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Tlc Europee

Tutte le preoccupazioni delle telco in Italia (anche sul 5G)

L'articolo di Luigi Pereira

Mentre Stati Uniti e Cina si danno battaglia sul primato politico ed economico a colpi di reti Tlc, quale ruolo può giocare l’Europa e, in particolare, l’Italia? L’urgenza di fare del 5G il cavallo di battaglia anche per il vecchio continente è emersa negli interventi dei rappresentanti delle telco e degli esperti che hanno partecipato al summit “5G: L’Italia sarà leader?” organizzato negli scorsi giorni a Roma da Corcom- Gruppo Digital360. Il confronto è spesso sfociato in un coro: la politica e i regolatori devono cambiare marcia.

REGOLE E LIMITI, COSI’ NON VA

Lo sforzo di investimento senza precedenti richiesto dalle reti 5G preoccupa le telco italiane perché esistono alcuni ostacoli obiettivi, a cominciare dai severi limiti sull’elettrosmog, ha sottolineato Umberto De Julio, presidente di Anfov. Da rivedere anche la regulation: secondo il presidente Anfov ora è troppo mirata verso la preservazione della concorrenza per tenere bassi i prezzi finali. “Noi abbiamo in Italia quattro operatori mobili come negli Stati Uniti, che però contano 300 milioni di abitanti contro i nostri 60 milioni”, ha sottolineato De Julio.

Ci sono poi le difficoltà nell’ottenere i permessi per gli scavi e le resistenze di alcune realtà locali che non percepiscono i vantaggi delle nuove reti ultra-veloci. Anche l’industria deve essere messa in grado di usare i nuovi servizi 5G, ha continuato De Julio; occorrerà portare avanti la trasformazione digitale di imprese grandi e piccole e per questo “Abbiamo bisogno di potenziare il piano Industria 4.0, non indebolirlo”.

ALZARE LA POSTA SUGLI INVESTIMENTI

Il messaggio per il governo è dare continuità alle strategie su ultra-banda larga, 5G, manifattura 4.0 e smart city, investimenti su innovazione e formazione, mettendo in campo programmi e cifre all’altezza dello sforzo. Un suggerimento: i soldi pagati dalle telco per le frequenze del 5G secondo De Julio potrebbero essere riutilizzati da parte dello Stato per dare supporto al settore telecom e creare le condizioni per l’Italia per essere leader nel 5G: “Quello che le telco e i loro partner hanno fatto finora ci pone all’avanguardia ma adesso servono più risorse”, ha concluso il presidente Anfov.

LE INFRASTRUTTURE SPETTANO ALLO STATO

Anche per Pietro Guindani, presidente di Asstel, i limiti alle emissioni elettromagnetiche in Italia vanno allineati ai meno severi standard europei e internazionali: “Con i limiti attuali sull’elettrosmog in Italia il 62% delle stazioni radiobase non si può usare per il 5G e ogni impresa dovrebbe costruire 9.000 siti in più”.

Per il presidente Asstel è fondamentale anche procedere col catasto delle infrastrutture passive (Sinfi), non ancora completato, e semplificare gli iter autorizzativi quando c’è basso impatto ambientale: c’è troppo potere di veto in mano ai Comuni: “Per noi le reti sono competenza esclusiva dello Stato”, ha detto Guindani. Altra richiesta: agevolare l’accesso ai condomini per la connessione della fibra nelle case.

LA GARA EUROPEA DEL 5G

Non va dimenticato che il 5G per la prima volta consente una vera convergenza fisso-mobile, con le reti in fibra ottica che fanno da sostegno alla connettività mobile (non dimentichiamo nemmeno che l’Europa ha due big delle tecnologie e delle competenze nelle attrezzature di rete 5G: Ericsson e Nokia).

“Ci serve un’infrastruttura integrata 5G-fibra che faccia da piattaforma abilitante per i servizi avanzati: la continuità della copertura deve essere alla base di tutti i piani industriali”, ha detto Guindani. “L’Italia si muove nel contesto internazionale ed è concorrente degli altri paesi europei” ed è fondamentale che sappia “attrarre talenti e capitali con un’offerta di beni e servizi di qualità e a prezzi accessibili”. La richiesta di Asstel al mondo della politica è di “poter costruire reti e servizi in modo veloce e a costi industriali competitivi” e condizioni per una “condivisione intelligente delle infrastrutture”.

PERCHE’ LA CINA PUO’ VINCERE

Al summit sul 5G la domanda sul ruolo della Cina nella competizione globale sulle Tlc è rimasta senza una risposta diretta. Tuttavia Serafino Abate, Director, Competition economics, government and regulatory affairs della Gsma (l’associazione mondiale degli operatori mobili), ha indicato quali possono essere in generale i fattori per vincere la gara sul 5G: disponibilità di spettro in misura e qualità adeguata, presenza di imprese con economie di scala, capacità di investire o attrarre investimenti e spesa in tecnologie come gli analytics e l’intelligenza artificiale. “Senza questi elementi è difficile competere”, ha indicato Abate. La Gsma prevede che nel 2025 in Europa ci saranno 204 milioni di connessioni 5G attive, il 29% del totale, ma negli Usa circa metà delle connessioni sarà 5G nel 2025 e l’Asia probabilmente si porterà ancora più avanti.

GLI INVESTIMENTI DI HUAWEI

Presente all’evento di Digital360 anche Luigi De Vecchis, presidente di Huawei Italia. Nessun commento sugli eventi di cronaca, ma De Vecchis ha ricordato che l’economia e le Tlc crescono se ci sono gli investimenti. Huawei è tra i protagonisti delle sperimentazioni 5G in Italia e in questo momento nel nostro paese, ha affermato De Vecchis, “c’è un sistema di imprese pubbliche e private che sta realizzando le applicazioni per il 5G”; investire, sperimentare e disporre di tecnologie e competenze “dà a queste imprese la possibilità di tornare globali e fare business sul mercato internazionale” (qui tutti gli investimenti di Huawei e della sua concorrente Zte in Italia).

SUL CLOUD AMAZON PIGLIA-TUTTO

Collaborazione infrastrutturale fra telco (con contesto normativo ad hoc), liberazione delle frequenze dei 700 Mhz, comprensione del ruolo del Fixed-wireless access (Fwa) e ripensamento dei limiti elettromagnetici sono i fattori competitivi anche per Antonio Sassano, presidente della Fondazione Ugo Bordoni. Sassano ha però introdotto un altro tema cruciale per le telco: la competizione con gli over the top. Per il presidente della Fondazione Ugo Bordoni occorre analizzare la crescita del modello del cloud, dominato oggi dagli Ott, e il ruolo delle reti di telecomunicazione.

“Il cloud è un modello che tende ad accrescere la centralizzazione e non mi sembra una direzione compatibile con il 5G”, ha affermato Sassano. “Il 5G è connessione e decentralizzazione, mentre il cloud che sta emergendo oggi dietro la spinta di over the top punta su una struttura totalmente centralizzata”. La natura e il ruolo delle tlc è “collegare ciò che è distribuito”, ha concluso Sassano, “e in Francia gli operatori si stanno già interessando a applicazioni che dipendono da altissime velocità di collegamento end-to-end, come edge computing, storage distribuito e blockchain. E’ questa la direzione giusta”.

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