Stargate. Tra un “saluto romano” di Musk e il profluvio di decreti esecutivi, Trump trova il tempo per annunciare “il più grande investimento infrastrutturale della storia”: $500 miliardi in infrastruttura cloud AI. Qualche commento doveroso (spoiler: riguarda anche l’Italia).
Ma prima di tutto: Cos’è Stargate? Guidato da OpenAI, Oracle e SoftBank, in cordata con Microsoft, Nvidia, ARM ed una serie di partner finanziari, il progetto punta alla realizzazione di un’infrastruttura cloud AI distribuita sul territorio USA. Partiamo con i commenti.
– L’obiettivo dichiarato punta ad assicurare la leadership USA nel cloud computing AI. Inutile dire che tale leadership c’è già, tanto è vero che anche i player cinesi ne hanno dovuto fare uso (ora non più con le restrizioni appena introdotte dall’amministrazione uscente).
– Si dice che il piano preveda fino a $500B di investimenti, ma l’obiettivo per quest’anno è di $100B e neanche questi paiono assicurati. Notare il commento acido di Elon Musk. E questo la dice tutta sul grado di presa di Musk su Trump. Ma più su questo dopo. $100B sembrano tanti, ma, in realtà, questo è 3 volte meno di quanto le aziende USA già spendano in infrastruttura cloud ogni anno (oltre $300B solo quest’anno). La sola Microsoft prevede di investire $80B nel 2025.
– Il progetto chiaramente risponde all’esigenza espressa più volte da Sam Altman di voler raccogliere almeno 1 trilione di dollari da investire nel futuro di OpenAI per “raggiungere l’AGI”. Più schiettamente, Altman sa che, alla lunga, OpenAI non può competere con la capacità di investimento dei maggiori competitor (Google, META, Microsoft, Amazon e non menzioniamo i cinesi…).
L’aspetto più interessante dell’annuncio è che il progetto sia stato proprio presentato come “questo progetto del Presidente”. Trump, ovviamente ha incassato tutto il merito, ma ha offerto solo promesse vaghe di supporto all’iniziativa in termini di semplificazioni autorizzative.
Ma, ovviamente, questo è un progetto interamente privato ed è fantastico constatare a che livello siano arrivati i broligarcs della Silicon Valley nella corsa a baciare la pantofola del nuovo presidente.
Molti hanno interpretato la parata dell’altro giorno come l’espressione del capitalismo della Silicon Valley che esce allo scoperto per svelare, senza vergogna, il proprio controllo sulla politica americana. Io, però, ci vedo tante facce molto preoccupate (incluso Musk). La verità è che la scommessa rischiosissima vinta da Musk e dalla PayPal mafia (Thiel, Hoffman, Sacks, Levchin ecc.) nel sostenere il cavallo vincente alla Casa Bianca, ha mandato nel panico l’intero tech-establishment USA.
La rivalità tra le varie cordate è stratosferica. Andatevi a leggervi cosa diceva Altman di Musk solo qualche settimana fa. E inutile ricordare la sfida sul ring annunciata, poi mai realizzata, tra Musk e Zuckerberg. Il tutto per la gioia di Trump che, da negoziatore e mediatore spregiudicato, più che realmente esperto, sa di essere in una posizione fenomenale per poter usare gli uni contro gli altri per consolidare il proprio potere.
Del resto, benché, senza il sostegno del Congresso, il Presidente USA possa fare poco dal punto di vista finanziario a sostenere l’uno o l’altro, il suo potere di interdizione con i decreti esecutivi può essere realmente letale per chiunque di loro.
In quest’ottica leggo anche la sparata di Musk del “saluto romano” per rubarsi la scena nel giorno più importante della nuova presidenza Trump, quella dell’insediamento. È un tentativo disperato di riprendersi la centralità della scena, mentre alle spalle tutti gli altri techbros negoziano accordi esclusivi con la nuova amministrazione.
Ma attenzione a pensare che questi scontri interni comportino un’attenuazione dei rischi che vengono da Oltreoceano. La Silicon Valley ora è in piena “guerra civile”. Le guerre civili sono quasi sempre guerre di annientamento e Musk ha dimostrato nel tempo di sapersi sempre risollevare anche dalle situazioni più disperate.
Riuscirà anche questa volta? O è la volta che questo novello Napoleone ha trovato la sua “Campagna di Russia”.
Lo vedremo. Intanto, sappiamo chi gode: Trump.
E sappiamo chi perde: l’Europa (totally missing in action).
Anzi, proprio l’Europa potrebbe ritrovarsi presto ad essere uno dei terreni di questo scontro. In barba a tutti gli AiActs (countdown: quanto dura?), anche noi dovremo presto allinearsi nella corsa alla realizzazione delle grandi infrastrutture AI. Spoiler: ci inchineremo totalmente alla leadership tecnologica USA, con i cinesi che faranno di tutto per allungare lo zampino sfruttando le tensioni nelle relazioni attraverso l’Atlantico.
Tutti i grandi player stanno affilando le armi negoziando, spesso sottobanco, con i maggiori membri dell’UE.
E conoscete molto bene su che cavallo sta puntando Musk: l’Italia.
Non vuol dire sia lo stesso su cui punterà Trump.