A ben ricordare sarebbe dovuto arrivare a luglio e invece per provare l’It Wallet, il portafoglio digitale che dovrebbe risolvere la bizzarra situazione di duopolio tra il Sistema pubblico di identità digitale (Spid), affidato alla gestione dei privati (che peraltro lamentano di aver sostenuto costi senza l’aiuto dello Stato e senza mai vedere i guadagni promessi al tempo della progettazione del sistema), e la Carta di identità elettronica (Cie), documento emesso dal ministero dell’Interno, occorrerà attendere qualche settimana in più a giudicare dai nuovi annunci dell’esecutivo a margine dell’incontro ministeriale del G7 su innovazione e digitale a Cernobbio.
COMO CAPITALE DIGITALE
Sempre sulle sponde del lago manzoniano si continua a parlare dei nuovi ammennicoli digitali della Pubblica amministrazione durante la seconda edizione di ComoLake2024 che si tiene proprio in queste ore, la cui agenda è stata presentata alla stampa da Erminio Fragassa, presidente di Micromegas, la società organizzatrice, e da Raffaele Barberio (ex direttore del sito Key4Biz, nonché di Supercom, società di business relations che opera al servizio di istituzioni e imprese, scelto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alessio Butti come proprio consulente), non nuovo alla kermesse comasca e oggi responsabile dei contenuti e dei rapporti con gli speaker di ComoLake2024 (nella foto all’evento, Butti e Barberio).
L’evento ha il patrocinio del dipartimento della presidenza del Consiglio per la Trasformazione digitale (che politicamente dipende dal sottosegretario Butti) mentre come partner figurano: Microsoft, Meta, Ibm, Google, Amazon, Aws (sempre Amazon), Ey, Adobe, Cisco, Olidata, Oracle, Hp, Nexi, Visa, Q8, Fastweb, Estra, Aspi, Tim, Lenovo, Dell, Lutech, Accenture, l’Associazione Nazionale Imprese Assicuratrici, Almaviva, Inwit, ServiceNov, Dxc Technology, Aruba, Automobile Clube, la startup iGenius (su cui il governo punta molto per lo sviluppo di una Intelligenza artificiale tricolore), Fincantieri, la startup dell’ex ministro Corrado Passera illimity, Adr, ed Enel, giusto per citarne alcuni. Tra i media partner figurano, oltre al Sole 24 Ore, TgCom, CorCom, AdnKronos, Teleborsa, Tpi e Ansa anche il sito Key4Biz diretto fino all’inizio dello scorso marzo da Barberio.
LA ROADMAP DELL’IT WALLET
L’annuncio ufficiale, quello insomma del governo, è che dal 23 ottobre sarà possibile procedere, progressivamente, al caricamento di alcuni documenti sull’IT Wallet, sulla falsariga di quanto avviene già attualmente sull’App Io che da tempo custodisce una versione digitale del Codice Fiscale di ciascun iscritto con tanto di codice a barre da far scansionare in loco della tesserina fisica.
In realtà, scartabellando tra le varie dichiarazioni, si scopre che il 23 ottobre fissato dal governo è più una data simbolica. Da quel giorno saranno infatti presi a bordo solamente 50mila cittadini, poi con tre ingressi scaglionati si arriverà al milione. Ma nel mentre sarà passato un altro mese. Il 6 novembre la cifra salirà a 250 mila per toccare il milione entro il 20 novembre.
I DOCUMENTI CARICABILI SULL’IT WALLET
Solo con gli inizi di dicembre chiunque voglia dovrebbe essere nelle condizioni di iscriversi al sistema così da caricare i primi – pochi – documenti: patente di guida, tessera sanitaria e carta europea della disabilità.
IL TARGET DELL’ESECUTIVO
L’obiettivo fissato dal governo è raggiungere 42,3 milioni di identità digitali entro giugno 2026. Ma nella prima fase – dettaglia Il Sole 24 Ore secondo le ultime informazioni trapelate dal ComoLake – sarà possibile utilizzare i documenti caricati sullo smartphone “solo in modalità off-line, ad esempio per esibire la patente a un posto di blocco o la tessera sanitaria in farmacia. Bisognerà aspettare invece il 2025 per l’utilizzo dei servizi on-line, quando entrerà a regime il vero e proprio It Wallet, il portafoglio digitale italiano”.
