skip to Main Content

Come vanno Italia e Francia nello spazio con Leonardo-Finmeccanica, Thales, Avio e non solo?

Italia e Spazio: piglio direttivo, risorse finanziarie e idee industriali reali. L'approfondimento di Arcangelo Milito in vista di un appuntamento clou: Esa si riunirà a livello ministeriale a Siviglia il 27 e 28 novembre.

Lo scorso 11 novembre si è svolta la riunione del Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e all’aerospazio – Comint. In quella sede è stato presentato il “Documento Strategico di Politica Spaziale Nazionale” (Dspsn), ossia il documento di posizionamento che definisce le linee prioritarie per la partecipazione italiana all’Interministeriale Esa (Agenzia Spaziale Europea), fissata per il 27-28 novembre a Siviglia, ma preceduta dal Consiglio ministeriale Esa martedì 26 novembre.

È in quest’ultima sede, martedì 26 prossimo che l’Ue darà il suo assenso politico sui progetti industriali e definirà la ‘tabella di marcia’ dei progetti europei sullo Spazio.

Questo il commento a margine della riunione da parte del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro (M5s): «Il settore dello spazio è di fondamentale importanza per l’Italia, che da anni esercita un ruolo di leadership a livello scientifico e tecnologico grazie al lavoro sinergico di istituzioni, enti di ricerca e industria. Questo governo intende promuovere una strategia di politica spaziale mirata, con l’obiettivo di orientare tutte le attività del comparto alla crescita del Paese». Sempre Fraccaro ha pronunciato qualcosa di assai simile a margine dell’incontro bilaterale a Parigi con il Ministro francese dell’Istruzione, della Ricerca e dell’Innovazione Frederique Vidal: «Lo spazio rappresenta un settore strategico per l’Italia e la partecipazione ai programmi bilaterali è indispensabile per consolidare il ruolo di primo piano che esercitiamo. Siamo tra i grandi Paesi nello spazio e lo dimostra l’accordo di cooperazione che intendiamo siglare presto con la Francia per rafforzare i legami tra le nostre Agenzie». Per essere più precisi, si intendono «valorizzare le competenze dell’Italia in settori specifici, come l’osservazione della Terra con il programma Copernicus, i moduli pressurizzati e i lanciatori come Vega C [nota: ogni lancio costa minimo US$32 milioni]». Nel caso del lanciatore Vega C  Fraccaro fa esplicito riferimento al protocollo firmato tra ArianeSpace e Avio e alla necessità di «elaborare un approccio comune di politica industriale nel settore». In lingua italiana corrente tutto questo si tradurrebbe nella richiesta di posti “apicali”, nel coinvolgimento della Germania e nella definizione di procurement (cioè appalti e contratti) anche per le industrie italiane dell’aerospazio (dal che le varie audizioni parlamentari di rappresentanti Aiad in Comm. Difesa di Camera e Senato).

Il citato Dspsn era stato già elaborato nel primo semestre del 2019 alla luce di quanto espresso nella Strategia nazionale di sicurezza per lo spazio. Il documento elenca una serie di azioni e ambiti, fra cui:

  1. politica industriale e di sostegno a nuove filiere tecnologiche del settore spaziale;
  2. programma di attrazione di capitali;
  3. “space diplomacy” che preveda il rafforzamento della cooperazione internazionale;
  4. programmazione pluriennale – in termini finanziari e programmatici – che sia coerente con l’orizzonte temporale di medio-lungo periodo;
  5. piano di valorizzazione delle applicazioni e dell’uso di tecnologie spaziali in contesti diversificati di natura istituzionale e commerciale.
    La lista continua ancora, ma ci limiteremo per comodità di sintesi. Sarà estremamente indicativo citare solo un ulteriore punto di interesse:
  6. “piano di valorizzazione delle risorse nazionali, che preveda la promozione, in ambito internazionale, dei Centri operativi e di ricerca sul territorio nazionale ed una strategia di posizionamento di qualificati rappresentanti italiani nei ruoli chiave ed apicali degli Organismi internazionali di maggiore rilevanza”. Tradotto in parole povere, l’Italia prova a piazzare propri dirigenti nell’Esa e nel quadro industriale europeo, anche in relazione al fallito lancio di un satellite costruito dai francesi per gli Uae a luglio 2019 (vedi appresso) e a limitare gli scalpitanti franco-tedeschi.

