Il Garante dell Privacy e la Commissione Europea hanno avviato un’indagine per capire la questione della condivisione dati tra Facebook e Whatsapp
Il Garante della Privacy ha aperto un’inchiesta su Facebook e Whatsapp. Le due piattaforme, la prima social e l’altra di messaggistica istantanea (controllata di Facebook), condividerebbero i dati. La cosa ha attirato l’attenzione dell’Ue, che ha già avviato le sue indagini, del Garante della Privacy italiano e del Commissario per la Protezione dei Dati e della Libertà d’informazione di Amburgo, che ha già richiesto il blocco del trasferimento dati. Ma proviamo a capire insieme.
Ad agosto 2016, a due anni e mezzo dall’acquisizione da parte di Facebook, l’app di messaggistica ha annunciato una modifica dei termini di servizio e dell’informativa sulla privacy, che le consentira’ di ‘collegare’ i numeri di telefono degli utenti ai sistemi del social. “Anche se ci coordineremo maggiormente con Facebook nei mesi a venire, i messaggi crittografati rimarranno privati e nessun altro potra’ leggerli. Ne’ WhatsApp, ne’ Facebook, ne’ nessun altro”, hanno provato a rassicurare i dirigenti della chat. Ma la cosa, ovviamente, non poteva passare inosservata.
L’operazione di condivisione dati è riporatata nella nuove regole sulla privacy di Whatsapp e deve essere autorizzata dall’utente. Chi non vuole condividere i dati, infatti, può disattivare un’opzione dalle impostazioni dell’app (si hanno solo trenta giorni di tempo dall’accettazione dei nuovi termini).
Le indagini in corso

Anche il Garante della Privacy ha invitato le due società a fornire tutti gli elementi utili alla valutazione del caso, chiedendo a Whatsapp di specificare la tipologia di dati che la piattaforma di messaggistica intende mettere a disposizione di Facebook; le modalità per la acquisizione del consenso da parte degli utenti alla comunicazione dei dati; le misure per garantire l’esercizio dei diritti riconosciuti dalla normativa italiana sulla privacy.
C’è da dire che il fatto che i dati di WhatsApp non fossero collegati a quelli del social è stato fondamentale per l’ok all’acquisizione. “Abbiamo fatto delle domande. Il fatto che i dati non fossero uniti agli altri è stato un fattore decisivo nel via libera all’acquisizione”, ha spiegato Margrethe Vestager.






