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Intelligenza artificiale, anche Alibaba scende (seriamente) in campo

Alibaba investe 15 miliardi di dollari in intelligenza artificiale. E sfida Google, Apple, Microsoft   Lanciare una ricerca su Google, parlare con Siri (assistente vocale creata in casa Apple) e fissare una sveglia tramite lei, cercare un luogo sulle nostre mappe e sbloccare il cellulare, piuttosto che navigare su Facebook o trovare sui nostri social…

Alibaba investe 15 miliardi di dollari in intelligenza artificiale. E sfida Google, Apple, Microsoft

 

Lanciare una ricerca su Google, parlare con Siri (assistente vocale creata in casa Apple) e fissare una sveglia tramite lei, cercare un luogo sulle nostre mappe e sbloccare il cellulare, piuttosto che navigare su Facebook o trovare sui nostri social la pubblicità dei biglietti per il treno che stavamo cercando due minuti prima: tutto questo è frutto dell’intelligenza artificiale. Di un nuovo inizio, di nuovi mercati e nuovi investimenti. Di una nuova guerra, di una nuova concorrenza.

Proprio sul fronte dell’intelligenza artificiale si danno battaglia colossi come Alibaba e Google. Ma andiamo per gradi.

Che cos’è l’intelligenza artificiale

intelligenza-artificialeL’Intelligenza Artificiale, servendoci della definizione dell’ingegnere studioso ed esperto di intelligenza artificiale Marco Sovalmico, possiamo definirla come “la disciplina appartenente all’informatica che studia i fondamenti teorici, le metodologie e le tecniche che consentono la progettazione di sistemi hardware e sistemi di software capaci di fornire al computer prestazioni che, a un osservatore comune, sembrerebbero essere di pertinenza esclusiva dell’intelligenza umana”.

La disciplina, seppure se ne parlasse già da qualche tempo, nasce ufficialmente nel 1956 quando durante un convegno presso il Dartmouth College nel quale l’informatico statunitense John McCarthy ne parlò per la prima volta, per realizzare entro due mesi la prima macchina che potesse simulare le fattezze e l’intelligenza umana con un team formato da dieci persone.

Recentemente l’intelligenza artificiale ha voltato pagina, combinandosi con i big data e andando a creare quello che è elegantemente chiamato “advanced machine learning”, riferito alla capacità predittiva degli algoritmi – che compongono l’insieme di dati provenienti da entrambe le parti – che non si limitano solo al mero calcolo ma imparano dalle casistiche conosciute, grazie alle reti neurali, così da affinare le capacità attuative e apprendere dal contesto. Sono ormai molte le decisioni “automatizzate”, quelle alle quali c’è bisogno di un comportamento sicuramente idoneo ma anche istantaneo di risposta, ed è a questo che si deve la nascita della tecnologia in questione. Man mano che la tecnologia entra nella società si avverte sempre più l’esigenza della diffusione di questi sistemi rivolti al pubblico.

Quali sono le aziende che se ne occupano?

Attualmente, il campo di gioco ospita diverse aziende che cercano di gareggiare per guadagnare questa fetta di mercato. Ne abbiamo individuate sette tra i “big”: Alphabet/Google, Apple, Facebook, Microsoft, Amazon.com – noti come i “big five” -, IBM e Sentient Technologies.

Alphabet ha intrapreso questa strada nel 2014, acquistando quella che all’epoca era l’azienda di AI più conosciuta del mondo, DeepMind, per migliorare sempre di più in questo campo. La tecnologia è essenziale per l’azienda, che di questa si serve per migliorare sempre nelle sue iniziative e nei servizi ai clienti tramite i software sviluppati dagli esperti. Una chicca: risale a marzo, la vincita quattro a uno della sua macchina AlphaGo a scacchi contro il campione del mondo in carica.

Per Apple, l’applicazione Music con gli ultimi aggiornamenti sulle raccomandazioni sono indubbiamente un passo oltre la media, ma è opinione condivisa che sia Siri la sintesi perfetta del suo lavoro in intelligenza artificiale , resa sempre più intelligente ed efficace, interpreta perfettamente il messaggio quando le si pone una domanda anche se non si rispettano i limiti posti dalle istruzioni all’uso; dialoghi che fino a qualche anno fa erano impensabile per uno smartphone.

