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Fake News Ia

L’Ue pensa di arginare le fake news di una IA linguacciuta con un semplice bollino

Bruxelles chiede un ulteriore sforzo alle Big Tech che hanno sottoscritto il Codice anti disinformazione del Vecchio continente. L'Ue vuole introdurre un bollino anti fake news che renda distinguibili i contenuti partoriti dall'IA. Ma non sarà così semplice e altre aziende potrebbero decidere di seguire Twitter...

Un bollino. Una soluzione quasi analogica, d’altri tempi, per qualcosa che rappresenta invece gli ultimi ritrovati della scienza e della tecnica: l’intelligenza artificiale. È quanto è venuto in mente a Bruxelles impegnata nella ricerca di un modo efficace per arginare le fake news che potrebbero essere veicolate da IA spregiudicate che, come abbiamo visto negli ultimi mesi, ben si prestano a formulare notizie, immagini e persino audio e video assolutamente credibili ma del tutto falsi.

LA STRATEGIA UE CONTRO LE FAKE NEWS DELL’IA

Per questo la Commissione europea sta chiedendo alle piattaforme che hanno aderito al Codice di condotta Ue sulla disinformazione (parliamo di colossi come Microsoft, Google, Meta, YouTube, TikTok e LinkedIn, come specifichiamo meglio nell’ultimo paragrafo) di contrassegnare con un «bollino» i contenuti generati da intelligenza artificiale.

Per la precisione, la vicepresidente dell’esecutivo comunitario Věra Jourová ha spiegato che «con il bollino le piattaforme indicheranno i contenuti prodotti dall’intelligenza artificiale in modo da consentire al normale utente, che può essere distratto da diversi contenuti, di vedere con chiarezza che non si tratta di un testo o un contenuto visivo creato da persone reali, ma che è un robot che parla».

Inoltre, le piattaforme firmatarie del Codice «che integrano sistemi di intelligenza artificiale generativa nei loro servizi, come Bing Chat per Microsoft e Bard per Google, dovrebbero sviluppare le necessarie salvaguardie per impedire l’utilizzo di questi sistemi da parte da chi vuole fare del male».

La Commissione vuole che il bollino sia introdotto «immediatamente», ma a giudicare dal tenore delle richieste, non sarà così facile adottare simili contromisure, anche perché bisognerà istruire algoritmi ad hoc ad operare un controllo che non si trasformi in censura.

E TWITTER FA CIAO-CIAO ALLE REGOLE DELLA UE

C’è però un problema: il nuovo Twitter guidato da Elon Musk sta volando via dal Codice di condotta Ue «scegliendo la strada più difficile, quella dello scontro», ha sibilato la vicepresidente della Commissione Ue Jourová: «La Commissione ne prende atto, il Codice è volontario, ma abbandonandolo Twitter ha attirato molta attenzione e le sue azioni e il rispetto delle regole Ue saranno controllate con urgenza e vigore».

In realtà, checché ne dica la numero 2 della Commissione, l’addio di Musk al momento ha certificato solo la debolezza dell’Ue su quel fronte. E intanto proprio la Commissione e la commissaria continuano a usare il social di Musk per veicolare le informazioni ufficiali dell’esecutivo comunitario.

Se Twitter non dovesse perdere soldi legati in commesse Adv (insomma, gli introiti pubblicitari) e non attirasse su di sé conseguenze realmente negative come una consistente perdita di utenti, al di là di quella cattiva pubblicità di cui ha parlato la Jourova, potrebbe invogliare altre Big Tech a fare altrettanto.

CHI HA ADERITO AL CODICE?

Finora sono stati quarantaquattro i firmatari del documento comunitario firmato e presentato il 16 giugno 2022. È necessario ricordare che spetta ai firmatari decidere quali impegni sottoscrivere ed è loro responsabilità garantire l’efficacia dell’attuazione dei loro impegni. Il codice non è approvato dalla Commissione, mentre la Commissione ha espresso le sue aspettative negli orientamenti e ritiene che, nel complesso, il codice soddisfi tali aspettative.

Insieme al gruppo dei regolatori europei per i servizi di media audiovisivi (ERGA) e all’Osservatorio europeo dei media digitali (EDMO), la Commissione valuterà regolarmente i progressi compiuti nell’attuazione del codice, sulla base della comunicazione qualitativa e quantitativa granulare prevista dai firmatari.

I firmatari si sono impegnati ad agire in diversi settori, ad esempio; demonetizzazione della diffusione della disinformazione; garantire la trasparenza della pubblicità politica; responsabilizzare gli utenti; rafforzare la cooperazione con i verificatori dei fatti; fornire ai ricercatori un migliore accesso ai dati.

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