I siti che monitorano il traffico aereo durante il bug CrowdStrike che ha travolto i sistemi operativi Windows hanno fotografato ben più della portata dell’incidente informatico che ha paralizzato mezzo mondo. Infatti, mentre via via i velivoli sparivano dalle mappe occidentali, si poteva osservare che sulla Cina la situazione restava inalterata. Il perché è semplice: nel Paese asiatico non ci si affida a Windows. Una decisione politica che in questo caso si è rivelata lungimirante. E l’incidente delle ultime ore adesso potrebbe tirare la volata a Huawei che, è noto, sta correndo per presentare già quest’anno il proprio sistema operativo per computer: Harmony o HarmonyOS Next.
IL DIVIETO CHE HA SALVATO LA CINA
Nel maggio del 2022 (ma la manovra affonda le proprie radici in atti del 2014-2015) Pechino ha inoltrato alla sua sterminata macchina burocratica un messaggio esplicito: formattare tutti i PC, laptop, tablet – cambiarli qualora fosse stato necessario – per rimuovere ogni traccia di Windows.
Sono stati individuati dirigenti a livello nazionale in ogni ambito (motorizzazione, scuola, sanità, carceri, ecc…) che hanno dovuto nominare responsabili a livello regionale: questi hanno designato responsabili provinciali e così via. Tutti con un unico compito: assicurarsi che il repulisti informatico fosse svolto su 50 milioni di unità in servizio nella pubblica amministrazione e farlo entro due anni. Entro il maggio 2024, appunto. Nel luglio dello stesso anno, l’incidente di CrowdStrike – che ha paralizzato i terminali con Windows – testimonia che i cinesi hanno rispettato la scadenza.
LA CINA HA CHIUSO LE “FINESTRE” MICROSOFT
Per Bloomberg, che per primo aveva dato la notizia, si è trattato della più aggressiva operazione del governo cinese volta a eradicare la tecnologia estera dai propri punti nevralgici. Una “rivoluzione culturale 2.0” con le opportune differenze rispetto all’originale degli Anni ’60: riguardava infatti solo la tecnologia e solo i prodotti provenienti dall’estero.
All’epoca la Cina si era scoperta debole: non aveva mai predisposto alcun sistema operativo che potesse rimpiazzare Windows. Formattato il software della software house di Redmond era stato installato l’open source Linux, scelta dai più grandi produttori del Paese (su tutti Lenovo, tra i marchi ad aver avuto più benefici a livello economico) per animare le proprie macchine. E proprio attorno a Linux è stato costruito NeoKylin, ovvero la risposta cinese a Windows, che però non ha fondamenta codicistiche proprietarie.
NUOVI OS ALL’ORIZZONTE: HARMONYOS
Tre anni prima che la Cina recidesse ogni collegamento con Windows, ovvero nel maggio del 2019, Donald Trump da presidente Usa aveva deciso di bandire Huawei, tra le principali big tech cinesi nel campo hardware: smartphone, smartwatch, ma anche tablet e laptop. Il produttore di Shenzhen ha dovuto così fare di necessità virtù: essendosi ritrovato dall’oggi al domani senza più software occidentale, ha iniziato a prepararlo nei propri reparti di Ricerca e sviluppo.
Nella fretta, la soluzione immediata è stata posticcia: Harmony, il sistema operativo sfruttato fino a oggi, ha continuato a basarsi su kernel Android. E Android è americana, di Google. Durante la Huawei Developer Conference 2024, la conferenza per sviluppatori condotta dal presidente della multinazionale cinese Richard Yu Chengdong, però, il colosso asiatico ha alzato il velo su HarmonyOs Next, il primo sistema operativo proprietario che non sarà più una skin di Android.
Per la verità HarmonyOs Next era già stato mostrato un anno fa, sempre durante la conferenza per gli sviluppatori. Ma il quadro è stato arricchito soltanto negli ultimi giorni e permette di valutare i progressi fatti dai cinesi nello sviluppo di una piattaforma operativa proprietaria.
L’IMPORTANZA DI HARMONYOS NEXT NELLA STRATEGIA CINESE
Il nuovo sistema operativo si candida a diventare lo standard in Cina. Anche perché, come già anticipato, HarmonyOs Next non è destinato solo a smartphone, tablet e smartwatch, ma anche a laptop e PC.
Ma dopo gli ultimi accadimenti che hanno paralizzato il traffico aereo, come pure gli ospedali e le banche, sono parecchi gli esperti ad aver iniziato a sostenere che sarebbe consigliabile predisporre computer con sistemi operativi differenti da far entrare in gioco in casi emergenziali in cui si scatena un effetto domino mondiale.
ADDIO AL WINDOWS-CENTRISMO?
Si tratterebbe di mettere in pratica un sistema a doppio binario, che richiede naturalmente risorse enormi, dato il raddoppio della spesa e anche competenze ad hoc, ma è una alternativa che potrebbe essere presa in seria considerazione, perché l’incidente degli ultimi giorni ha rivelato al mondo – e soprattutto a eventuali malintenzionati – la fragilità dell’intelaiatura telematica occidentale “Windows-centrica”.
LA CORSA DI HUAWEI
Secondo recenti indiscrezioni, Huawei starebbe correndo per rilasciare una versione desktop di HarmonyOS Next già entro la fine del 2024. Una corsa motivata dalla predetta necessità della Cina di avere una reale alternativa a Microsoft non più basata su Linux per il proprio mercato dei PC.
Una corsa che ora potrebbe consentire all’azienda cinese di presentarsi al mondo con un prodotto differente proprio in un momento storico in cui ci si è resi conto degli svantaggi comportati dall’affidarsi solo a un software, che è poi lo stesso in tutto l’Occidente. Basterà questa esigenza a far superare a europei e americani la crescente diffidenza nei confronti della tecnologia made in China?