Non si contano le volte in cui tutti noi abbiamo ricevuto un messaggio che ci avvertiva che se non lo avessimo inoltrato a tutti i numeri della nostra rubrica avremmo iniziato a pagare Facebook o WhatsApp. Truffe piuttosto maldestre, le solite catene tendenzialmente innocue, solo fastidiose. Tuttavia questa volta c’è davvero il “rischio” che Facebook e Instagram diventino a pagamento: non lo dice una mail ignota o un sms inoltrato migliaia di volte ma il New York Times.
FACEBOOK E INSTAGRAM A PAGAMENTO?
Alla base della decisione di sovvertire il business model di Meta, che com’è ormai noto a tutti punta sulla gratuità d’accesso alle proprie piattaforme perché i ricavi provengono dai nostri dati che il Gruppo sfrutta poi in Adv targhetizzato, la stretta europea sulla privacy.
Il quotidiano newyorkese sostiene che il colosso di Mark Zuckerberg (che nonostante i grattacapi creati dall’investimento sbagliato nel metaverso, nei tre mesi chiusi il 30 giugno ha visto gli utili per azione salire a 2,98 dollari su ricavi pari a 32 miliardi di dollari), starebbe valutando l’opzione di rendere l’accesso a Facebook e Instagram a pagamento almeno nel Vecchio Continente.
COSA C’ENTRA BRUXELLES?
Alcune fonti interne a Meta sentite dal quotidiano newyorkese ritengono che la possibilità di offrire agli utenti la scelta di sottrarsi alla pubblicità mediante un accesso a pagamento a Facebook e a Instagram potrebbe alleviare alcuni dei timori delle autorità europee. Nessuno dalle parti di Menlo Park si aspetta infatti una pioggia di sottoscrizioni.
L’intenzione alla base di questa improvvisa sterzata sarebbe quella di offrire all’utenza europea una opzione che non preveda pubblicità e, dunque, profilazione delle preferenze, così da rendersi conforme a quanto richiesto dalle autorità europee in tema di privacy e delle nuove politiche per l’uso dei dati. Il nodo della questione sarebbe infatti adeguarsi alle ulteriori restrizioni decise da Bruxelles, le stesse che al momento hanno frenato Meta dal lancio del nuovo social rivale a X, Threads, nei 27 Paesi dell’Unione europea.