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L’uomo può vincere la sfida con l’IA, ecco come. Parola di monaco eremita

L'uomo può vincere la sfida con l'IA, a patto che riesca a mantenere il primato sulle domande e non si faccia ingannare dai riflettori di una falsa conoscenza. Parola di Claudio Ubaldo Cortoni, bibliotecario e archivista presso la Comunità Monastica di Camaldoli

Ragiona sul passato, comprende ma non capisce, non trova soluzioni ma connette i dati. È il più grande limite dell’Intelligenza Artificiale, che non può competere con l’intelletto umano nell’ambito della conoscenza, secondo Claudio Ubaldo Cortoni, bibliotecario e archivista presso la Comunità Monastica di Camaldoli e professore di teologia al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma. Infatti, affidandosi completamente all’AI si corre il rischio di ottenere solo un’interpretazione parziale della realtà, mascherata da conoscenza, secondo il monaco camaldolese. Una sorta di Matrix, per gli appassionati del genere.

IA VS UOMO, L’IMPORTANZA DELLE DOMANDE. LA VISIONE DEL MONACO CORTONI

L’Intelligenza Artificiale può rispondere alle domande ma non po’ formularle, comprende i dati ma non capisce. Infatti, l’IA ragiona sul passato invece che sul presente e sul futuro, di conseguenza non è veramente intelligente, secondo Cortoni, padre spirituale del La Via delle Foreste, progetto che permette alle persone di ritrovare il risveglio dei sensi attraverso il contatto con la natura e la meditazione.

L’intelletto umano, al contrario, si distingue per la capacità di formulare pensieri e desideri, attraverso le domande. Una differenza che rappresenta anche il punto di forza dell’essere umano. Da parte sua, l’uomo deve impegnarsi per mantenere il primato, formandosi il più possibile allo scopo di porre le domande migliori all’IA, secondo il “monaco eremita”.

“Nessuno controlla l’immissione dei dati nel sistema. Dobbiamo porre maggiormente l’attenzione sulle domande. Spesso quelle che poniamo all’IA stupiscono più delle sue risposte. La ragione è che non siamo abituati ad usare questo strumento per collegare i dati”, ha detto il “monaco eremita” nel corso del XX Convegno Nazionale Assochange, che si è tenuto l’11 giugno a Roma.

Cadono così le visioni apocalittiche riguardo il ruolo sempre più marginale dell’uomo nel mondo del lavoro, progressivamente sostituito dai più efficienti ed economici robot. Rimane però il problema che affligge il “cittadino digitale”: può raccogliere dati attraverso l’IA ma, così facendo, ripete solo una serie di informazioni organizzate da altri.

IA, LA PIRAMIDE DELLA CONOSCENZA

La conoscenza è un albero che si compone di diverse fronde: oggettività, volume, completezza, soggettività, valore e struttura, secondo Cortoni. Una metafora che racchiude in sé lo stile di vita dei camaldolesi, in continua simbiosi con la foresta.

L’IA rappresenta uno strumento utile a raccogliere dati e organizzarli offrendo chiavi di lettura e prospettive diverse di una stessa informazione, oggetto o strumento. Tuttavia, secondo il professore, è importante andare oltre i principi di “oggettività, volume e completezza dei dati, perché questa non è conoscenza”.

ETICA E ALGORITMO SECONDO IL MONACO CAMALDOLESE CORTON

Il famoso algoritmo non è nulla di nuovo, secondo il monaco camaldolese, da secoli i bibliotecari utilizzano parole chiave per catalogare i libri. Tuttavia, l’avvento dell’Intelligenza Artificiale ha posto nuovamente il tema sotto i riflettori, con effetti dirompenti nella società e nell’industria. Fino ad oggi le IA si sono sviluppate su impulso del mercato o degli Stati. Tuttavia, la progressiva diffusione di questi strumenti mette sul tavolo un elemento sempre più centrale: la questione etica.

L’ormai celebre algor-etica nasce proprio allo scopo di porre l’uomo al centro del processo di innovazione per guidare uno sviluppo umano. Le possibili soluzioni non mancano: algoritmi di verifica indipendenti in grado di certificare queste le capacità delle macchine, enti terzi indipendenti che possano valutare la possibile convivenza di una determinata IA con l’uomo. Prima di tutto, però, serve un cambio di mentalità e modello a tutti i livelli, partendo dai processi di formazione e reclutamento di aziende e PA.

LE ALTRE VOCI NEL CONVEGNO DI ASSOCHANGE

“Stiamo chiudendo i test orali per il Corso concorso e stiamo lavorando al prossimo. Rischiamo di perdere risorse perché le amministrazioni locali non riescono a cogliere il potenziale della diversità, devono cercare di andare incontro alle aspettative dei nuovi lavoratori”, ha detto Gianluigi Mangia, professore ordinario di Organizzazione Aziendale e Capo Dipartimento Management Organizzazione della Scuola Nazionale dell’Amministrazione, nel corso del XX Convegno Nazionale Assochange.

“L’algor-etica è determinante, non pensiamo all’algoritmo solo in ottica di efficienza”, ha aggiunto Luca Lanetta, Head of Group HR Development, Talent Management, Change Management and Diital HR di Poste Italiane.

“Servono nuovi processi di reclutamento e formazione. Basta con le pagelle”, ha sottolineato Marcello Martinez, professore ordinario di Change Management alla Università della Campania Luigi Vanvitelli.

“L’azienda si deve attrezzare per andare incontro alle aspettative dei giovani lavoratori”, ha detto Pierangelo Causetti, Change Management eccellenza operativa, innovazione, digital e sostenibilità di Promau Engineering.

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