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Twitter

Perché Musk non è la soluzione al problema illiberale di Twitter

Per le piattaforme come Twitter, è arrivato il momento di passare dal presunto dispotismo illuminato alla democrazia liberale. L'analisi di Stefano Feltri, direttore di Domani Quotidiano

La documentazione interna pubblicata dalla giornalista Bari Weiss sembra indicare che l’ad Jack Dorsey fosse pianamente convinto di questo approccio, che oscurare o neutralizzare figure di riferimento del mondo conservatore fosse non soltanto legittimo, ma anche necessario per tutelare la qualità dell’informazione e del dibattito democratico.

Eppure, si scopre dalle indagini di un altro giornalista del pool, Lee Fang, Twitter si faceva molti meno scrupoli quando si trattava della propaganda da parte del governo americano ma su fronti ideologicamente meno connotati: nel 2017, per esempio, il Comando centrale delle forze armate (Centcom) informa Twitter di proteggere, cioè tenere sulla “white list”, una serie di account che l’esercito Usa per “amplificare” certi messaggi nei paesi arabi.

Quindi: il governo sapeva che Twitter ha black e white list di cui nessuno sapeva nulla, e la piattaforma supporta la propaganda del governo di riferimento mentre pubblicamente sostiene che sul social non c’è spazio per interferenze governative.

I militari americani usano Twitter in modo sistematico per diffondere la loro narrazione, cioè propaganda, contro Russia e Cina, mentre denunciano le interferenze, spesso inesistenti, di Russia e Cina nel dibattito americano. La piattaforma lo sa ed è complice.

Notizie di questo genere dovrebbero allarmare, e non soltanto negli Stati Uniti: negli ultimi anni Twitter ha preso il posto delle agenzie di stampa, è il primo livello della comunicazione politica, lo usano i politici per fare le loro dichiarazioni, i giornalisti per divulgare gli scoop, gli attivisti per le loro campagne.

Si vive bene anche senza, ma se un paese proibisce l’uso di Twitter, specie se in modo selettivo soltanto ad alcuni soggetti, si qualifica immediatamente come un paese non libero. Perché nell’era dei social le piattaforme sono gli spazi della democrazia, ma abbiamo al conferma che anche quello in teoria più libero, cioè Twitter, è stato manipolato dai suoi dirigenti per favorire una parte politica e le sue idee contro l’altra.

Il fatto che Jack Dorsey e i suoi manager pensassero di essere dalla parte dei “buoni” contro i cattivi, cioè Donald Trump, Rudi Giuliani e Steve Bannon, non è un’attenuante.

La cosa più grave, forse, è che i media liberal non si occupino di questo scandalo perché Elon Musk non è uno dei loro. E perché la scomoda verità che emerge dai Twitter files è che il mondo democratico americano ha usato pratiche illiberali e anti-democratiche per contrastare gli avversari nascosto dietro le insegne della democrazia e del liberalismo.

C’È UNA LEZIONE PER LA SINISTRA ITALIANA?

C’è una lezione anche per la sinistra italiana, in tutto questo: negare gli scandali dalla propria parte e minimizzare la rilevanza della sostanziale omogeneità culturale e valoriale dell’élite italiana, non serve a fermare la destra. Anzi, toglie ogni legittimità alle battaglie progressiste, se queste vengono combattute con strumenti in contrasto con i valori processati.

Elon Musk è la soluzione al problema di Twitter? Molto probabilmente no, perché in queste prime settimane da nuovo azionista di riferimento e amministratore delegato ha soltanto sostituito una discrezionalità con un’altra, l’arbitrio pro-Democratici di Jack Dorsey con il suo anarchismo conservatore. Silenzia o rilancia contenuti sulla base delle proprie preferenze, diverse da quelle della gestione precedente ma non più legittime.

Aveva ragione nelle sue dichiarazioni di principio, Musk, anche se poi non le ha rispettate: le piattaforme non dovrebbero esercitare alcun filtro, e se questo comporta tollerare anche linguaggio d’odio, pornografia o contenuti illegali, tocca all’autorità giudiziaria far rispettare la legge.

La differenza tra i regimi democratici e tutti gli altri non è tanto nel momento elettorale, quanto nel fatto che nei primi si governa con la legge e negli altri con l’arbitrio.

Per le piattaforme è il momento di passare dal dispotismo che pretende di essere illuminato alla democrazia liberale.

(Estratto dell’analisi del direttore Stefano Feltri; qui l’analisi integrale)

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