Non c’è un grande mistero attorno all’utilizzo di intelligenza artificiale che fa Facebook, l’azienda stessa dichiara sulla sua pagina “Cerchiamo di capire l’intelligenza e fare macchine intelligenti. Come faremo a realizzare tutto questo? Costruiremo il miglior laboratorio di intelligenza artificiale del mondo” l’intelligenza artificiale , insieme alla realtà virtuale e la garanzia di accesso a internet in aree remote del mondo fa decisamente parte degli obiettivi per la crescita dell’azienda.

Per Microsoft l’utilizzo di intelligenza artificiale è strettamente legato all’affinare le ricerche su Bing, rendere più impegnativi i giochi Xbox One e lo sviluppo di Cortana, assistente virtuale di Windows. Amazon, com’è ovvio che sia, utilizza l’intelligenza artificiale per elaborare e raccogliere dati riguardo le preferenze degli utenti che navigano il proprio sito internet ma non solo: ha creato Alexa, echo speaker capace di gestire, con un comando vocale, l’apparato musicale della cas, avere previsioni meteorologiche, ordinare prodotti on-line. Storico protagonista del settore è IBM, che è attiva nel campo dal 1950; ha alle spalle grandi successi ottenuti con il computer Watson e Deep Blue. Attialmente ha immesso sul mercato una piattaforma che sfrutta elaborazione del linguaggio e machine learning.

Infine, la più potente: Sentient Technologies. A cosa si deve questa potenza? Sentient utilizza PC inattivi in tutto il mondo, raccogliendo dati da più di 4.000 siti. Il suo team è stato coinvolto per la creazione di Siri e da allora ha scalato il successo, lavorando anche con il MIT alla creazione di un robot-infermiere che combatte la sepsi batterica mortale basandosi su un’analisi reale dei parametri vitali del paziente.

Quanto vale l’Intelligenza artificiale?

Gli analisti americani stimano che nei prossimi dieci anni il business globale dell’intelligenza artificiale  sarà di ben 60 miliardi di dollari, e in particolare Gartner Inc. sostiene che entro la fine del 2017 arriverà a 18,3 miliardi. Oggi la maggior parte dei progetti di business è rivolta a quelle aziende che si occupano di progetti riguardanti Health Care, Risk Management, Supply Chain, e ovviamente Marketing.

“Gli sviluppatori di software e le organizzazioni degli utenti hanno già iniziato il processo di inserimento e distribuzione di intelligenza cognitiva-artificiale in quasi ogni tipo di applicazione o processo aziendale”, ha detto David Schubmehl, direttore della ricerca, analisi dei contenuti e sistemi cognitivi presso l’Idc. Secondo calcoli Icd, solo nel 2016 si è parlato di ricavi per 8 milioni di dollari, una cifra è destinata a crescere fino ad arrivare a 47 miliardi entro il 2020, con un tasso di crescita attuale stimato del 55,1% . E i ricavi derivanti dai sistemi hardware (server e dispositivi di memorizzazione) potrebbero avere una crescita altrettanto veloce, stimata sui cinque anni a una quota superiore al 60%. Stati Uniti e Canada sono i maggiori investitori, seguiti poi da Europa, Medio Oriente e Africa.

Alibaba investe 15 miliardi di dollari in intelligenza artificiale

Lo ha anticipato il Wall Street Journal: Alibaba, colosso cinese dell’e-commerce, ha deciso di sfidare i “big” investendo 15 miliardi di dollari in intelligenza artificiale.

Finora gli investimenti in ricerca e sviluppo erano stati di 6 miliardi di dollari. A gestire gli investimenti di Alibaba sarà l’Accademia Damo, guidata da Jeff Zhang, che avrà diversi laboratori di ricerca nel mondo compreso uno situato presso l’Università di Berkeley e potrà contare sul supporto di esperti da Pechino e delle università americane Princeton e il Mit.

Alibaba, domina il 90% del mercato cinese dello shopping online, mentre con la piattaforma Tmall controlla la metà delle transazioni professionali tra venditore e consumatore.

In Cina, circa i nove decimi delle transazioni commerciali avvengono su Internet e il numero dei consumatori è enorme, contando su una classe media di 130 milioni di persone, la maggior parte delle quali fanno tutto online con il loro smartphone. Ogni mese Alibaba può contare su 520 milioni di utilizzatori di smartphone ed è singolare pensare che Amazon abbia un giro d’affari più grande ma un potenziale di crescita minore, proprio perché ha un accesso limitato al mercato cinese.

Giovanni Malaspina

 

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