ADDIO SPID?
Com’è noto, il governo vuole rottamare Spid, l’identità digitale primigenia che risale ai tempi in cui alla presidenza del Consiglio c’era Matteo Renzi e la ministra della Pubblica Amministrazione era Marianna Madia. Un’era fa. Anche tecnologicamente parlando, non solo dal punto di vista politico. Tanto che il principale limite di Spid era dato dalla necessaria collaborazione con i privati (più Poste Italiane) chiamati a raccolta anche attraverso promesse di lauti guadagni.
Che non sono mai arrivati, perché mentre i rapporti digitali tra cittadini e Pubblica amministrazione dovevano restare gratis, quelli su cui sarebbe stato possibile lucrare, ovvero i rapporti tra privati, non hanno mai preso piede. In più, l’80% di coloro che hanno attivato Spid è passato da Poste Italiane, così oggigiorno ai privati (Aruba, Etna Hitech, Infocamere, Infocert, Intesi, Lepida, Namirial, Register, Sielte, Teamsystem e TI Trust Technologies) restano da spartirsi le briciole.
GESTORI A BOCCA ASCIUTTA
I gestori, riuniti nell’associazione di categoria Assocertificatori, mugugnano da tempo soprattutto sul punto della gratuità di Spid per i cittadini: “La spesa di attivazione e gestione è a carico delle società autorizzate a rilasciare le identità digitali, che però lamentano da tempo l’onere e chiedono sostegni per tenere in piedi il sistema. La cifra circolata tra gli addetti ai lavori è di 50 milioni di euro l’anno, per un servizio che affilia 12mila enti pubblici”.
Ecco perché il governo Meloni tirato per la giacchetta dai gestori che chiedono soldi a compensazione delle spese (soldi che, come chiarito in sede di lavori per la prossima legge di Bilancio, non ci sono) ha iniziato allora a sostenere la rivale Cie, la carta d’identità elettronica. Che aveva però un altro limite strutturale: per usarla telematicamente fino a qualche tempo fa serviva un lettore di tessere, che non tutti i cittadini vogliono comprensibilmente acquistare.
LA PRIMA PEZZA PER EMANCIPARSI DA SPID: CIEID
È stata così sviluppata in tutta fretta una app, CieID, per scansionare via smartphone il tesserino, che però ad agosto era ancora ferma a 17 milioni di download. Spid, che ha avuto un boom soprattutto in pandemia, veleggia verso i 40 milioni di identità erogate (per la precisione, 38,9). Si capisce insomma perché il governo ha fissato come target proprio 42,3 milioni di identità digitali con It Wallet entro giugno 2026.
All’It Wallet sarà possibile accedere sia con lo Spid, sia con carta d’identità elettronica (Cie), anche se quest’ultima sembra destinata a soppiantare la prima (con buona pace dei privati che ci hanno creduto e investito) fino a diventare l’unica chiave per accedere ai servizi.
CHI SI OCCUPA DELL’IT WALLET
Tutto il progetto ricade, come deciso dal Consiglio dei ministri il 26 febbraio scorso, sotto la responsabilità di PagoPA S.p.A e dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato: il primo si occupa del lato tech, il secondo apporrà il proprio timbro ufficiale a garanzia dei sistemi di rilascio e verifica dell’identità digitale.
Non c’è un gran budget a disposizione: i due partner dovranno dividersi infatti i 102 milioni di euro per l’anno 2024, e la medesima cifra che arriverà in altre due identiche tranche nel 2025 e nel 2026, per un totale di 306 milioni (almeno per ora, poi si vedrà). A quel punto con ogni probabilità si paleserà un ulteriore problema: la necessità di aprire il sistema a gestori privati per ottenere la piena conformità alle regole europee sulla concorrenza. E lì tornerà ad aleggiare prepotente lo spettro di Spid…