Trenta miliardi di dollari. Tanto sarebbe entrato in tasca a Intel se fosse riuscita a guadagnare un posto per i suoi chip all’interno di PlayStation 6, la console di prossima generazione di casa Sony, già in stadio di sviluppo benché sia stata appena annunciata la PS5 Pro.
Non è una cifra stellare e nell’ambiente è noto che sviluppare chip per console renda molto meno rispetto ad altre soluzioni nelle quali la marginalità è maggiore, ma sarebbe stata una entrata fissa, spalmabile sull’intero arco di vita della macchina (dunque sette/otto anni) e, visto il background di Sony in campo videoludico, pressoché certa.
INTEL NON DOVEVA PERDERE LA GARA PER PLAYSTATION 6
Per le fonti sentite da Reuters, sebbene già smentite almeno in parte da Intel, nel 2022 la Big Tech Usa avrebbe perso contro Advanced Micro Devices (Amd) nella gara per aggiudicarsi la progettazione e la produzione del chip cruciali per animare la ventura console da salotto firmata PlayStation.
Una gara che, come già si anticipava, secondo le stime (basate sia sul costo dei materiali, di progettazione come pure sulle vendite delle passate console Sony) permetteva di accedere a potenziali ricavi intorno ai 30 miliardi di dollari lungo tutto il ciclo vitale della console.
LA CRISI DI INTEL
Una boccata d’ossigeno per Intel che ha subito una perdita netta di 1,61 miliardi di dollari nell’ultimo trimestre mentre nel corso del 2023 la divisione di produzione di chip di Intel ha registrato perdite operative per 7 miliardi di dollari, con un aumento deciso rispetto ai 5,2 miliardi di dollari di perdite accumulate nell’anno precedente, come riportato da Reuters.
Secondo l’agenzia Bloomberg, l’azienda guidata da Pat Gelsinger starebbe meditando piani per tagli complessivi da 10miliardi che prevedrebbero il licenziamento del 15% della forza lavoro a livello globale, lo scorporo delle attività di progettazione e produzione dei suoi semiconduttori e, se non dovessero bastare, anche l’alienazione di fabbriche e fonderie.
COME MAI INTEL È STATA SUPERATA DA AMD
A far sfumare l’intesa con Sony per PlayStation 6, secondo la ricostruzione di Reuters, “una disputa su quanto profitto Intel avrebbe ricavato da ogni chip venduto al gigante dell’elettronica giapponese”.
Ma non si dimentichi nemmeno che Advanced Micro Devices è già fornitore di Sony dai tempi della vecchia PlayStation 4 e anche l’ultima PS5 Pro sarà equipaggiata con un nuovo SoC progettato dalla società guidata da Lisa Su.
Le fonti sentite da Reuters affermano che il tema sarebbe “stato oggetto di discussione tra gli ingegneri e i dirigenti di Intel e Sony. […] Garantire la retrocompatibilità con le versioni precedenti della PlayStation sarebbe stato costoso e avrebbe richiesto risorse ingegneristiche”. “Se Intel si fosse aggiudicata il chip della PlayStation 6, avrebbe potuto occupare la sua unità produttiva per più di cinque anni”, hanno dichiarato le fonti.
Accaparrarsi la maxi commessa della società nipponica che domina puntualmente il mercato dei videogame non solo avrebbe permesso a Intel di sfruttare il successo di PlayStation 6 al fine di reclamizzare la divisione deputata alla progettazione, ma soprattutto avrebbe comportato un maxi contratto portato a casa da Intel Foundry, la realtà produttiva per conto terzi voluta fortemente dal Ceo Gelsinger per rilanciare la società.
LE MOSSE SU INTEL FOUNDRY
L’amministratore delegato ha infatti in programma di istituire Intel Foundry come sussidiaria indipendente, dotata di un proprio consiglio di amministrazione e con la possibilità di raccogliere capitale esterno. Questa struttura di governance completerà il processo che la società ha avviato all’inizio di quest’anno quando ha separato P&L e rendicontazione finanziaria per Intel Foundry e Intel Products.
NUOVI ACCORDI CON AWS
Per risollevarsi, nelle ultime ore la Big Tech ha annunciato che amplierà la collaborazione strategica con Amazon Web Services (Aws). Ciò include un co-investimento in progetti di chip personalizzati e ha annunciato un quadro pluriennale da miliardi di dollari che copre prodotti e wafer di Intel.