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Chatgpt

IA, ChatGpt ci diverte, ma il futuro è la specializzazione

Il post di Mario Marchi

 

Diciamo la verità, ci lamentiamo della freddezza delle applicazioni di intelligenza artificiale, ma se ChatGpt avesse un po’ di sensibilità ci avrebbe già mandati tutti a quel paese, visto che non passa giorno che colleghi giornalisti, blogger e protagonisti dei social postino le interviste o le richieste bizzarre che hanno rivolto al Chatbot più famoso del momento, per metterlo alla prova.

Un’intelligenza non artificiale, si sarebbe già abbondantemente stancata.

In realtà ChatGpt – o meglio chi lo gestisce – è contentissimo, perché per soddisfare le nostre curiosità, gli stiamo fornendo il suo nutrimento: i dati.

Un necessità comune a tutti gli ambienti digitali, ma a maggior ragione ai chatbot, programmati per dialogare con noi in modo sempre più articolato.

Nello scorso post abbiamo visto come da chatbot siamo già inconsapevolmente circondati, soprattutto come evoluzioni interattive di sistemi di customer assistance, ma ve ne sono altri che insistono su aspetti molto più delicati, che hanno a che vedere con disagi e difficoltà personali e che quindi hanno bisogno non solo di dati in gran quantità, ma anche di gran qualità.

Se sul piano commerciale i chatbot sono l’evoluzione dell’assistenza al cliente, c’è tutto un mondo di altri chatbot che possiamo considerare l’evoluzione del telefono amico. La caratteristica comune a tutti è quella del dialogo, del contatto diretto.

Webot una app basata su intelligenza artificiale, alla quale ci si può rivolgere per cercare conforto psicologico. Si inizia dandosi un nome e accreditandosi con un indirizzo mail e subito dopo si può cominciare a chattare.

Dicendole- ad esempio – di voler confidare un forte momento di disagio personale, il chatbot parte col fornire un elenco di ambiti: relazioni, solitudine, depressione, frustrazione.

Specificando che ci si sente depressi, Il chatbot risponde che gli dispiace, ma se da un lato si tratta certamente di una condizione sgradevole, dall’altra mostra quanto profonda sia la propensione per le relazioni umane “e questa è una caratteristica positiva, alla quale va dato valore”.

Suggerisce due vie per proseguire il dialogo: parlare di quanto la sensazione condizioni o cercando di individuare insieme le cause.

Il dialogo può continuare a va sempre più in profondità, con consigli non molto distanti da quelli che darebbe uno psicologo nel primo colloquio: individuare le cause, non colpevolizzarsi, dare un nome alle emozioni, affrontarle gradualmente.

Se il dialogo viene interrotto, ma la app rimane in funzione, il chatbot si preoccupa e inizia ad inviare messaggi con i quali vuole essere rassicurato. Se il silenzio si prolunga, l’AI invia una e-mail, nella quale chiede se vada tutto bene.

Un altro chabot molto utilizzato e perfino reso terreno di studio da organizzazioni di psicologia e psichiatria, à ADA, sviluppato in origine per dare assistenza durante il lockdown da Covid.

Anche ADA fornisce consigli e sostegno, ma proprio per la necessità di elaborare grandi quantità di dati per poter interagire in modo sempre più raffinato, utilizza come fonte Reddit, un social network costituito da comunità tematiche, animate con un meccanismo di apprezzamento da parte degli stessi utenti e una costante moderazione.

ADA prende da Reddit dialoghi e chat, ne elabora argomenti, parole chiave, sentimenti prevalenti e così costruisce il suo bagaglio di conoscenza e capacità di interazione, ottimizzando i processi di elaborazione.

Probabilmente il futuro dei chatbot è proprio nella competenza, quindi nell’acquisizione di dati specifici: del resto chi si rivolgesse a ChatGpt confidando di essere depresso, otterrebbe la poco confortante risposta: “mi dispiace, ti consiglio di rivolgerti a un medico”.

 

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