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LinkedIn licenzia e poi assume l’IA? I suggerimenti almeno miglioreranno?

Molte testate autorevoli riportano la notizia che LinkedIn arruola l’intelligenza artificiale per aiutare gli utenti nella ricerca di lavoro. Gli algoritmi attuali, in effetti, non sembrano funzionare troppo bene... La lettera di Claudio Trezzano

Caro direttore,

ti disturbo nuovamente perché ho notato che c’è una notizia piuttosto curiosa, ripresa da molte testate (la più nota è senz’altro il Corriere), nei medesimi termini, con lo stesso taglio e persino con identico titolo. Ti allego a questa mail uno screen a dir poco esplicativo. Spia del fatto che, avrai già capito, si possa trattare di un comunicato stampa nella migliore delle ipotesi, di un articolo sponsorizzato altrimenti. Ah saperlo, diceva Dagospia quando non aveva remore a parlare di grandi aziende.

La notizia è apparsa negli stessi termini e col medesimo taglio su diverse testate italiane

La notizia in questione è: “LinkedIn supera il miliardo di utenti. E introduce l’intelligenza artificiale nella ricerca di lavoro”. È questo il titolo che campeggia sulle pagine del Corsera, che non lesina certo sull’entusiasmo: “Il social network del lavoro entra – si legge .-nell’Olimpo delle piattaforme”.

Ma ciò che mi ha incuriosito maggiormente è questo passaggio: “Alcuni utenti potranno presto provare in anteprima i risultati dell’integrazione dell’intelligenza artificiale all’interno del social. LinkedIn utilizzerà infatti i sistemi di AI per comparare le caratteristiche degli utenti e le offerte di lavoro presenti sulla piattaforma al fine di selezionare le offerte più in linea con le aspirazioni e le competenze dei candidati.”

Ecco, tutto ciò mi sorprende non solo perché, come anche Start ha avuto modo di raccontare, negli ultimi mesi LinkedIn come parecchie Big Tech si è lasciata andare a tornate massicce di licenziamenti – e, a pensar male, si può immaginare che, accompagnati alla porta i dipendenti, sia stata fatta entrare l’intelligenza artificiale -, ma anche e soprattutto per via del fatto che ho sempre trovato l’algoritmo di questo social piuttosto schizofrenico. Certo, noi giornalisti, si sa, nelle redazioni mettiamo piede più per cooptazione che per curriculum: questo “male” molto italico metterebbe in difficoltà qualsiasi piattaforma del lavoro, ma oltre a non aver mai ricevuto alcuna offerta, mi ha sempre lasciato interdetto il tenore delle segnalazioni che mi arrivano da LinkedIn direttamente nella mia mail.

Soltanto negli ultimi tempi, le offerte che mi sono state girate dalla piattaforma vanno da capo magazziniere a direttore di un’enoteca. Ci manca solo la toelettatura per cani e poi posso dire di averle viste davvero tutte. Eppure, dovrebbe essere abbastanza desumibile, dal mio profilo e dai miei collegamenti, il lavoro che svolgo. Quindi delle due l’una: o l’algoritmo attuale mi sta nemmeno troppo sommessamente consigliando di cambiare lavoro, oppure non è raffinatissimo. E mi fa davvero specie, se consideriamo che in campo pubblicitario sono così avanzati che spesso mi rendo conto che per telefono magari mi capita di parlare di una marca e poi, navigando sul web da cellulare, vengo assalito da banner pubblicitari proprio di quella marca. Non so se hai avuto vicissitudini analoghe alle mie ma, per quel che mi riguarda, nella ricerca del lavoro mi potrebbero essere più utili – se ancora ci fossero – i ‘navigator’ di dimaiana memoria che non i social.

Sperando che il disinteresse nei miei confronti non dipenda dal fatto che non sono utente premium: insomma, per stare là non scucio un soldo. Per tutti questi motivi, comunque, sono tra i primi ad augurare e ad augurarmi che questa nuova IA permetta davvero un incontro tra domanda e offerta: non so cosa ne pensi, ma la questione mi sembra sfiziosa e forse meriterebbe un approfondimento.

Spero di non averti fatto perdere troppo tempo.

Cari saluti.

Claudio Trezzano

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