E’ ancora presto per parlare di una alleanza tra Meta e Stellantis, ma di certo non passerà inosservato l’ingresso di John Elkann nel board di Meta, l’azienda hi-tech di Mark Zuckerberg che detiene al proprio interno due dei social più popolari al mondo (Facebook e Instagram) cui si aggiunge il recente Threads e naturalmente l’app di messaggistica più diffusa su smartphone: WhatsApp.
META ACCOGLIE JOHN ELKANN
“John – ha detto Zuckerberg annunciando l’arrivo di Elkann – è amministratore delegato di Exor e presidente di due società automobilistiche, Stellantis e Ferrari. Ha una profonda esperienza nella gestione di grandi aziende globali e apporta una prospettiva internazionale al nostro consiglio di amministrazione”.
Elkann, che sale a bordo di Meta proprio mentre Stellantis vive uno dei momenti più difficili della propria giovane esistenza (defenestrato Carlos Tavares, il Gruppo è ancora alla ricerca di un Ceo mentre la produzione automobilistica in Italia ha toccato nel 2024 i minimi dagli anni Cinquanta: un crollo del 40%), dal canto suo promette di voler “contribuire al futuro di una delle aziende più significative del ventunesimo secolo,” e di essere “felice di apportare al consiglio la” propria “esperienza globale e una prospettiva di lungo termine, in una fase in cui Meta continua a plasmare e estendere i confini dell’innovazione e della tecnologia”.
RETROMARCIA SUI PROFILI IA?
Nelle stesse ore, mentre John Elkann saliva a bordo del CdA di Meta, da Facebook venivano frettolosamente cancellati i profili fasulli benché ufficiali, animati dall’Intelligenza artificiale, che il social di Mark Zuckerberg aveva lanciato nel 2023 per studiare l’interazione uomo – macchina.
Un esperimento che molti analisti sostengono di fatto fallito, dal momento che l’Ai di bordo non sarebbe riuscita a rivelarsi all’altezza delle aspettative, animando fantocci grotteschi e stereotipati che nel corso del 2024 hanno ricevuto critiche su critiche da parte degli utenti – veri – che hanno provato a entrare in contatto con loro.
La giornalista del Washington Post Karen Attiah, per esempio, ha pubblicato una serie di screenshot in cui interrogava “Liv” – che secondo il canovaccio imposto all’Intelligenza artificiale sarebbe dovuta essere una “mamma nera queer di 2 bambini” – su come Meta avesse addestrato l’AI, ed è venuto fuori che il bot ha ammesso di essere stato creato da un “team prevalentemente bianco” che le avrebbe pertanto innestato informazioni parziali sul proprio essere.
Un’altra giornalista, Mady Castigan, ha pubblicato una conversazione in cui Liv diceva che i suoi creatori si erano ispirati in parte al personaggio di Sophia Vergara della sitcom Modern Family, personaggio che non è né queer né nero. Insomma, il rischio di animare personaggi “woke” pareva alto e, dato il nuovo corso dell’America trumpiana, forse da Facebook hanno deciso di staccare la spina.
L’ADDIO AL FACT CHECKING
Ma non è la sola giravolta sospetta della dirigenza fatta per non mettersi controvento, ora che negli Usa il vento soffia da tutt’altra parte. La novità più eclatante è infatti un’altra. E l’ha annunciata a sorpresa Zuckerberg in persona.
“Lavoreremo col presidente Trump per respingere i governi di tutto il mondo che se la prendono con le società americane e premono per una censura maggiore”, ha detto il Ceo di Meta nel video in cui annuncia lo stop al fact-checking, accusando invece l’Europa di incoraggiare “un sempre crescente numero di leggi che istituzionalizzano la censura e rendono più difficile realizzare qualsiasi innovazione lì”.
CHIUSA LA COLLABORAZIONE CON OPEN E PAGELLA POLITICA?
Il proprietario di Facebook e Instagram intende perciò eliminare il suo programma di verifica dei fatti di terze parti (lasciando perciò a piedi le testate accreditate per svolgere tale controllo, in Italia ad esempio Pagella Politica e Open, sottoposti a rinnovi annuali) e di sostituirlo con un programma Community Notes scritto dagli utenti simile al modello utilizzato dalla piattaforma di social media X di Elon Musk.
Al momento, Meta fa sapere di non avere intenzione di eliminare i fact-checker in Europa, compresi gli italiani Pagella Politica e Open fondato da Enrico Mentana (nella foto), sottoposti a rinnovi annuali. Tommaso Canetta, vicedirettore di Pagella Politica, non è ottimista: «Nulla impedisce a Zuckerberg di chiudere la collaborazione che ha in molti Paesi europei e in un secondo tempo affrontare le conseguenze. Ci dobbiamo aspettare il peggio», ha dichiarato all’Agi.
Che il modello da seguire sia quello del social rivale è stato esplicitato in tutti i modi. “Abbiamo visto questo approccio funzionare su X dove danno alla propria comunità il potere di decidere quando i post sono potenzialmente fuorvianti e necessitano di più contesto”, ha detto Joel Kaplan, Chief Global Affairs Officer di Meta, in un post sul blog.