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Perché l’intelligenza artificiale fa volare Siemens, Schneider, Abb e Legrand

In risposta ai dazi di Trump, l'Unione europea potrebbe prendere di mira le società tecnologiche statunitensi. Intanto, il boom dell'intelligenza artificiale sta facendo la fortuna dei vecchi gruppi europei dell'elettronica come Siemens e Schneider Electric

La minaccia di Donald Trump di imporre dazi al 50 per cento sulle merci importate dall’Unione europea, in modo da riequilibrare la bilancia degli scambi, dovrebbe indurre Bruxelles a “sperare per il meglio, prepararsi al peggio e continuare a offrire vie per la de-escalation”, offrendo carote ma senza escludere l’utilizzo del bastone, ha scritto l’editorialista Lionel Laurent su Bloomberg. L’Unione europea, cioè, dovrebbe far capire agli Stati Uniti di essere pronta a colpire non tanto i prodotti americani ma i servizi, e dunque i profitti delle grandi aziende tecnologiche (le cosiddette “Big Tech”) come Meta e Alphabet: il mercato europeo, scrive Laurent, vale il 20-30 per cento del loro fatturato.

“Al momento proteggiamo fortemente le aziende tecnologiche statunitensi. [Ma] questa cosa può cambiare”, ha dichiarato nei giorni scorsi il cancelliere tedesco Friedrich Merz.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AMERICANA FA VOLARE I PRODUTTORI EUROPEI DI ELETTRONICA

Mentre le autorità europee valutano ritorsioni sulle compagnie tecnologiche americane, alcuni dei più antichi gruppi industriali d’Europa stanno facendo fortuna grazie al forte aumento della domanda di centri dati per l’intelligenza artificiale: dal momento del lancio di ChatGpt nel novembre del 2022, le valutazioni di mercato di Schneider Electric, Siemens, Abb e Legrand – tutte aziende specializzate nella produzione di componenti elettrici – sono cresciute complessivamente di 151 miliardi di dollari.

Mentre le società statunitensi si occupano di software e di capacità di calcolo, insomma, quelle europee si concentrano sull’hardware, la parte meno “critica” e remunerativa dell’intelligenza artificiale ma comunque necessaria.

QUANTO VALGONO I DATA CENTER PER SCHNEIDER ELECTRIC, SIEMENS, ABB E LEGRAND

I risultati economici di Schneider Electric, Siemens, Abb e Legrand continuano a essere trainati dalla componentistica elettrica per gli edifici residenziali e per le industrie, ma le entrate del segmento dei centri dati (per l’intelligenza artificiale, per il cloud computing, per i videogiochi, per i contenuti in streaming) sono quelle in più rapida crescita.

Schneider Electric, in particolare – ha sede in Francia -, è diventata una fornitrice molto rilevante di componentistica per i centri dati da quando, nel 2006, ha comprato l’azienda americana Power Conversion per 6,1 miliardi di dollari: l’acquisizione gli ha permesso di espandersi nel mercato dei generatori, che sono necessari per garantire una fornitura costante di energia a queste strutture.

Schneider Electric ha una valutazione di 127,9 miliardi di dollari, superiore a quella della compagnia petrolifera francese TotalEnergies. Nel 2024 il segmento data center ha rappresentato il 24 per cento dei suoi ordini totali; nel 2022 valeva il 19 per cento.

Il segmento dei centri dati vale il 20 per cento degli ordini della francese Legrand (il doppio rispetto al 2019) e il 15 per cento degli ordini dell’unità sull’elettrificazione della svizzera Abb (due anni prima la quota era del 9 per cento).

Quanto al gruppo tedesco Siemens, è meno focalizzato sui data center, benché questo segmento sia cresciuto di oltre il 45 per cento nella prima metà dell’anno fiscale, raggiungendo gli 1,3 miliardi di euro.

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