Caro direttore,
nonostante la presidenza del G7 per la seconda volta venerdì scorso a Berlino l’Italia é stata esclusa dal vertice tra Usa, Uk, Francia e Germania. La prima volta è stata a Washington il 30 agosto scorso. La relazione con gli Stati Uniti è da sempre uno dei pilastri fondamentali della politica estera italiana; immagino pertanto che il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, abbia chiesto ai suoi più stretti collaboratori e alla Direzione Generale Affari Politici della Farnesina di approfondire le ragioni del mancato invito.
Alcuni tuoi colleghi hanno spiegato l’accaduto con il fatto che il governo ha ribadito che le batterie dei Samp-T recentemente inviate a Kiev debbano operare soltanto all’interno dei confini dell’ Ucraina. In una intervista a Claudia Fusani sul Quotidiano del Sud il Generale Vincenzo Camporini ha definito la decisione italiana “comportamento ipocrita”. Difficile dargli torto; il divieto di difendersi in territorio russo è un non senso sul pieno tecnico. Se si vuole davvero proteggere la popolazione civile non si può aspettare che gli ordigni di morte arrivino sopra le città ucraine e tantomeno fermarli in volo ai confini dello spazio aereo. Non penso tuttavia che l’ipocrisia italiana sulla difesa aerea dell’ Ucraina sia la ragione principale dell’irritazione americana.
La mia ipotesi è che il mancato invito ai vertici di Washington e Berlino derivi dal disappunto per i recenti accordi tra Italia e Cina. Il piano di azione siglato da Giorgia Meloni a Pechino nel luglio scorso comprende infatti – almeno a mio avviso – alcuni temi troppo sensibili, quali la cooperazione bilaterale nel comparto industriale dell’aerospazio e persino dell’intelligenza artificiale.
Negli ultimi mesi ho avuto anche l’impressione che la penetrazione tecnologica cinese in Italia sia stata in qualche modo “sdoganata” rispetto ai comportamenti più prudenti del Governo Draghi che aveva avviato una reale politica di de-risking. Una verifica più approfondita dei fatti sarà possibile seguendo i lavori della settimana Italia/Cina, promossa dal CNR per il prossimo mese di novembre.
Ma gli osservatori più attenti hanno già messo in rilievo un dato su cui è bene accendere i riflettori: il rinnovato attivismo di Huwaei in tutto il territorio nazionale ed in particolare a Milano e Roma. Una delle iniziative più significative in questa direzione è il recente accordo tra Huwaei e InnoVup, l’associazione guidata da Cristina Angelillo. Affidare al discusso colosso cinese Huwaei la promozione di startup così come la formazione di nuovi imprenditori è una scelta rischiosa.
Da molto tempo la promozione e il finanziamento di startup sono considerati un possibile canale di influenza, spionaggio industriale e di interferenza del Dragone. Esattamente un anno fa i capi delle intelligence dei Five Eyes si sono riuniti per fare il punto sulla sistematica attività di sottrazione e furto di proprietà intellettuale da parte della Cina a danno delle democrazie. Per Autorità Delegata, DIS, AISE, AISI e il COPASIR non é certo una sorpresa. Penso tuttavia che su temi di questa importanza serva sensibilizzare l’opinione pubblica e, in particolare, promuovere la cultura della sicurezza tra i giovani, come prevede la legge 124/2007.
Perché non lanciare iniziative pubbliche negli atenei italiani allo scopo di accrescere il livello della consapevolezza dei rischi di cui ho appena accennato?
Marco Mayer