skip to Main Content

F 35 Cina

F35, Lockheed, Leonardo, ecco che cosa hanno deciso (forse) M5s, Pd e Leu sui cacciabombardieri

Via libera della Camera alla mozione di maggioranza sull’acquisto degli F35 che impegna a “valutare il programma” (e fioccano già intepretazioni diverse tra i giallorossi). Bocciate le mozioni dell’opposizione (tra cui quella Lega-FI sull’impegno ad acquistare 90 velivoli) Prosegue il programma F35 in Italia, ma non si sa come. Nell’ambito dell’esame delle mozioni concernenti l’acquisto…

Prosegue il programma F35 in Italia, ma non si sa come.

Nell’ambito dell’esame delle mozioni concernenti l’acquisto di velivoli F35, ieri sera la Camera ha approvato quella di maggioranza a firma Pagani (Pd), Giovanni Russo (M5S), Carè (Iv), Fornaro (Leu) che impegna il governo a continuare il programma Jsf di acquisto dei caccia Lockheed Martin, ma anche di rivederlo.

La Camera ha respinto invece le mozioni di minoranza, una a firma Ferrari, Maria Tripodi ed altri, un’altra a firma Silli ed altri e un’altra ancora a firma Meloni ed altri.

APPROVATA LA MOZIONE DI MAGGIORANZA

La mozione a firma Pagani (Pd) impegna il governo “a valutare le future fasi del programma, del quale l’Italia è parte, tenendo conto dei mutamenti del contesto geopolitico, delle nuove tecnologie che si stanno affacciando, dei costi che si profilano, degli impegni internazionali assunti dall’Italia, della tutela e delle opportunità dell’industria italiana del comparto difesa e dell’occupazione, al fine dell’accrescimento del know-how nazionale, dell’accesso alla tecnologia straniera e delle risorse disponibili”.

Non si conferma in toto, dunque, il perfezionamento dell’acquisto dell’intero lotto di 90 F35, il caccia assemblato da Leonardo per conto di LM nello stabilimento Faco di Cameri (Novara), gestito da Leonardo (ex Finmeccanica). Anzi, secondo il deputato di Leu, Erasmo Palazzotto, ora “il governo ha tutti gli strumenti per riaprire il negoziato e tornare al dimezzamento del programma già votato dal parlamento nel 2014″.

Inoltre, la mozione approvata impegna l’esecutivo “a valutare, attraverso le unità già in forze presso i reparti operativi, la piena rispondenza dei velivoli ai requisiti tecnici, operativi e di sicurezza delle Forze armate” e “a continuare nella valorizzazione degli investimenti già effettuati nella Final Assembly and Check Out di Cameri e della sua competitività quale polo produttivo e logistico internazionale, allargando ulteriormente gli ambiti di cooperazione internazionale nel campo aerospaziale e della difesa al fine di massimizzare i ritorni economici, occupazionali e tecnologici”. Infine, la maggioranza impegna il governo “a riferire periodicamente al Parlamento delle evoluzioni del programma”.

PASSO INDIETRO PENTASTELLATO

Dunque, se da una parte la mozione non impegna il governo giallorosso a confermare in toto l’acquisto dei 90 velivoli dall’altra non chiede nemmeno il taglio o la sospensione degli accordi presi con gli Stati Uniti. Si tratta pertanto – nella sostanza, notano gli addetti ai lavori – di un cambio della rotta grillina sul programma Jsf, “una virata di 180 gradi” definita da Avvenire.

Il M5S, da sempre critico nei confronti dell’acquisto del velivolo, ha continuato infatti a manifestare perplessità una volta seduto al tavolo di governo ma stavolta sembra aver ceduto. Non si parla più di stop al programma, né tantomeno di tagli.

LA GIUSTIFICAZIONE GRILLINA

“Noi abbiamo criticato il programma e di certo non rimpiangiamo quella scelta”, ha dichiarato il pentastellato Luca Frusone, componente della commissione Difesa. “Quello che oggi vogliamo chiedere al governo è di valutare seriamente e con coscienza il prosieguo del programma, considerando tutte le possibilità come un buon padre di famiglia, tenendo a mente l’interesse dell’Italia. Le condizioni rispetto a 6 anni fa sono cambiate, ci troviamo in uno stato avanzato del programma ma è necessario avviare un dibattito franco sul tema per evitare scelte sbagliate e affrettate”, ha sostenuto Frusone.

E il collega 5 Stelle Giovanni Russo, capogruppo anche lui in commissione difesa, ha aggiunto che così “potrà essere valorizzato il centro di Cameri dove si assemblano gli F35”.

