skip to Main Content

Tutte le ultime novità (politiche) sulla Net Neutrality negli Stati Uniti

Ieri il Senato Usa ha approvato la misura che abroga le modifiche alle regole di neutralità della rete adottate dalla Federal Communications Commission (Fcc), l’authority americana per le telecomunicazioni lo scorso dicembre Internet deve restare libero e neutrale. Almeno per il momento. Ieri i senatori statunitensi hanno votato a favore dell’abrogazione del “Restoring Internet Freedom…

Internet deve restare libero e neutrale. Almeno per il momento. Ieri i senatori statunitensi hanno votato a favore dell’abrogazione del “Restoring Internet Freedom Order”, il regolamento approvato lo scorso 14 dicembre dalla Federal Communications Commission (Fcc) per sostituire la precedente legislazione sulla neutralità della rete.

Tutti i 49 democratici hanno votato a favore e grazie ai voti dei senatori repubblicani Susan Collins, John Kennedy e Lisa Murkowski hanno battuto i 47 voti contrari.

Grazie al Congressional Review Act, la legge che consente al Congresso di invertire le recenti decisioni delle agenzie governative, i senatori hanno tentato di affossare il “Restoring Internet Freedom Order” ma la possibilità che il disegno di legge passi alla Camera dei Rappresentanti, controllata dal GOP, e venga firmato dal presidente Trump è pressoché nulla. Tuttavia, i voti metteranno apertamente a confronto i fautori e gli oppositori della neutralità della rete che potrebbe diventare una questione elettorale in vista delle elezioni di midterm di novembre.

COSA SI INTENDE PER RETE NEUTRALE

Internet come lo conosciamo oggi, dove tutte le informazioni, che siano messaggi, foto, video o file musicali, vengono trattate allo stesso modo: a nessun fornitore di servizi può essere garantita una velocità maggiore per arrivare all’utente finale.

La neutralità della rete impedisce di fatto a Isp (fornitori di accesso a internet) e operatori wireless di discriminare determinati contenuti bloccandone la diffusione o facendo pagare ai fornitori di contenuti l’accesso a un flusso di dati più veloce. Con la neutralità della rete gli Isp e gli operatori wireless sono obbligati a trattare tutti i contenuti allo stesso modo.

I difensori del mantenimento delle regole di neutralità della rete temono che il “Restoring Internet Freedom Order” creerà “corsie preferenziali” su Internet. Un gigante del web come Netflix, ad esempio, potrebbe permettersi l’accesso prioritario per i suoi utenti. Una startup che cerca di “farsi spazio nella rete” incontrerebbe difficoltà a causa delle sue risorse limitate.

LA MOSSA DI OBAMA NEL 2015

Nel 2015 l’allora presidente Barack Obama aveva varato la riclassificazione del servizio Internet ad alta velocità come servizio di telecomunicazioni, anziché un servizio di informazione, spostandolo dal Title I al Title II del Communications Act, la legge sulle telecomunicazioni.

Stabilendo che i fornitori di accesso a Internet (Isp) sono servizi di telecomunicazione assimilabili alle utility di uso primario, come gas ed elettricità la cui fornitura deve essere garantita in maniera paritaria, ciò li ha resi passibili di maggiore intervento regolatorio.

CHI RECLAMA LA FINE DELLA NET NEUTRALITY

Si è tornati nel Title I. Lo scorso dicembre la Federal Communications Commission, guidata dal chairman Ajit Pai, nominato dai Repubblicani, ha invalidato la disposizione pro-net neutrality di Obama. I fornitori di banda larga tornano così nel Title I del Communications Act in quanto servizi di informazione, meno passibili di regolazione.

La decisione della Fcc è stata supportata dall’industria delle telecomunicazioni, sostenitrice che le normative esistenti minacciano di ostacolare gli investimenti nella banda larga e nell’innovazione.

WHAT’S NEXT?

Dopo la votazione di ieri al Senato, occorrono altri due passaggi affinché la neutralità della rete sia effettivamente ripristinata. Per primo, i sostenitori della net neutrality devono raccogliere le firme dalla maggioranza dei membri della Camera. Anche se se tutti i democratici salissero a bordo avrebbero comunque bisogno del sostegno di 22 repubblicani. E infine, se il disegno di legge passasse alla Camera dei Rappresentati, questo dovrebbe essere firmato dal presidente Trump, che non è proprio un fan della regulation.

Back To Top