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Come Facebook, Google e Microsoft architettano un consorzio che gestisca i dati

I dati che affidiamo alle applicazioni, tutti riuniti in un unico “insieme” che ci permetta di usare le varie piattaforme indistintamente. È l’idea alla base di Data Transfer Project, un progetto congiunto annunciato da Google, Facebook, Microsoft e Twitter che promette di semplificare la vita di chi utilizza le applicazioni. Un progetto che potrebbe anche…

I dati che affidiamo alle applicazioni, tutti riuniti in un unico “insieme” che ci permetta di usare le varie piattaforme indistintamente. È l’idea alla base di Data Transfer Project, un progetto congiunto annunciato da Google, Facebook, Microsoft e Twitter che promette di semplificare la vita di chi utilizza le applicazioni. Un progetto che potrebbe anche portare con sé qualche possibile controindicazione, in particolare in riferimento alla sicurezza dei dati stessi.

DATA TRANSFER PROJECT

Ciò a cui aspira la “cordata” dei big dell’IT è un sistema per trasferire i dati direttamente da un servizio all’altro, senza la necessità di scaricarli e poi ricaricarli su una diversa piattaforma. Parliamo di foto, email, contatti, rubriche, agende e potenzialmente molto altro. Esistono già delle procedure per condividere alcune di queste informazioni, ma l’idea è di costruire un sistema che implementi la portabilità dei dati. L’auspicio dei promotori, espresso fra gli altri da Microsoft in una nota, è che il gruppo si allarghi ad altre compagnie.

Data Transfer Project è attualmente un codice open source, disponibile gratuitamente, a cui ingegneri ed esperti stanno lavorando, nella filosofia riassunta nel libro bianco realizzato ad hoc, per cui «il futuro della portabilità dovrà essere più inclusivo, flessibile e aperto».

LA SICUREZZA

Al netto degli indubbi vantaggi che un sistema di condivisione dei dati potrebbe portare sul piano della praticità d’uso delle piattaforme, il progetto solleva questioni e problemi in merito alla sicurezza dei dati stessi.

Lo scandalo Cambridge Analytica ha evidenziato un nervo scoperto: ovvero la facilità con cui i dati sono potuti passare da una compagnia (in questo caso Facebook) ad altre. Evidentemente un sistema che consenta di condividere i dati automaticamente solleva qualche timore.

Una possibile soluzione, suggerita dal product manager di Google Takeout Greg Fair, è dare vita «a un consorzio che comprenda compagnie, gruppi di consumatori e rappresentanti dei governi» che sia in grado di gestire la governance del progetto. Un modo, per i colossi di internet, di ammortizzare i rischi rispetto alla gestione dei dati o se vogliamo, come ha scritto Theverge.com, «di condividerne le responsabilità fra un gruppo più ampio».

IL NODO DEI DATI

Certo questo approccio potrebbe non essere tecnicamente così semplice da adottare. In realtà, per certi versi sembra che le compagnie preferiscano mantenere il controllo dei “rubinetti” delle informazioni. «Uno dei maggiori pregi delle applicazioni è che hanno la possibilità di imporre condizioni a cui si possano utilizzare i dati – ha spiegato David Baser, esperto di Facebook di sicurezza dei dati, a Theverge.com – Se i dati usciranno dalle nostre mani, saranno “là fuori”, e se qualcuno li vorrà usare per scopi cattivi, Facebook non potrà farci proprio nulla».

Per contro, esiste un tema di oligopolio sempre più accentuato nel settore IT, e di un potere (ovvero di dati) sempre più accentrato nelle mani di poche aziende. L’idea di una tecnologia “open” di utilizzo dei dati potrebbe forse contrastare questa caratteristica del mercato. Secondo Kevin Bankston, direttore dell’Istituto Open Technology, la portabilità dei dati potrebbe essere «un modo per bilanciare» il preoccupante potere delle piattaforme».

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