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First Playable Fund

First playable fund, come chiedere allo Stato di finanziare il proprio videogioco

Che cos'è e come funziona First Playable Fund

 

Come dicevano i vecchi videogame di una volta: START. A partire dalle 12 del giorno 30 giugno 2021 si potranno infatti presentare le istanze d’accesso al programma First Playable Fund, il fondo da 4 milioni di euro (ne parlammo qui), fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle, a tutela della proprietà intellettuale destinato ai piccoli studi che sviluppano videogiochi qui in Italia.

Il nostro Paese è noto per la manifattura, per il cibo, per il terziario, ma non certo per il comparto videoludico. Nonostante nell’immediato Dopoguerra fossimo già all’avanguardia in fatto di cinema, nonostante opera e teatro parlino essenzialmente italiano un po’ in tutto il mondo, l’ottava arte ce la siamo proprio fatta scappare. Molto più forti di noi, in Europa, la vicina Francia, ma pure l’Inghilterra, la Germania e soprattutto la Polonia. Il First Playable Fund ha come scopo quello di incentivare la crescita di un’industria di settore che, da noi, è di fatto microscopica.

Secondo l’ultimo censimento di IIDEA, la Confindustria dei videogiochi, attore che rappresenta sviluppatori, distributori e produttori italiani, le imprese che sviluppano videogiochi sarebbero appena 160 per 1600 addetti. Il 73% degli studi  opera sul mercato da oltre 4 anni e sta aumentando il numero delle imprese con oltre 500 mila euro di fatturato annuo e con più di 20 dipendenti. Un terzo delle realtà rientra oggi nella definizione di PMI (+10 dipendenti) e un quinto ha più di 20 dipendenti. Nel censimento del 2018 il 17% erano imprese con più di 10 dipendenti e il restante 83% erano microimprese.

Questa è dunque la platea cui si rivolge il First Playable Fund, che da IIDEA, per bocca di Luisa Bixio, numero 2 dell’Associazione che raggruppa produttori e sviluppatori italiani , fanno sapere che lo sforzo del governo, per quanto gradito, ancora non basti: “Vorremmo portarlo a dieci milioni di euro”, puntualizzano e poi ricordano come un’altra agevolazione, la tax credit firmata da Dario Franceschini nel 2016 per chi investe nel cinema e nei videogame sia rimasta a lungo impantanata per colpa dei decreti attuativi e tutt’ora permanga oltre la linea d’orizzonte.

Ma intanto bisogna arrangiarsi con ciò che si ha. Il First Playable Fund, con una dotazione iniziale di 4 milioni di euro, prevede la concessione di contributi a fondo perduto in favore di progetti che, attraverso lo sviluppo delle fasi di concezione e pre-produzione, intendono realizzare un prototipo di videogioco destinato alla distribuzione commerciale. Le agevolazioni sono concesse nella forma di contributo a fondo perduto, nella misura del 50% delle spese e dei costi ammissibili sostenuti per la realizzazione del progetto ammesso. Il contributo è riconosciuto ai sensi del “de minimis” e nel rispetto dei limiti previsti dal regolamento (UE) n. 1407/2013, ai sensi del quale l’aiuto massimo concedibile per ciascuna “impresa unica” non può superare l’importo di euro 200.000,00 nell’arco di tre esercizi finanziari.

Possono beneficiarne le realtà che:

  • svolgono, in via prevalente, l’attività economica di “Edizione di software” o “Produzione di software, consulenza informatica e attività connesse”;
  • hanno sede legale nello Spazio Economico Europeo;
  • sono soggette a tassazione in Italia per effetto della loro residenza fiscale, ovvero per la presenza di una sede operativa in Italia, cui sia riconducibile la realizzazione del prototipo;
  • hanno un capitale sociale minimo interamente versato e un patrimonio netto non inferiori a diecimila euro, sia nel caso di imprese costituite sotto forma di società di capitali, sia nel caso di imprese individuali di produzione che di imprese costituite sotto forma di società di persone;
  • sono regolarmente costituite e iscritte come attive nel Registro delle imprese della Camera di commercio territorialmente competente;
  • sono nel pieno e libero esercizio dei propri diritti, non sono in liquidazione volontaria e non sono sottoposte a procedure concorsuali con finalità liquidatorie;
  • garantiscono, nel caso in cui si operi anche in settori diversi o si esercitino anche altre attività escluse dal campo di applicazione del regolamento de minimis, con mezzi adeguati quali la separazione delle attività o la distinzione dei costi, che la predette attività esercitate nei settori esclusi non beneficiano di aiuti concessi a norma del regolamento de minimi;
  • abbiano restituito somme dovute a seguito di provvedimenti di revoca di agevolazioni concesse dal Ministero dello sviluppo economico;
  • non siano destinatarie di una sanzione interdittiva di cui all’articolo 9, comma 2, lettera d), del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231 e successive modificazioni e integrazioni;
  • i cui legali rappresentanti o amministratori non siano stati condannati, con sentenza definitiva o decreto penale di condanna divenuto irrevocabile o sentenza di applicazione della pena su richiesta ai sensi dell’articolo 444 del codice di procedura penale, per i reati che costituiscono motivo di esclusione di un operatore economico dalla partecipazione a una procedura di appalto o concessione ai sensi della normativa in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture vigente alla data di presentazione della domanda.

Per quanto riguarda, invece, i progetti ammessi e che lo Stato si impegna a finanziare, devono:

  • prevedere, attraverso lo sviluppo delle fasi di concezione e pre-produzione, la realizzazione di un prototipo di videogioco destinato alla distribuzione commerciale;
  • essere realizzati presso la propria sede operativa ubicata in Italia, come indicata nella domanda di agevolazione;
  • prevedere, ciascuno, la realizzazione di un singolo prototipo;
    prevedere spese e costi ammissibili complessivamente non inferiori a euro 20.000,00;
  • essere avviati successivamente alla data di presentazione della domanda di agevolazione, dove per data di avvio si intende la data del primo titolo di spesa/costo ammissibile alle agevolazioni;
  • essere ultimati entro 18 mesi dalla data del provvedimento di concessione delle agevolazioni, dove per data di ultimazione si intende la data dell’ultimo titolo di spesa/costo ammissibile alle agevolazioni.

Le domande di agevolazione dovranno essere presentate, come si anticipava, a decorrere dalle ore 12.00 del giorno 30 giugno 2021 e compilate esclusivamente in lingua italiana e in forma elettronica, utilizzando la piattaforma informatica che sarà raggiungibile dalla presente sezione del sito web e da quella del sito dell’Agenzia Nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A. – Invitalia (www.invitalia.it).

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