Sembra che YouTube abbia fatto scuola. Perché, secondo voci di corridoio sempre più insistenti, sarebbe quella la formula che il gruppo Meta vorrebbe adottare per monetizzare sempre di più dai suoi social.
La piattaforma di proprietà di Google, è noto, impone ai propri utenti un regime molo rigido in fatto di promo e pubblicità: semplicemente non è possibile saltarle, nemmeno passando a un’altra finestra del proprio browser nel tentativo di lasciarle scorrere in background. In tal modo, anzi, si congelano o vengono riavviate finché non ottengono la dovuta attenzione dall’internauta.
I PIANI DI META PER UNA PUBBLICITÀ PIÙ AGGRESSIVA
Chiarito il modello di riferimento, il gruppo capitanato da Mark Zuckerberg, alle prese con trimestrali (e licenziamenti) record – ricavi aumentati del 27,6% a 36,46 miliardi di dollari -, intende fare il pieno di utili, anche perché Menlo Park deve continuare a tamponare i costi afferenti al metaverso che nonostante gli sforzi non tira come sperato e soprattutto investire nell’Intelligenza artificiale.
E dato che l’ultima trimestrale ribadisce che il fatturato del colosso dei social media è stato trainato dalla pubblicità, che rappresenta il 97% del totale (utile netto più che raddoppiato a 12,36 miliardi), non sorprende la decisione di puntare su Adv più aggressivi.
Le voci di corridoio circolano da qualche giorno ma solo nelle ultime ore sono comparsi screenshot che avvalorano questa teoria. In pratica, se si confermassero veritieri, Meta starebbe introducendo, almeno su Instagram, pubblicità a tempo, proprio come quelle di YouTube.
Un conto alla rovescia scandirà i secondi di durata dello spot al di sotto dei quali l’utente non può “skippare” (per usare il gergo moderno) i video. E come quelle già sperimentate sulla piattaforma di video probabilmente anche queste pubblicità saranno congelate se si mette in pausa l’app per portare a tutto schermo un’altra schermata. Insomma, senza la piena attenzione dell’utente sarà impossibile procedere.
Potrebbe trattarsi del secondo round della strategia attuata da Meta che, qualche mese fa, ha messo i propri utenti europei di fronte alla scelta se pagare la propria permanenza sui social a suon di euro sonanti oppure coi propri dati.
In quest’ultimo caso i dati raccolti vengono sfruttati da Menlo Park per proporre agli internauti spot ad hoc, tagliati su misura in base alle ricerche effettuate in precedenza. Pubblicità che molto presto, almeno su Instagram, non potranno essere più saltate o accelerate.