Sulla carta quanto auspicato nel Dspsn sembra encomiabile e di buon livello, secondo un approccio moderno e (giustamente) onnicomprensivo. Tutti i punti sopra-elencati implicano una proiezione industriale e finanziaria di grande spessore, nell’ordine di svariati miliardi di Euro, nonché una pianificazione accurata e integrata. Stante l’attuale condizione politico-economica italiana, il Dspsn elenca una serie di buoni propositi ma potrebbe risultare del tutto inutile senza il conseguente sostegno finanziario? Insomma, siamo al solito elenco (tipicamente italiano) di buoni propositi e fichi secchi?

Pochi giorni fa il sottosegretario Fraccaro ha sottolineato la prossima firma di progetti spaziali in collaborazione fra Italia e Francia. Per fare un confronto pratico, a fine Luglio 2019 la ministra della Difesa francese Florence Parly ha annunciato l’aumento del bilancio militare spaziale per lo di €700 milioni, che si vanno ad aggiungere al già ragguardevole capitolo di spesa fissato in €4.3 miliardi da qui al 2025.

Questo significa che le aziende francesi del settore, ArianeGroup, Airbus e Thales, avranno qualcosa di solido su cui contare. Giusto per capire le proporzioni, il Piano Triennale delle Attività 2018-2020 dell’Asi (Agenzia Spaziale Italiana) può contare su un bilancio di circa €1miliardo e 108 milioni nel 2019 e di poco meno di €997 milioni nel 2020 per tutti i programmi di ricerca, senza alcun riferimento al comparto industriale della difesa. Vale la pena precisare che la Francia non intende rinunciare al posto di Commissario Europeo con la responsabilità della Direzione Difesa e Spazio per cui aveva candidato la bocciata Sylvie Goulard, specie se i progetti della Direzione medesima annoverano circa €13 miliardi di bilancio dal 2020 al 2027.

In particolare, sempre Parly ha tenuto a specificare che la difesa spaziale mira a reagire contro attacchi cibernetica alla rete satellitare. Sempre la Francia — su espressa disposizione del presidente Emmanuel Macron del 13 luglio scorso — ha costituito un vero e proprio Comando Spaziale. Il 25 luglio, presso la base dell’Aeronautica “942 Lyon-Mont Verdun”, Parly annunciava la creazione del Commandement de l’Espace (Cde) con base a Tolosa.

Il Cde raggrupperà 220 unità dal Commandement interarmées de l’espace (Cie), dal Centre opérationnel de Surveillance Militaire des objets spatiaux (Cosmos) e dal Centre Militaire d’Observation par satellites (Cmos). Se consideriamo che a oggi vi sono circa 1.700 satelliti nello Spazio che diverranno 6.000 entro il 2024, si capisce bene perché francesi, russi, americani e cinesi stiano investendo considerevoli risorse nel campo della ricognizione spaziale, anche a fini militari.

Per parte sua l’Unione Europea sottolinea l’aspetto commerciale: secondo lo studio The future of the European space sector. How to leverage Europe’s technological leadership and boost investments for space ventures, a cura dell’European Investment Bank (luglio 2019), “L’economia globale dello spazio è cresciuta in media del 6.7 %/annuo fra il 2005 e il 2017”, ovvero quasi il doppio dell’economia globale (ferma al 3.5 % medio annuo) e presenta prospettive composite (vedi grafico).

Lo studio Bei specifica, inoltre, che la sinergia fra settore pubblico e investitori privati si concretizza se lo Stato si fa in un certo senso garante del piano d’azione complessivo, diversamente il privato non rischia. Concetti simili si ritrovano nel “Piano strategico Space economy. Quadro di posizionamento nazionale” a cura del ministero dello Sviluppo Economico (2016).

Secondo l’Ocse la Space economy è “uno dei più efficaci motori di crescita economica”, ben oltre il confine del comparto spaziale in senso stretto. Allo stesso tempo, lo Spazio è divenuto un vero e proprio strumento di politica estera e di ‘soft diplomacy’, dimostrando una grande flessibilità e capacità di penetrazione in ambiti culturali e sociali spesso strutturalmente diversi. Questo è reso assai tangibile dall’impegno al riguardo da parte di tutte le super-potenze: Usa, Russia, India e Cina e, con un certo ritardo, anche l’Unione Europea.

