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Le manovrette di Meta per ammorbidire Bruxelles

La formula degli abbonamenti a Facebook e Instagram, i due social nel portafogli di Meta, aveva fatto mugugnare più di una autorità europea. Per evitare multe il gruppo di Zuckerberg lancia una controproposta ma non rinuncia nuovamente a render pubblica la propria frustrazione verso le regole comunitarie

Attaccata su più fronti dalla Ue, che la invita sia a rispettare il Dma – il pacchetto di norme per un mercato digitale uguale per tutti come quello fisico -, sia a dare il giusto valore ai dati dei propri utenti, Meta sembra voler provare la via del dialogo con una improvvisa riformulazione degli abbonamenti a Fb e Ig, ovvero Facebook e Instagram i social principali nel proprio portafogli, anche se, come si vedrà a breve, non nasconde la frustrazione di avere a che fare con regole più stringenti rispetto a quelle dei mercati asiatici e americano.

LE NOVITA’ SUGLI ABBONAMENTI A FB E IG

Secondo quanto annunciato dalla stessa Meta, l’azienda di Mark Zuckerberg intende venire incontro alle istanze europee offrendo ai propri utenti una inedita possibilità di utilizzare Facebook e Instagram gratuitamente con inserzioni pubblicitarie meno personalizzate.

Cosa significhi “meno personalizzate” al momento è impossibile dirlo. Ma di certo è una prima crepa nel sistema bicefalo elaborato da Menlo Park e attuato esattamente un anno fa che prevede due opzioni: pagare abbonamenti a Fb e Ig oppure continuare a usarli gratis ma accettare la profilazione per la proposta di banner pubblicitari sartoriali, sulla base degli interessi manifestati durante la navigazione.

TUTTI I MUGUGNI DELLA UE

Si sa che mentre dalle parti del Data Protection Commission (Dpc), l’autorità sulla privacy che agisce per conto della Ue, si mugugnava perché la formula dell’avere gratis Facebook e Instagram non permette agli utenti di intendere che in realtà pagano già lautamente la connessione ai due social dando a Menlo Park i propri dati, all’inizio dell’estate la Commissione europea aveva informato la società guidata da Mark Zuckerberg che il suo nuovo modello per la gestione dei dati personali potesse violare il Digital Markets Act.

Secondo la Commissione, questo modello – noto come pay or consent, “paga o acconsenti” – non fornisce agli utenti “una versione meno personalizzata ma equivalente dei social network” di Meta. L’articolo 5 del Digital Markets Act impone infatti ai cosiddetti gatekeeper – cioè alle grandi società tecnologiche che controllano l’accesso ai mercati digitali, come anche Alphabet e Apple – di chiedere il consenso degli utenti per combinare i loro dati personali tra i servizi offerti dalla loro piattaforma principale e gli altri servizi; se un utente si rifiuta di fornire il consenso, deve avere accesso a delle alternative meno personalizzate ma equivalenti dei servizi in questione. I gatekeeper, inoltre, non possono subordinare l’uso dei loro servizi o di alcune funzionalità al consenso degli utenti.

LA CONTROPROPOSTA DI META

Da qui appunto la controfferta di Meta sugli abbonamenti a Fb e Ig: oltre a una significativa riduzione del prezzo dell’abbonamento per le versioni senza pubblicità di Facebook e Instagram nell’Unione europea, col nuovo prezzo destinato a scendere a 5,99 euro sul web e a 7,99 euro se acquistato via iOS e Android (a causa delle commissioni degli store) rispetto agli attuali 9,99 euro e 12,99 euro l’imminente arrivo, soprattutto, di una versione “gratuita” – che gratuita non è, considerato che si paga con la profilazione e ciò costituisce il business model di Meta – anche con Adv meno personalizzate.

ALTRO CHE ABBONAMENTI, META VOLA GRAZIE ALLA PUBBLICITA’

Formula oscura che, come si diceva, sarà tutta da spiegare, specie alla Ue. Per il momento spulciando i dati economici di Meta si ha comunque la conferma che il colosso di Menlo Park non sta certo in piedi grazie agli abbonamenti: la software house di Mark Zuckerberg ha difatti archiviato il terzo trimestre con ricavi in aumento del 19% a 40,58 miliardi di dollari e un utile netto in crescita del 35% a 15,68 miliardi.

In tutto ciò i ricavi pubblicitari sono stati pari a 39,9 miliardi di dollari per il trimestre, con un aumento del 18,7% rispetto all’anno precedente. La pubblicità ha rappresentato il 98,3% dei ricavi totali nel periodo preso in considerazione.

Come dice l’autorità europea a tutela della privacy, insomma, se la pubblicità è la totalità del business model di Meta, difficile sostenere nel proprio rapporto con gli utenti che il solo modo per aver “gratis” l’utilizzo a Facebook e Instagram sia la profilazione, perché è chiaro che in quel preciso istante si sta dando alla società americana proprio ciò che vuole: l’ok a profilare la propria utenza.

L’INSOFFERENZA DI META PER LE REGOLE UE

Solo qualche mese fa Meta aveva sbottato contro l’Ue annunciando che le regole comunitarie a tutela della privacy impediscono a tal punto ogni raccolta di dati senza autorizzazione da rendere al Gruppo Usa impossibile continuare con la sperimentazione della sua Intelligenza artificiale generativa al di qua dell’Oceano.

La medesima insofferenza alle regole Ue si avverte pure nell’ultima nota diramata da Meta: “Nonostante i nostri sforzi per soddisfare la regolamentazione Europea, abbiamo continuato – si lagnano da Menlo Park – a ricevere richieste aggiuntive da parte dei regolatori che vanno oltre quanto previsto dalla legge”. Per questo, aggiungono, “in risposta a questo feedback e per continuare a fornire i nostri servizi gratuitamente al maggior numero possibile di cittadini nell’Ue, stiamo lanciando un’opzione aggiuntiva per gli utenti europei”.

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