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E’ iniziato il 2018, anno della censura selettiva dei Social

La censura selettiva all’interno delle piattaforme social ha dei limiti. E’ necessaria una migliore regolamentazione   No, sui social non si può scrivere tutto quello che si vuole. E da quest’anno la censura, già iniziata, sarà ancora più pesante, complice il fatto che negli ultimi mesi più volte Facebook e Twitter, ma anche Google, sono…

La censura selettiva all’interno delle piattaforme social ha dei limiti. E’ necessaria una migliore regolamentazione

 

No, sui social non si può scrivere tutto quello che si vuole. E da quest’anno la censura, già iniziata, sarà ancora più pesante, complice il fatto che negli ultimi mesi più volte Facebook e Twitter, ma anche Google, sono finiti sotto i riflettori con l’accusa di offrire ai terroristi uno strumento per trovare nuove reclute, per diffondere l’odio e il bullismo.

Complici anche le fake news, ora i social intendono ripristinare la loro immagine, ripulirsi e stare alle regole. Anche a costo di eliminare post, perdere utenti, cancellare profili e censurare tutto quello che potrebbe essere evocare il concetto di odio. Qualche prima vittima della censura c’è già stata nei giorni scorsi. La questione è seria e nei prossimi mesi i post censurati cresceranno a dismisura.

Il caso tedesco

Una legge del 2017 , entrata in vigore dal 1 gennaio 2018 in Germania,  obbliga i social network a cancellare post con incitamento all’odio non appena qualcuno ne denunci l’esistenza. Chi non lo fa sarà soggetto a multe salatissime.

censuraAlla vigilia di Capodanno, Beatrix von Storch, una parlamentare del partito di estrema destra (AfD), ha contestato un  tweet scritto in arabo inviato dalla polizia di stato della regione Nord Renania-Vestfalia, che spesso comunica nelle lingue delle minoranze etniche. “Che diavolo sta succedendo in questo paese?” ha twittato il parlamentare in risposta. “Intendete essere morbidi con le orde di barbari, musulmani, stupratori così?”

Il lunedì successivo, come racconta Bloomberg,  il tweet di von Storch era sparito e il suo account Twitter è stato temporaneamente sospeso. Ha postato uno screenshot del tweet su Facebook, solo per avere feedback anche lì. Alice Weidel, una co-leader dell’AfD, ha dichiarato di stare dalla parte della collega twittando: “Censura! Le nostre autorità si arrendono a migranti importatori, predatori e attaccabrighe.”

Se le cancellazioni di post simili continuano, è probabile che l’AfD le combatta in tribunale: i messaggi anti-immigrati sui social media sono il modo principale in cui il partito ottiene sostegno.

Von Storch sta già tastando il terreno, e twitta sarcastica: “Non ci sono barbari tra le orde maschili di stupratori, specialmente quando sono musulmani, trovo fantastico che si sentano bene qui e si divertano. Quindi?”. Questo messaggio, pur non passando inosservato, è risultato troppo confuso da essere eliminato per Twitter.

In Germania, il dibattito sulla censura dei social network riguarda la definizione dei messaggi di incitamento all’odio, che le reti quasi certamente interpreteranno il più liberamente possibile per evitare conflitti con le autorità. Anche se forze come l’AfD riescono a riavere i loro messaggi e la libertà di pubblicarne, nuove infrazione della legge del 1 gennaio sono inevitabili a meno che le corti non si muovano contro la legge entrata in vigore.

Il caso ceceno

censuraLa censura non è affatto limitata alla Germania. Alla fine di dicembre, Facebook ha bannato Ramzan Kadyrov, il “condottiero” della Repubblica cecena, dal suo profilo principale su Facebook su Instagram, per aver alternato video di allenamenti a dichiarazioni patriottiche. Facebook ha spiegato che ha dovuto farlo perché Kadyrov era stato aggiunto all’elenco dei segnalati del governo degli Stati Uniti – una scusa che perde di credibilità tenendo conto di tutti gli individui segnalati che mantengono i loro profili social.

Se i social network statunitensi dovessero seguire questa politica di chiusura dei profili di tutti gli individui, semplicemente perché Washington li considera pericolosi, i giornalisti avranno poche ragioni per essere d’accordo. L’account Instagram di Kadyrov, per esempio, era un’utile fonte di informazioni per i giornalisti che coprivano la Cecenia.

Ovviamente, Kadyrov è ancora presente sul Vkontakte, social network con sede in Russia, e questo è decisamente utile per ricordare che ormai sarà quasi impossibile mettere a tacere completamente qualcuno nell’era dei social media.

I limiti della censura 

Se la censura si farà sempre più forte,  le piattaforme stesse perderanno forse il loro significato originale? I social hanno molto più senso quando ognuno – che sia un razzista tedesco o un signore ceceno – può dire quello che vuole? Se è necessaria una selezione tra gli autori e i contenuti del messaggio, le piattaforme si trasformano in media tradizionali, dove la scrittura è migliore e i giornalisti professionisti si sono già accertati delle fonti?

Difficile trovare una soluzione a questi problemi. Certo è che i regolatori dovrebbero resistere all’impulso di focalizzare la loro attenzione sui singoli casi tedeschi o di qualsiasi altro luogo e dovrebbero piuttosto concentrarsi sulla base del problema: l’anonimato, che permette di fuggire dalle responsabilità.

Questo 2018, comunque, sarà decisivo per comprendere i limiti della censura e la necessità di trovare modi alternativi per combattere l’odio.

 

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