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Leonardo, ecco il Profumo di affari per l’ex Finmeccanica tra Canada e Piaggio Aero

Nuove commesse, giudizi positivi di sim, riorganizzazione internazionale, attese sulla questione drone Male. Sono le ultime novità in casa di Leonardo, il gruppo ex Finmeccanica presieduto da Gianni De Gennaro e guidato dall’amministratore delegato, Alessandro Profumo. Ecco il consueto punto di Start Magazine sul gruppo attivo nell’aerospazio e nella difesa all’inizio della settimana. PROFUMO DI…

Nuove commesse, giudizi positivi di sim, riorganizzazione internazionale, attese sulla questione drone Male.

Sono le ultime novità in casa di Leonardo, il gruppo ex Finmeccanica presieduto da Gianni De Gennaro e guidato dall’amministratore delegato, Alessandro Profumo.

Ecco il consueto punto di Start Magazine sul gruppo attivo nell’aerospazio e nella difesa all’inizio della settimana.

PROFUMO DI AFFARI

Una commessa nuova in vista eccita gli animi non solo degli azionisti e dei vertici di Leonardo, ma anche degli analisti. Infatti Equita Sim ha consigliato l’acquisto di azioni Leonardo dopo che il governo canadese ha annunciato l’intenzione di fare una trattativa non competitiva con il gruppo per ammodernare ed ampliare la flotta di elicotteri.

DOSSIER CANADESE

Il Canada impiega già 14 elicotteri Agustawestland Cormorant Ch-149. Ottawa intende comprare altre sette macchine, gli Aw101-612 da ricerca e soccorso. Leonardo partecipa insieme alle aziende canadesi Cae, Rockwell Collins e Ge. Secondo la stampa specializzata, la commessa potrebbe valere almeno un miliardo di dollari.

IL GIUDIZIO DI EQUITA

«La firma – dice Equita – riteniamo possa avvenire nel 2019. L’importo riportato da fonti di stampa sarebbe di un miliardo di euro; il pro-quota di Leonardo riteniamo possa essere oltre la metà». Equita ha fissato un target price a 11,8 euro (ieri +1,94% a 8,724). “Tra i soci di minoranza di Equita – ha fatto notare Il Sole 24 Ore – c’è Alessandro Profumo, che ha ridotto la sua quota al 5% dopo la nomina alla guida di Leonardo”.

L’ORDINE DI SERVIZIO

Intanto in Leonardo prosegue il riassesto organizzativo specie nel comparto estero. Con un ordine di servizio che completa la struttura organizzativa dell’unità Marketing e Campagne Strategiche Internazionali, affidata a Marco Buratti, anche gli ultimi tasselli sono andati a posto. “Ci si muove sempre sotto la supervisione del chief commercial officer, il direttore commerciale potenziato voluto da Profumo, che ha affidato l’incarico a Lorenzo Mariani”, ha scritto Mf/Milano Finanza: “Sono state individuate 10 macro-aree, chiamate Regioni geografiche, tutte a loro volta articolate in aree più piccole: Europa, Africa e Israele (Corrado Falco, supportato da Egon Paulin per le collaborazioni internazionali), Asia Centrale e Turchia (Camillo Pirozzi), Usa (Radzi Buckman), Canada (Francesco Norante), America latina (Placido De Maio), Medio oriente (Domiziano Boschi), Estremo Oriente (Buratti ad interim), Oceania (Michael Lenton), Russia (Alberto Ponti). e Cina (Angelo Cecchini)”.

CAPITOLO DRONE

Se si farà il programma del drone P.2HH «ci sarà probabilmente un raggruppamento temporaneo d’impresa tra Piaggio Aero e Leonardo e lo share sarà circa il 50% per Piaggio e più o meno il 50% per il gruppo Leonardo». E’ quanto ha detto la scorsa settimana Renato Vaghi, amministratore delegato di Piaggio, descrivendo alle commissioni speciali di Camera e Senato riunite il progetto per il programma presentato al Parlamento dal governo Gentiloni, con un atto del ministro della Difesa, Roberta Pinotti. “Si tratta del progetto di acquisizione del nuovo drone per l’Aeronautica militare, con una spesa di 766 milioni di euro in vent’anni per 20 velivoli e dieci stazioni di terra”, ha scritto il Sole 24 Ore. Le commissioni devono esprimere un parere al governo. Vaghi ha detto che Piaggio avrebbe la responsabilità dello «sviluppo della piattaforma e dell’integrazione», Leonardo si occuperebbe delle stazioni di terra, elettronica e sistemi, il data link e «qualche componente strutturale».

L’ANALISI DEL SOLE

Piaggio ha già sviluppato il drone P.1HH (Hammerhead), per le esigenze militari degli Emirati Arabi, il paese che possiede il 100% di Piaggio e ha ordinato otto P.1HH, è l’unico cliente. Il programma ha avuto una vita travagliata e costi di sviluppo elevati.
La società ritiene le difficoltà superate e che quest’anno verranno consegnati i primi sei velivoli. L’Aeronautica italiana non ha comprato il P.1HH, è interessata al P.2HH, un drone di nuova concezione, con maggiore autonomia, oltre 24 ore. Lo sviluppo impiegherebbe circa cinque anni. In commissione sono emerse le perplessità di alcuni parlamentari, anche per le condizioni economico-finanziarie di Piaggio, che a fine 2017 ha approvato un nuovo piano industriale e una ristrutturazione finanziaria, dopo aver accumulato centinaia di milioni di euro di perdite.

LE PAROLE DI VAGHI

«Siamo un’azienda senza debiti», ha detto Vaghi. «Abbiamo riscadenziato i debiti commerciali verso Leonardo», si tratta di 115 milioni la cui scadenza è stata prolungata oltre i 12 mesi. L’azionista Mubadala ha iniettato 255 milioni di euro in Piaggio e ha ricomprato dalle banche circa 200 milioni di debiti di Piaggio, tagliando il valore di circa 100 milioni con un «haircut». Vaghi ha fatto notare che una somma analoga a quella richiesta al governo italiano verrebbe spesa dagli Emirati Arabi, interessati anche al P.2HH. “Come dire che l’Italia pagherebbe solo la metà dei costi di sviluppo previsti”, ha scritto il Sole 24 Ore.

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