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Ephos Nato Diana

Nato, anche l’italiana Ephos tra le startup selezionate dall’acceleratore Diana

L'acceleratore tecnologico della Nato Diana ha scelto 10 aziende per passare alla sua prossima fase di investimento, tra cui la startup italiana Ephos attiva nelle tecnologie quantistiche

Il Diana (Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic) della Nato ha selezionato le aziende deeptech per la fase successiva del suo programma di accelerazione.

Il 10 settembre l’acceleratore tecnologico della difesa della Nato ha annunciato di aver scelto 10 aziende per passare alla seconda fase di competizione, che non solo porta finanziamenti aggiuntivi, ma anche supporto personalizzato mentre cercano di entrare nel settore della sicurezza nazionale, segnala Defense News.

Le dieci aziende, provenienti da sette paesi Nato, risultano selezionate tra le 44 start-up scelte per unirsi al programma di accelerazione di Diana a novembre 2023, ricorda la nota dell’Alleanza Atlantica.

Durante la prima fase, le start-up hanno beneficiato di una formazione di livello mondiale e di consulenza di esperti per sviluppare le loro tecnologie e adattarle ai requisiti di difesa e sicurezza. Ogni azienda ha anche ricevuto una sovvenzione di 100mila euro per aiutare a coprire le spese, come stipendi, affitto e attrezzature. E ora, nella fase successiva di sviluppo, le start-up riceveranno finanziamenti aggiuntivi fino a 300mila euro e assistenza per adattare le loro idee all’uso commerciale.

Tra queste c’è anche l’italiana Ephos, fondata nel 2022 da Andrea Rocchetto (ceo), Roberto Osellame (cto), Francesco Ceccarelli e Giacomo Corrielli, specializzata in chip quantistici.

Tutti i dettagli.

COS’È IL DEFENCE INNOVATION ACCELERATOR FOR THE NORTH ATLANTIC, COMPLEMENTARE DEL NIF

Lanciato nel giugno 2022 dai leader della Nato nel tentativo di stare al passo con i progressi tecnologici e le sfide informatiche poste da avversari come Cina e Russia, il Diana (Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic) è un’iniziativa complementare del Nato Innovation Fund (Nif), il fondo dalla dotazione di un miliardo di euro che investirà in startup europee che sviluppano tecnologia con possibili applicazioni militari o di difesa. Dopo la nomina di Roberto Cingolani, ad di Leonardo, all’interno del cda del Nif avvenuta nel marzo 2023, un altro italiano è entrato nel team degli investitori in qualità di socio amministratore, ovvero Andrea Traversone.

Come si legge sul sito, Diana e il Nif sono due entità giuridicamente separate. Diana è governato e finanziato da tutti i 30 paesi alleati, mentre il Nif sarà governato e finanziato dalle sue nazioni partecipanti.

A dicembre 2022, il consiglio di amministrazione di Diana ha stabilito le tre aree prioritarie per il lavoro dell’acceleratore di startup sulle tecnologie emergenti e dirompenti, costituendo la “spina dorsale” della sua direzione strategica per il 2023. Diana si concentrerà su big data, intelligenza artificiale (AI), calcolo quantistico, biotecnologie e potenziamento umano, energia e propulsione, nuovi materiali e produzione avanzata, ipersonica e spazio, in particolare dove sono a duplice uso (commerciale e di difesa).

Insieme, Diana e il Nif promuoveranno una filiera di principali innovatori, dalle start-up in fase iniziale alle aziende più mature, e alimenteranno l’adozione delle loro tecnologie da parte degli utenti finali nei governi e nelle forze armate della Nato.

LE RISORSE

Diana è finanziato congiuntamente, il che significa che la Nato non attinge dal fondo comune a cui gli alleati sono tenuti a contribuire. Invece, le nazioni membri scelgono se versare o meno in Diana, precisa Defense News.

LE AZIENDE SELEZIONATE DALL’ACCELERATORE DIANA DELLA NATO

Lo scorso novembre Diana ha scelto 44 aziende per la fase I del suo programma di accelerazione, selezionando aziende la cui tecnologia potrebbe soddisfare le esigenze sia nei mercati della difesa che in quelli commerciali.

Le aziende hanno partecipato a una serie di competizioni lo scorso autunno che si è svolta in cinque città: Tallinn, Estonia; Torino, Italia; Copenaghen, Danimarca; Boston e Seattle. Durante gli eventi, le startup hanno utilizzato tecnologie emergenti per risolvere sfide di difesa del mondo reale.

ECCO LE 10 STARTUP PASSATE ALLA SECONDA GASE

“Per passare alla Fase II, gli innovatori hanno dovuto dimostrare progressi nel loro potenziale di mercato commerciale e di difesa, la fattibilità tecnica e la novità delle loro soluzioni e la loro prontezza agli investimenti”, ha affermato la Nato nella nota. “I comitati di revisione comprendevano esperti tecnici, di difesa e di innovazione”.

La nota della Nato indica che “ognuno di questi innovatori sta sviluppando una soluzione tecnologica approfondita per una delle tre sfide alla sicurezza identificate dagli alleati della nato: rilevamento e sorveglianza, resilienza energetica e condivisione sicura delle informazioni. Le soluzioni che offrono impiegano dispositivi quantistici, piattaforme intelligenti per l’energia rinnovabile, droni sottomarini e antenne intelligenti per ambienti difficili”.

Come riporta Defense News, le 10 aziende che passeranno alla fase successiva della serie di sfide Diana sono: Aquark Technologies, un’azienda quantistica con sede nel Regno Unito; Astrolight, un’azienda di comunicazioni laser in Lituania; Dolphin Labs, un’azienda di osservazione oceanica negli Stati Uniti; Goldilock, un’azienda di privacy con sede nel Regno Unito; IONATE, un’azienda britannica specializzata in piattaforme energetiche intelligenti; Lobster Robotics, un’azienda di mappatura con sede nei Paesi Bassi; Phantom Photonics, un’azienda canadese di rilevamento quantistico; Revobeam, un’azienda polacca di antenne; Secqai, un’azienda informatica nel Regno Unito e Ephos, un’azienda informatica con sede in Italia.

TRA CUI L’ITALIANA EPHOS

Come si legge sul suo sito web, Ephos sta costruendo l’infrastruttura essenziale per le tecnologie quantistiche. L’azienda produce chip fotonici ad alta fedeltà che controllano ogni aspetto del processo, dall’approvvigionamento dei materiali al benchmarking. Si tratta di un’azienda transatlantica, con sede negli Stati Uniti e produzione in Italia.

“Ephos basa la sua innovazione su anni di ricerca presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’Università Sapienza di Roma per la produzione di chip fotonici ad alta fedeltà per lo sviluppo della tecnologia quantistica. La startup lavora per ridurre i tempi di produzione dei chip da mesi a giorni” scriveva l’anno scorso Ecomypup.

“La missione di Ephos è la stessa missione di Diana: costruire l’infrastruttura essenziale per l’innovazione alleata nelle tecnologie quantistiche” aveva commentato lo scorso novembre il ceo Rocchetto. “Realizzare la prossima generazione di tecnologie emergenti e disruptive, in modo rapido e sicuro, richiede il meglio del governo, dell’accademia e del settore privato. Ci sentiamo privilegiati di unirci al gruppo di innovatori che saranno pionieri nell’ecosistema tecnologico emergente della Nato.”

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