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Google

I conti di Alphabet (Google) che non tornano agli analisti

Alphabet, la holding che controlla Google, delude le attese. Ecco come e perché secondo gli analisti finanziari. Numeri e commenti

Lunedì nero per Alphabet. Il titolo ha perso il 7% nelle contrattazioni after hours a Wall Street dopo la pubblicazione della prima trimestrale dell’anno. La holding che controlla Google si è unita agli altri giganti della tecnologia nel riportare un profitto del primo trimestre migliore del previsto ma ha registrato entrate inferiori alle stime degli analisti. La colpa? La crescita delle vendite degli annunci pubblicitari è in decelerazione su Google. Il calo ha cancellato oltre 60 miliardi di dollari dalla capitalizzazione di mercato della società.

RICAVI SU MA NON BASTA PER GLI ANALISTI

Il conglomerato guidato da Larry Page ha registrato un fatturato del primo trimestre di 36,34 miliardi di dollari, pari a una crescita dei ricavi del 17%, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, nel quale sono stati registrati ricavi per 31,15 miliardi di dollari. Sebbene stiamo parlando di una cifra enorme, si tratta di almeno 1 miliardo in meno di quanto la maggior parte degli analisti si aspettasse. I ricavi sono infatti in calo rispetto alla crescita del 28% di un anno prima e le vendite pubblicitarie sono aumentate del 15%, in calo rispetto al 24% di un anno fa.

IL PROBLEMA DEI COSTI

L’aumento dei costi rimane un problema per tutte le grandi aziende tecnologiche. Rispetto allo scorso trimestre, Alphabet ha compiuto progressi nella riduzione dei costi, tanto che i profitti hanno battuto le stime nonostante i margini in calo. I costi principali includono il pagamento di terzi per distribuire le proprie pubblicità sui dispositivi mobili, nonché il mantenimento dei server che ospitano il business di cloud computing. Una grande fetta dei costi di Google negli ultimi trimestri è stata dedicata a rafforzare proprio il business del cloud, in quanto la società di Mountain View sta tentando di tenere il passo con i leader del mercato, Amazon Web Services e Microsoft Azure.

COLPA DELL’ADVERTISING

Il vero spauracchio è il business pubblicitario. Sebbene il 92% delle ricerche Web avvenga sul motore di ricerca numero uno al mondo, oltre la metà delle persone che acquistano un prodotto online si affidano oggi ad Amazon, aumentando il suo business pubblicitario. Il business pubblicitario di Alphabet è ancora il fiore all’occhiello, ma se da un lato la crescita ha contribuito ad aumentare le entrate complessive del 17%, ciò è stato inferiore a quello che gli investitori si aspettavano.

L’ADV MIGRA SUI SOCIAL

Google potrebbe dunque affrontare una crisi pubblicitaria. Come ha sottolineato Finimize, le aziende stanno abbandonando le agenzie tradizionali in favore di un maggiore coinvolgimento “autentico” diretto verso i clienti attraverso i social media. Forse chiudere Google+, l’unico canale social della società di Mountain View è stato un errore dopotutto? Piattaforme come Twitter, Facebook e Snapchat puntano molto sul video e Alphabet non ha intenzione di rimanere indietro.  Come sottolinea il Financial Times, le modifiche alla pubblicità su YouTube hanno contribuito ad un grande salto nel numero di volte in cui gli utenti di internet hanno fatto clic sulle pubblicità di Google nei primi tre mesi dello scorso anno, salendo del 59%. Per contro, senza nuovi cambiamenti con un effetto altrettanto potente, il tasso di crescita dei clic è sceso al 39% nell’ultimo trimestre.

MULTE SALATE

A pesare sul primo trimestre dell’anno anche la bacchettata dell’Antitrust europeo. A marzo Google è stata colpita con una nuova sanzione dall’Unione europea da 1,49 miliardi di euro per violazione delle norme sulla concorrenza. La multa rappresenta l’1,29% del fatturato di Google nel 2018 e tiene conto della durata e della gravità dell’infrazione. Con la nuova sanzione, il totale del conto di Google dovuto a Bruxelles ammonta a 8,2 miliardi di euro (9,3 miliardi di dollari).

COME VANNO LE ALTRE SCOMMESSE

E ora uno sguardo alle attività extra-Google. Le cosiddette “Altre scommesse” di Alphabet, che includono la startup per la guida autonoma Waymo, che ha recentemente annunciato una fabbrica di automobili autonome a Detroit, Michigan e Wing, e la compagnia di assistenza sanitaria Verily, rimangono molto piccole, con un fatturato di 170 milioni di dollari, meglio rispetto a 150 milioni di dollari un anno fa ma contro le aspettative di  172 milioni di dollari. Senza contare una perdita operativa di 868 milioni di dollari.

COSA FANNO I RIVALI

La performance di Alphabet non è riuscita dunque a tenere testa ai suoi principali rivali tech come Facebook, che ha mostrato una crescita dei ricavi record di oltre 15 miliardi di dollari nei primi tre mesi dell’anno, e Amazon, che ha registrato quattro trimestri consecutivi di profitti record. Anche Microsoft ha registrato risultati impressionanti nel primo trimestre, superando le aspettative di vendita e di profitto e diventando la terza società statunitense quotata ad essere valutata un trilione di dollari.

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