente Tom Wheeler) aveva modificato la classificazione degli Isp facendoli ricadere nella categoria dei servizi di pubblica utilità e assoggettandoli a un maggior intervento regolatorio. Trump ha voluto l’abrogazione di tali norme, convinto che, preservando i profitti delle aziende delle telecomunicazioni, si favorisca l’investimento nell’aggiornamento delle reti di banda larga sia fissa che mobile (5G). Con la deregulation di Trump, le telco come At&t e Verizon non sono più delle utility; devono rendere note le loro strategie di gestione del traffico e le eventuali discriminazioni sono passibili di sanzione, ma agiscono all’interno di un quadro a maglie larghe e il controllo spetta non più alla Fcc (il regolatore per le comunicazioni) ma alla Federal trade commission (l’ente antitrust).

NEUTRALITY PER GLI OTT

Le regole della California non sono solo le più severe vigenti negli Stati Uniti in tema di gestione del traffico sulla Rete, ma fanno scuola. La National Conference of State Legislatures riferisce che, a fine agosto, i legislatori di 30 Stati hanno introdotto più di 70 proposte con disposizioni più o meno severe sulla neutralità della Rete. I governatori di sei Stati (New York, New Jersey, Hawaii, Montana, Rhode Island, Vermont) hanno firmato degli ordini esecutivi e tre Stati – Oregon, Vermont e Washington – hanno adottato le loro norme per difendere la neutralità della rete dopo la marcia indietro della Fcc. Inoltre, i procuratori generali di 22 stati hanno presentato presso la Corte d’Appello del District of Columbia una petizione che chiede la revisione e il ribaltamento della decisione della Fcc.

Le regole a favore della net neutrality godono del sostegno degli Over the Top (OTT), come Google e Facebook. Diverse aziende di Internet, raccolte nella Internet Association e altre associazioni di settore, hanno fatto causa contro la deregulation della Fcc, che ritengono illegittima.

DEREGULATION PER LE TELCO

La causa intentata dal dipartimento di Giustizia farà da banco di prova per la legislazione federale su Internet e stabilirà quali sono i limiti di autonomia dei singoli Stati di legiferare in questo settore. “Una volta stabilito che la California è un modello di come gli Stati possono agire singolarmente, gli altri potrebbero seguire l’esempio e penso che parte della corporate America spingerà per avere la legge federale perché una legge diversa in ogni Stato è una complicazione”, ha affermato la leader della minoranza alla Camera Nancy Pelosi in conferenza stampa a San Francisco (come riporta Politico).

Per molti commentatori americani la battaglia sulla net neutrality è anche uno scontro tra aziende telecom e colossi di Internet. Il procuratore generale della California Xavier Becerra non solo ha detto che Trump va contro i “milioni” di americani che vogliono la neutralità di Internet, ma che la neutralità è “questione di vita o di morte” se una rete lenta per interessi privati (il procuratore ha suggerito pratiche improprie da parte di Verizon) impedisce l’arrivo tempestivo di informazioni come quelle sugli incendi che hanno devastato la California.

Sul fronte opposto, il dipartimento di Giustizia ha definito la legislazione approvata dalla California “estrema, illegale e gravosa” per gli Isp (come riporta The Verge). Il presidente della Fcc Ajit Pai sostiene che norme severe sulla net neutrality danneggiano i consumatori, soprattutto nelle fasce di reddito basse, limitando i cosiddetti piani “free-data”, in cui alcuni servizi godono del privilegio dello zero rating. I paladini dell’Internet neutrale replicano: questa pratica crea comportamenti anticompetitivi conferendo ai grandi Isp il potere di decidere arbitrariamente quali servizi (e imprese) favorire con la tariffa zero e quali mettere nella corsia svantaggiata del traffico a pagamento o lento.

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