Ognuno di essi ha elaborato una dottrina di approccio allo Spazio, alla presenza strategica e all’integrazione strategica fra differenti ambiti produttivi, civili e militari, come esemplificato nella ricognizione sull’argomento a cura della Defense Intelligence Agency (Dia), Challenges to Security in Space (Gennaio 2019): “Space-based capabilities provide integral support to military, commercial, and civilian applications (…) Chinese and Russian military doctrines indicate that they view space as important to modern warfare and view counterspace capabilities as a means to reduce U.S. and allied military effectiveness.” Un esempio applicativo pratico è denominato Unispace +50, che vuole sintetizzare l’impegno cinese sullo “Space Information Corridor”, sotteso all’uso pacifico dello Spazio. A tal fine la Cina ha proposto il Beidou Global Positioning Navigation System ai 70 Paesi membri della Belt and Road Initiative (Bri, o, “Nuova Via della Seta”).

Secondo il Csis Aerospace Security Project americano, l’offerta cinese è apparentemente allettante, specie per il settore civile. Tuttavia, sia la Dia che il Csis ritengono l’iniziativa cinese foriera di pericolo e le prossime frontiere riguarderanno il confronto spaziale, l’appropriazione di Big Data, le minacce cyber, laser, jamming (disturbo elettronico frequenze a vario livello).

Circa l’uso di EW (Electronic Warfare, guerra elettronica) ai danni di satelliti e poi droni (come nel caso dei droni italiani, turchi e Usa in Libia di recente), gioverà ricordare il fallimento a metà luglio 2019 del lancio (e caduta) del ‘Falcon-Eye 1’, cioè del 1° satellite-spia costruito dai francesi di Naval Group. Questo satellite è stato progettato da Airbus Defence & Space insieme a Thales Alenia Space per conto degli Emirati Arabi (valore contratto Francia-Uae: US$700 milioni circa per n.2 satelliti), su Lanciatore Vega C (dal Centro aerospaziale della Guiana francese). In quell’occasione non sono mancati sospetti e voci maligne sulla manipolazione dei dati sulla telemetria laser avvenuti allo Space Reconnaissance Centre (SRC, in altre parole il centro di controllo UAE) ad Abu Dhabi. Quel che è certo è che dallo scorso 22 luglio i premi assicurativi per i lanci spaziali di satelliti sono aumentati a dismisura (€369 milioni/cad.) e qualcuno se ne dovrà farsi carico.

Altrettanto ovvio sarebbe stato il calo in Borsa sofferto da Avio e descritto da Chiara Rossi sempre qui su StartMag News a seguito del fallito lancio. A volere essere cattivi, subito dopo quel fallimento l’European GNSS Agency (GSA) che gestisce il Programma Galileo aveva ridotto i servizi informativi da satellite e vi è stato chi ha identificato nella PTF [Precise Timing Facility], la stazione a terra che gestisce tutto il programma (Galileo System Time), la fonte del problema. Giusto per saperlo, chi a suo tempo si premurava di addossare il malfunzionamento sull’Italia era il settimanale tedesco Der Spiegel. Sempre per seguire il filone dei cattivi pensieri, i cultori delle indiscrezioni hanno voluto mettere in correlazione l’incidente spaziale nella Guaiana francese e l’arresto a Napoli del russo Alexandr Koršunov, alto dirigente di ODK, società statale controllata da Rostec e di cui ha scritto Carlo Terzano sempre qui su StartMag.

All’Esa Ministerial Council di Siviglia si parlerà di coordinamento e unità d’intenti europei? La stessa Esa seguirà l’approccio francese e macroniano sulla “morte cerebrale della Nato”, per cui è necessario un cambio di passo? Forse sì e forse no, viste le molteplici pressioni in arrivo da oltre-Oceano. Riguardo all’Ue, molto probabilmente vi saranno semplici dichiarazioni di intenti, specie se nel concreto l’asse franco-tedesco mira a capitalizzare posti direttivi e sedi operative (in Germania) e commesse industriali e a spiazzare le varie partecipazioni italiane ai programmi (vedi Leonardo, Mbda Italia e Mbda Uk).

A voler essere malpensanti, c’è sovranismo mascherato nell’Esa?

Back To Top