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Facebook out, tutti (o quasi) i perché

Che cosa sta succedendo a Facebook. Fatti, commenti, analisi e approfondimenti

Molti hanno pensato a un attacco hacker quando, in preda alla frenesia, tentavano di accedere – invano – a Facebook (come ad altri social tipo Istagram e Whatsapp). Ma per ore il popolare social network ha lasciato “a piedi” i suoi utenti, provocando tra l’altro migliaia di dollari di danni agli inserzionisti che popolano con le loro pubblicità la creatura di Mark Zuckerberg.

ECCO COSA È SUCCESSO

A rispondere – e tranquillizzare – il popolo di Facebook ci ha pensato una nota della stessa compagnia: nessun cyber attacco ma più semplicemente una banale “modifica della configurazione del server” è stata la causa della peggiore interruzione della storia del social network che ha “innescato una serie di problemi a cascata” per le sue piattaforme, tra cui WhatsApp e Instagram.

Come racconta la Bbc, l’interruzione, che è durata più di 14 ore, ha lasciato la maggior parte dei prodotti inaccessibili in tutto il mondo. E il gigante dei social network ha impiegato un’intera giornata a risolvere i problemi: “Siamo molto dispiaciuti per l’inconveniente e apprezziamo la pazienza di tutti”, ha scritto Facebook sul suo blog.

Qualche analista ha storto il naso mettendo in dubbio soprattutto l’eccessiva durata di tempo impiegato dal social network per fornire una spiegazione al blackout. L’analista indipendente nel settore della sicurezza Graham Cluley ha detto alla Bbc: “Il motto di Facebook è sempre stato ‘muoviti velocemente e rompi le cose’. Va bene quando sei una start-up innovativa, ma quando miliardi di persone usano il tuo sito ogni mese non è un buon modo per gestire il business”.

In ogni caso, “quando siti popolari come questi vengono oscurati, molte persone pensano che ci debba essere una spiegazione sinistra, come un attacco hacker – ha aggiunto Cluley -. Tuttavia, chiunque abbia lavorato nel settore IT per un certo periodo di tempo sa che gli errori sono fin troppo comuni. Non devono sempre essere i cybercriminali ad essere i colpevoli”.

SI CONTANTO I DANNI

Naturalmente il blackout non è stato senza conseguenze economiche. Milioni di aziende fanno pubblicità sulla piattaforma o si affidano a post sponsorizzati per fare il loro marketing. Quando Facebook va offline inevitabilmente si perdono preziose linee di comunicazione: Instagram e Facebook sono, infatti, economie a se stanti, dove le persone possono vedere gli annunci pubblicitari e comprare direttamente.

L’interruzione è paragonabile alla scomparsa improvvisa in città di tutti i cartelloni pubblicitari e gli annunci radiofonici, senza la possibilità per i consumatori di trovare i prodotti pubblicizzati o i negozi. Generalmente Facebook, quando si verificano casi come questi, non addebita nulla agli inserzionisti per le loro campagne.

Quando le persone fanno pubblicità sul popolare social network, scelgono se vogliono ottenere impressioni (le persone che vedono il post) o ‘conversion’ (le persone che effettivamente cliccano il post), e pagano solo per le persone che effettuano una di tale azioni. In questo modo, il blackout non ha fatto perdere direttamente denaro ma ha provocato perdita ‘potenziali’ per la mancanza di persone che hanno cliccato su un annuncio o comprato qualcosa. M

a i cali di fatturato potrebbero proseguire anche nei giorni a venire: la riduzione dei click potrebbe infatti ripercuotersi in minore pubblicità e quindi minore afflusso di clienti: basti pensare ad aziende che avevano intenzione di pubblicizzare eventi specifici in quei giorni. Oppure al business secondario dell’influencer marketing in cui si usano personaggi con milioni di follower per pubblicizzare dei prodotti.

ADDIO AI TOP MANAGER: ANCHE CHRIS COX SE NE VA

Probabilmente era stata decisa da tempo e il problema ai server di Facebook non è stato la causa principale ma due dei massimi dirigenti dell’azienda hanno deciso di lasciare per divergenze con Zuckerberg sulla direzione da prendere per il futuro del social network.

Chris Cox, chief product officer di Facebook e membro della cerchia ristretta di Zuckerberg, è uno dei due dirigenti che se ne vanno. Ha accennato ai disaccordi in un post pubblicato ieri. “Come ha sottolineato Mark, stiamo voltando nuovamente pagina – ha scritto Cox, 36 anni -. Questo sarà un grande progetto e avremo bisogno di leader che siano entusiasti di vedere la nuova direzione”.

L’altro dirigente in uscita è Chris Daniels, 43 anni, che gestisce WhatsApp. Le divergenze, secondo quanto racconta il New York Times, sono dovute alla volontà dello stesso Zuckerberg di assumere un maggior controllo della sua azienda e delle sue applicazioni – Instagram, WhatsApp e Facebook Messenger – attraverso un piano per integrare i servizi in un’unica piattaforma incentrata sulla privacy. Almeno secondo sei persone coinvolte nel piano che hanno parlato con il quotidiano newyorchese.

Si tratta, infatti, di un cambiamento sostanziale per Facebook, che ha tradizionalmente incoraggiato le persone a condividere pubblicamente post, video e foto. I dirigenti di Facebook che hanno gestito i vari servizi si sono detti preoccupati di far lavorare insieme le applicazioni, aspetto che secondo loro potrebbe portare a pagare pegno in termini di popolarità e crescita dei singoli prodotti.

UN MOMENTO DI TRANSIZIONE PER FACEBOOK

Facebook sta attraversando un difficile momento di transizione e sta cercando di riprendersi da due anni di scandali sulla privacy dei dati e sulla disinformazione. Questi problemi hanno colpito il gigante della Silicon Valley, causando disordini interni mentre i suoi vertici hanno cercato di trovare un modo per adattarsi. Zuckerberg ha fatto diversi tentativi per liberare Facebook da contenuti tossici, notizie false e altri problemi, ma con scarso successo. “Ora Zuckerberg sta procedendo per concentrare Facebook sulla messaggistica privata anche se questo significa liberarsi di alcuni dei suoi migliori tenenti”, ha scritto il Nyt. Cox ha lavorato con Zuckerberg per 13 anni e si è unito a Facebook come uno dei suoi primi 15 ingegneri informatici. È stato anche determinante nella costruzione del News Feed, il flusso di messaggi che le persone vedono quando accedono al servizio. Per alcuni nella Silicon Valley, era considerati come il possibile successore di Zuckerberg.

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