Quando il 24 agosto scorso il co-fondatore di Telegram, Pavel Durov, è stato arrestato all’aeroporto di Parigi-Le Bourget, le autorità francesi avevano dalla loro una legge molto severa, oltre che molto recente, ideata per combattere la criminalità informatica.
La legge sull’orientamento e la programmazione del ministero dell’Interno (Lopmi), che comprende alcuni specifici articoli (dal 3 all’11) relativi alla rivoluzione digitale, è stata infatti promulgata nel gennaio 2023 ma non ha ancora avuto reale applicazione nei tribunali. Secondo gli esperti non ha equivalenti a livello internazionale e la sua breve vita potrebbe ritorcersi contro la spinta avanguardista della Francia se i giudici si rifiutassero di sanzionare titani della tecnologia come Durov per presunte attività illegali sulle loro piattaforme.
Tra le accuse imputate al Ceo di Telegram ce n’è infatti una risalente al 2023 che lo vede coinvolto in “complicità nell’amministrazione di una piattaforma online per consentire una transazione illecita, in una banda organizzata”, che comporta una pena massima di 10 anni e una multa di 500.000 euro.
Intanto, Durov, in libertà condizionale, nega che Telegram fosse un “paradiso anarchico” e afferma che le autorità francesi, invece di trattenerlo, avrebbero dovuto e potuto contattare il rappresentante della piattaforma nell’Ue in qualsiasi momento attraverso una “linea diretta” che lui stesso aveva contribuito a creare. Per il suo legale è “totalmente assurdo” suggerire che il capo di un social network sia responsabile di qualsiasi atto criminale commesso sulla piattaforma.
IL GIRO DI VITE DELLA FRANCIA CONTRO LA CRIMINALITÀ INFORMATICA
Le norme contenute nella Lopmi, ricorda Reuters, traggono le loro origini da un white paper del ministero degli Interni francese del 2020, in cui si chiedevano importanti investimenti in tecnologia per affrontare le crescenti minacce informatiche.
“A questo documento – precisa l’agenzia di stampa – ha fatto seguito una legge simile nel novembre 2023, che includeva una misura per la geolocalizzazione in tempo reale di persone sospettate di reati gravi attraverso l’attivazione a distanza dei loro dispositivi. Una proposta che prevedeva l’accensione delle telecamere e dei microfoni dei dispositivi, in modo che gli investigatori potessero guardare o ascoltare, è stata respinta dal Consiglio costituzionale francese”.
Per il procuratore di Parigi Laure Beccuau, la Lopmi è “un potente strumento per combattere i gruppi di criminalità organizzata che operano sempre più spesso online”.
Inoltre, anche l’unità di criminalità informatica J3 della procura di Parigi, che sta supervisionando l’indagine su Durov, grazie a nuovi poteri legislativi, sta contribuendo in modo significativo ad alcuni dei casi di più alto profilo in Francia. Per esempio, lo scorso giugno, ha chiuso Coco, un forum di chat anonima citato in oltre 23.000 procedimenti giudiziari dal 2021 per reati quali prostituzione, stupro e omicidio. Il suo proprietario, Isaac Steidel, è sospettato di un reato simile a quello del Ceo di Telegram: “Fornitura di una piattaforma online per consentire una transazione illecita da parte di una banda organizzata”.
UNA LEGGE DI FERRO UNICA NEL SUO GENERE
Molti esperti concordano sul fatto che le norme della Lopmi siano uniche nel loro genere, oltre che tra gli strumenti più duri al mondo per affrontare la criminalità informatica, come affermato da Sadry Porlon, avvocato francese specializzato in diritto delle tecnologie di comunicazione.
E altri otto avvocati e accademici hanno dichiarato a Reuters di non essere a conoscenza di altri Paesi con uno statuto simile. “Non esiste un crimine direttamente analogo nella legge degli Stati Uniti e non ne conosco nessuno nel mondo occidentale”, ha detto Adam Hickey, ex vice procuratore generale degli Stati Uniti che ha istituito il programma di sicurezza informatica nazionale del dipartimento di Giustizia.
Hickey ha infatti spiegato che i pubblici ministeri statunitensi potrebbero accusare un boss del settore tecnologico come “co-cospiratore o favoreggiatore dei crimini commessi dagli utenti”, ma solo se vi sono prove che “l’operatore intende far sì che i suoi utenti si impegnino in attività criminali e che egli stesso le agevoli”. Come accaduto nel 2015 a Ross Ulbricht, il cui sito web Silk Road ospitava vendite di droga e per questo è stato condannato all’ergastolo.
Tuttavia, Timothy Howard, l’ex procuratore che si è occupato del caso, si è detto “scettico” sul fatto che Durov possa essere condannato negli Stati Uniti senza la prova che fosse a conoscenza dei crimini su Telegram e che li abbia attivamente facilitati, soprattutto in considerazione della vasta base di utenti, prevalentemente rispettosi della legge. Inoltre, ha definito la norma francese ‘una teoria aggressiva’.
IN DIFESA DELLA STRETTA
Non è d’accordo Michel Séjean, professore francese di diritto informatico, secondo cui l’inasprimento della legislazione in Francia è una conseguenza dell’esasperazione provocata da società come Telegram: “Non è un’arma nucleare. È un’arma che impedisce di essere impotenti di fronte a piattaforme che non collaborano”. Stando infatti ad alcuni esperti come Carlo Alberto Carnevale Maffè, professore di Strategia alla Scuola di direzione aziendale Bocconi School of Management, e Paolo Dal Checco, dottore di ricerca d’informatica all’Università di Torino, dove si occupa di sicurezza e privacy delle comunicazioni ed è anche consulente tecnico di parte e d’ufficio in processi penali e civili, la piattaforma di Durov non brilla per collaborazione.
Per Tom Holt, professore di criminalità informatica presso la Michigan State University, la Lopmi “è uno strumento potenzialmente potente ed efficace se usato correttamente”, in particolare nelle indagini sulle immagini di abusi sessuali su minori, sul traffico di carte di credito e sugli attacchi di tipo distributed denial of service, che prendono di mira aziende o governi.