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La pericolosa partita giocata da Ubisoft

Il colosso europeo dei videogiochi pare navigare a vista da parecchio tempo. Nell'ultimo periodo, però, il mare si è fatto ancora più agitato: i titoli su licenza hanno venduto meno del previsto e quello di punta, Assassin's Creed Shadows, ha mancato la finestra natalizia per arrivare nei negozi solo a febbraio. Improvvisamente, Ubisoft si ritira dal Tokyo Game Show. Che succede?

Che le cose per Ubisoft, multinazionale francese del videoludico riuscita, in annate migliori, ad aprire sedi di sviluppo in tutto il mondo, dall’America all’Asia, non stiano andando bene è noto da tempo.

IL FUGGI FUGGI BORSISTICO DA UBISOFT

Può essere utile riprendere un articolo di Start del 16 febbraio scorso: “Un anno di agitazioni. Si potrebbe riassumere così il 2023 di una delle più importanti compagnie videoludiche europee, Ubisoft (sui 3 miliardi di capitalizzazione), in piena ristrutturazione.”

Oggi la capitalizzazione di mercato della software house francese è di 1,30 miliardi di euro. Le azioni della compagnia – viene fatto notare dalla stampa specializzata – hanno subito un crollo del 60,38% nell’ultimo anno, con un valore attuale di 11,96 euro per azione. Negli ultimi cinque anni, la perdita complessiva ha raggiunto l’80%.

A maggio sembrava tornato il sereno nel cielo di Parigi, almeno su Ubisoft che comunicava un utile operativo per il 2023-2024 non-IFRS di 401,4 milioni di euro, contro la perdita operativa di 500,2 milioni del precedente esercizio, la maggiore nella storia della società. Risultati che non erano bastati però a convincere gli azionisti, consapevoli del fatto che l’azienda d’Oltralpe fosse nel mezzo della spending review (con tanto di maretta tra i lavoratori) e si parlasse pure della possibilità di un acquisto da parte dei cinesi di Tencent. Risultato? Scivolone del 14 per cento in un giorno.

TUTTI I GUAI DI UBISOFT

Si partiva da una situazione confusa e pasticciata nella quale il colosso del Vecchio continente era stato accusato di portare avanti lo sviluppo di una dozzina di battle royale contemporaneamente, senza alcuna strategia precisa, per di più quando ormai l’onda lunga del genere si era esaurita. Sono seguiti licenziamenti e chiusure di interi team. La crisi nel mercato videoludico – è bene sottolinearlo – non ha riguardato solo Ubisoft e anche major del calibro di Sony e Microsoft hanno licenziato migliaia di dipendenti.

Ma per il sindacato francese di riferimento nel settore, Solidaires Informatique, si tratta di alibi. I rappresentanti dei lavoratori si sono scontrati col Ceo Yves Guillemot, accusandolo di aver pianificato “riduzioni dello staff, chiusure silenziose dello studio, tagli ai salari e licenziamenti mascherati.” “In diverse occasioni – la denuncia della sigla sindacale – il signor Guillemot ha provato a colpevolizzare (ancora una volta) gli impiegati. […] Queste parole hanno un significato: straordinari, pressioni da parte dei manager, burnout ecc. Il signor Guillemot chiede molto ai suoi dipendenti, ma senza alcuna compensazione.”

A CHE GIOCO GIOCA UBISOFT?

Sono passati mesi, ma Ubisoft non sembra essersi ripresa dalla situazione di crisi, anzi, pare sempre più navigare a vista. Come ha navigato a vista il suo noto e costoso – rinviato più e più volte – videogame sui pirati, Skull & Bones di cui non si conoscono i costi, ma lo sviluppatore in merito aveva parlato di “titolo quadrupla A” a indicare un progetto particolarmente ambizioso se si pensa che non si va mai sopra i “tripla A”. Soldi e fatica probabilmente mai ripagati, considerato il lancio flop del prodotto.

NON SFONDANO I TITOLI SU LICENZA

Non ha soddisfatto nemmeno Avatar: Frontiers of Pandora, che ha in più l’aggravante di essere un videogame su licenza. Un costo maggiore, dunque, per la software house. E pure Star Wars Outlaws sembra aver registrato vendite inferiori alle previsioni nonostante una massiccia campagna di marketing. Chiara l’intenzione di Ubisoft di sfruttare nel corso del 2024 nomi cinematografici di richiamo per tornare a vendere come un tempo. Ma qualcosa non ha comunque funzionato.

SAYONARA, TGS

Ma c’è di più – e di peggio: negli ultimi giorni infatti Ubisoft s’è ritirata alla chetichella dal Tokyo Game Show 2024, la più importante vetrina asiatica del settore videoludico. Avrebbe dovuto prendervi parte ma ha annullato ogni impegno a ridosso dell’evento.

ANCHE GLI ASSASSINI RITARDANO

Cosa sia accaduto è impossibile saperlo. Quel che è certo è che poche ore dopo sempre Ubisoft ha rinviato al prossimo 14 febbraio il suo titolo di punta, Assassin’s Creed Shadows che sarebbe dovuto essere ambientato proprio in Giappone.

Per la software house del Vecchio continente nota per Rayman, Far Cry e Just Dance un duplice danno: non solo infatti perde la finestra natalizia, che conferisce alle vendite uno sprint maggiore (di contro i titoli che escono dopo Natale devono fare i conti con utenti che hanno già dato fondo al portafogli), ma ora ha anche l’obbligo di rimborsare i pre-order.

Per questo l’Ad Guillemot ha fatto sapere che il CdA di Ubisoft sta per avviare un’indagine interna per comprendere quali mosse convenga fare nel prossimo periodo: “Alla luce delle ultime sfide riconosciamo il bisogno di raggiungere una maggiore efficienza nel frattempo che intratteniamo i giocatori”, si legge nel comunicato diffuso dall’azienda.

“Di conseguenza – continua la nota – oltre alle prime azioni a breve termine già messe in atto, il Comitato Esecutivo sotto la supervisione del CdA darà il via a una revisione interna con lo scopo di perfezionare ulteriormente la nostra esecuzione, soprattutto per quanto riguarda il nostro approccio che ruota tutto attorno ai giocatori, oltre a velocizzare le nostre strategie verso un modello di business più performante a vantaggio dei nostri azionisti”. Ubisoft deve insomma imparare a essere più veloce dei propri azionisti, ultimamente in fuga dalla cedola francese.

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