skip to Main Content

Google

Biden spacchetterà Google?

La causa del dipartimento di Giustizia punta a separare da Google le operazioni di compravendita di pubblicità online: secondo l'accusa, la società abuserebbe della sua posizione dominante. Tutti i dettagli.

Google nel mirino di Biden?

La causa del dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti contro Google, avviata martedì per ragioni legate al presunto abuso di posizione dominante della società nel mercato della pubblicità online, potrebbe essere uno dei casi antitrust più importanti di sempre. E potrebbe portare allo “spacchettamento” dell’azienda, cioè allo scorporo di una parte del suo business in un’entità non controllata da Alphabet, la holding che possiede il gigante delle ricerche su Internet.

L’ACCUSA DEL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA E LA DIFESA DI GOOGLE

Secondo il dipartimento di Giustizia – al quale si sono uniti otto stati americani, come la California e New York -, Google ha monopolizzato illegalmente il mercato della pubblicità online per anni, acquisendo gran parte delle tecnologie utilizzate per la compravendita degli annunci sui siti web, ai quali né gli inserzionisti né gli acquirenti possono rinunciare, e agendo da intermediaria tra le due parti.

Google vende anche spazi pubblicitari propri su siti come YouTube.

Il governo americano pensa che Google abbia costruito un sistema – fondamentali, a questo scopo, sono state le acquisizioni di DoubleClick (2008), AdMob (2009), Invite Media (2010) e AdMeld (2011) – che costringe gli inserzionisti a pagare cifre più alte di quelle che un mercato concorrenziale potrebbe garantire. Stando all’accusa, Google ottiene 30 centesimi per ogni dollaro speso dagli inserzionisti sui suoi strumenti per il posizionamento della pubblicità sul web.

La società si è difesa sostenendo, al contrario, l’esistenza di una forte concorrenza nel mercato dell’online advertising (quello statunitense, il più grande, vale oltre 278 miliardi di dollari): ha indicato Meta, Microsoft e Amazon come le sue principali rivali. A detta di Google, l’intervento del dipartimento di Giustizia nel settore avrà l’effetto di “rallentare l’innovazione, far aumentare le tariffe pubblicitarie e rendere più difficile la crescita di migliaia di piccole imprese e di editori”.

L’OBIETTIVO DEL GOVERNO AMERICANO

Quella aperta martedì non è per Google la prima e unica causa antitrust negli Stati Uniti: ce ne sono adesso cinque in tutto, a partire dal 2020, che prendono di mira le sue attività di ricerca online, di pubblicità digitale, di distribuzione di app e di utilizzo del sistema operativo per dispositivi mobili Android.

Attraverso il dipartimento di Giustizia, l’obiettivo del governo americano – già dai tempi dell’ex-presidente Donald Trump – è quello di contrastare le eventuali pratiche anticoncorrenziali nel settore dell’economia digitale, in modo da garantire condizioni di equità che possano stimolare l’innovazione oggi e in futuro.

I TEMPI

John Sisco, giornalista di POLITICO specializzato in diritto della concorrenza, ha scritto che la causa del dipartimento di Giustizia non si concluderà probabilmente prima di due anni, senza contare gli eventuali appelli di Google.

Il dipartimento vuole ottenere la separazione da Google dell’entità che si occupa della pubblicità online, una fonte di entrate fondamentale per la società madre Alphabet.

LA STRETTA AMERICANA SULLE BIG TECH

Secondo Sisco, la stretta regolatoria delle autorità americane non si fermerà a Google ma prenderà di mira anche altre compagnie tecnologiche, o “Big Tech”. Il dipartimento di Giustizia sta già lavorando a un caso antitrust contro Apple, mentre la Federal Trade Commission (l’agenzia che si occupa di tutela della concorrenza e dei consumatori) sta indagando da anni sulle attività di Amazon.

L’ultimo Congresso, quello precedente alle elezioni di metà mandato, stava lavorando a delle leggi antitrust che prendevano di mira Google, Amazon, Meta, Apple e Microsoft. Non sono però state approvate, e secondo Sisco è difficile che possano esserlo ora, vista la spaccatura tra democratici e repubblicani.

Back To Top