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Macron si sbaglia: Asml non è un chokepoint europeo ma euro-americano

Che cosa ha detto e che cosa non ha detto Macron su Cina, terre rare, semiconduttori, Asml e non solo. L'analisi di Aresu

Finbarr Bermingham è uno dei giornalisti più interessanti da seguire perché copre a Bruxelles le relazioni tra Europa e Cina per il giornale di Hong Kong di proprietà di Alibaba. Sulla vicenda Nexperia ha fornito materiali e commenti di grande interesse, anche attraverso un’analisi eccellente dei documenti giudiziari.

Anche nel commentare la recente visita di Emmanuel Macron in Cina, in un tweet ha colto un punto essenziale, ponendo l’attenzione su una dichiarazione del presidente francese a Les Echos. Macron è preoccupato della sfida cinese al modello industriale europeo, e del resto la Francia ha promosso alcuni dazi e controlli verso i cinesi negli ultimi anni. Allo stesso tempo, il presidente offre anche alla Cina quello che può sembrare uno scambio su qualcosa che effettivamente è interessante per Pechino. Si tratta di una rimozione reciproca delle politiche più aggressive: dal lato cinese, le restrizioni sulle terre rare; dal lato europeo, le restrizioni sulle esportazioni di macchinari per la produzione di semiconduttori.

L’offerta sarebbe effettivamente allettante per Pechino. La possibilità che le aziende cinesi riescano a giungere alla tecnologia più avanzata di ASML nel breve-medio termine, sulla scala necessaria, è remota. Il balletto delle restrizioni sui macchinari del campione di Veldhoven verso la Cina, dal 2019 a oggi, oltre ad avere accompagnato la carriera di Mark Rutte, ha rappresentato un problema per la Cina.

Il punto è che Macron parla di questo scambio come se ci fosse un potere decisionale reale per realizzarlo. In primo luogo, ASML ha sede a Veldhoven. La sua geografia giuridica, per usare i termini di Luca Picotti nel suo “Linee invisibili” (EGEA, 2025), è quindi nederlandese. I controlli sulle esportazioni a cui è sottoposta riguardano la sovranità dei Paesi Bassi, non la “sovranità europea”. Certo, ASML è un campione europeo, perché la sua filiera, la sua enorme catena di fornitura, è principalmente europea, e vede una partecipazione cruciale di altre aziende nederlandesi e tedesche (in primo luogo, Zeiss e Trumpf). Inoltre, ASML ha anche un’identità francese, in termini di manager, consulenti e investimenti. Il CEO è Christophe Fouquet, un manager francese del settore con grande esperienza. ASML ha poi come “consigliere speciale” l’ex ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire, protagonista di un balletto per suo ritorno in uno degli ultimi governi francesi (sono così tanti che ho perso un po’ il conto). In quel caso, a ottobre, ASML aveva dichiarato che Le Maire non era più consulente. In un dibattito francese di novembre 2025, Le Maire è invece nuovamente presentato come consigliere di ASML. Infine, ASML ha realizzato un essenziale investimento su Mistral AI, che ho avuto occasione di analizzare anche in una conversazione con Riccardo Haupt.

Il fatto che ASML sia importante per l’Europa e per la Francia non comporta però che si tratti di un chokepoint propriamente e pienamente europeo. E soprattutto, di qualcosa con cui gli europei possano rendersi indipendenti dagli Stati Uniti. Ho approfondito per la prima volta questo tema nel mio libro “Il dominio del XXI secolo” (2022), che si conclude con un lungo saggio sulla storia di ASML e sul suo sviluppo.

I principali clienti di ASML sono determinati dalla localizzazione della capacità produttiva di semiconduttori: quindi in Asia (anzitutto Taiwan, Corea del Sud, Cina), sempre più anche negli Stati Uniti, poi in Europa, dove i ricavi sono trascurabili.

Gli Stati Uniti non sono solo clienti ma sono parte essenziale della filiera di ASML. Ciò deriva, come ho spesso spiegato , dalla storia dell’ascesa dell’azienda nel mezzo della “guerra dei semiconduttori” tra Stati Uniti e Giappone negli anni ’80 e ’90, con i suoi effetti anche nel decennio successivo. ASML negli Stati Uniti ha circa 8.000 dipendenti in strutture produttive in Connecticut e California (oltre che di supporto alle fabbriche in Arizona e Oregon) che operano sulla meccatronica, sull’ottica, sui sensori, sulle sorgenti di luce, sui software, sulla metrologia, sulla base di competenze industriali già in territorio statunitense che ASML ha acquisito: Perkin Elmer, Silicon Valley Group, Cymer, Brion, HMI. Senza questi contributi, le macchine di ASML non si possono realizzare. In Connecticut ci sono altri partner storici, come Zygo nell’interferometria, in Massachusetts operano aziende come Brooks Automation e MKS Instruments. La stessa Trumpf, fornitore importantissimo di ASML in Germania, ha comprato nel 2017 Access Laser, azienda di Everett, Washington, peraltro fondata da un immigrato cinese, Yong Zhang.

Come sempre, quando si parla della sicurezza economica e della realtà delle supply chain, bisogna saper andare in profondità. Il fatto che ASML sia un campione tecnologico e una storia europea da ammirare (il che è innegabile) non deve quindi creare illusioni su una realtà nota a chi ha veramente studiato il dossier, sia a Washington che a Pechino: ASML è un chokepoint euro-americano. Resterà l’orgoglio di Veldhoven e lo sponsor della maratona di Eindhoven e, anche se dovrà continuare a navigare col vincolo del mercato cinese, sarà in grado di attrarre talenti dal resto dell’Europa e dall’estero. Ma non sarà mai in grado di realizzare una “dichiarazione di indipendenza” di Bruxelles, o Parigi, dall’America.

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