Riprende invece il filo della contestazione al programma il capogruppo M5s in commissione Esteri a Palazzo Madama, Gianluca Ferrara. “Una revisione del programma F35 è doverosa anche da parte dell’Italia — ha dichiarato Ferrara — come ha ribadito più volte Luigi Di Maio e ha confermato lo stesso Conte. Rinegoziare la partecipazione italiana al programma F-35 consentirà di liberare miliardi di euro da investire in servizi ai cittadini”.

RETROMARCIA ANCHE DEM

Tuttavia, il M5s non è il solo ad aver smussato la posizione riguardo il cacciabombardiere statunitense. Con questa mozione, passo indietro anche per il Pd, che nel 2014 aveva sostenuto la mozione Scanu che chiedeva al governo dell’epoca di dimezzare l’investimento per il costoso programma di velivoli.

D’altronde anche l’attuale ministro della Difesa Lorenzo Guerini in quota Pd ha rinnegato la posizione del partito sul programma Jsf. :“Ho la responsabilità di assicurare efficacia ed efficienza della strumento militare con numeri, in termini di uomini e mezzi, che soddisfino l’esigenza operativa” e “la partecipazione dell’Italia al programma F-35 risponde a questi obiettivi ed è dettata da queste necessità” ha dichiarato in una recente intervista al Corriere.

BOCCIATE LE MOZIONI DELL’OPPOSIZIONE

Pioggia di critiche da parte della Lega che con la propria mozione, al pari di Forza Italia e Fratelli d’Italia, avrebbe spinto per un’accelerazione degli acquisti dell’F35. “La bocciatura della nostra mozione dimostra ancora una volta come Pd, 5S e Italia viva preferiscano sacrificare gli interessi generali del Paese pur di mantenere in piedi il precario equilibrio all’interno della maggioranza, smentendo di fatto le posizioni del ministro Guerini”, ha detto il capogruppo Lega in commissione Difesa della Camera, Roberto Paolo Ferrari.

LA MOZIONE LEGA E FI

Nel testo depositato da Roberto Paolo Ferrari (Lega) e sostenuto anche da Forza Italia, si chiedeva l’impegno del governo Conte 2 non solo a “esprimere un univoco orientamento alla conferma della commessa” e “definire contestualmente in tempi rapidi gli acquisti del velivolo programmati per il prossimo triennio” ma anche a “esplorare, contestualmente, la possibilità di allargare ulteriormente gli ambiti di cooperazione nel campo aerospaziale e della difesa” fra Italia e Stati Uniti.

LA MOZIONE MELONI

Anche nella mozione firmata dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni si chiede al governo l’impegno a “rispettare senza ulteriori indugi gli impegni internazionali assunti in ordine alla realizzazione completa del programma Joint Strike Fighter (JSF), ad assumere iniziative per proseguire, in costante raccordo con i competenti organi parlamentari, nell’esecuzione dell’attuazione del programma, nonché, in un quadro più generale, nel rafforzamento di una cooperazione nel campo aerospaziale della difesa con gli Stati Uniti d’America”.

LA MOZIONE SILLI (CAMBIAMO!)

Infine, simile alle mozioni Ferrari e Meloni anche quella targata “Cambiamo! (il movimento di Toti) depositata da Giorgio Silli con la quale si chiedeva l’impegno dell’esecutivo ad “adottare iniziative dirette a confermare l’acquisto degli F35”, a “garantire lo sviluppo del programma di acquisizione degli F35” e soprattutto “a fugare tutti i dubbi circa eventuali ipotesi di rinegoziazione degli accordi assunti con gli Stati Uniti per il programma F35 per rafforzare i rapporti con i medesimi Stati Uniti e per riaffermare la credibilità italiana nel contesto internazionale”.

 

********* I TESTI INTEGRALI DELLE MOZIONI DISCUSSE DALLA CAMERA SUL PROGRAMMA F35*************

MOZIONE  PAGANI, RUSSO, CARÈ, FORNARO E ALTRI N. 1/00296

La Camera,

premesso che:

la componente aerea necessita di mezzi e risorse per poter garantire la difesa dello spazio aereo del Paese e per continuare ad assicurare il nostro contributo alla sicurezza e alla stabilità internazionale;

il conseguente programma per l’acquisizione di un velivolo multiruolo di quinta generazione, identificato nel caccia F35 della Lockheed Martin è molto impegnativo sia sul piano finanziario che industriale e per questa sua natura si sviluppa su tempi lunghi, oggetto di costante verifica e valutazione;

infatti, il programma si sviluppa in diverse fasi, da quella iniziale concettuale fino alle ultime che riguardano l’acquisto del sistema che avviene attraverso dei lotti, oggetto di specifici contratti;

l’Italia aderisce al programma JSF nel 1996, con il Ministro della difesa Andreatta, limitatamente alla fase iniziale «Concettuale dimostrativa», ratificata con la firma di un «Memorandum of Agreement» (MoA) in data 23 dicembre 1998;

essa conferma l’adesione al programma relativamente alla fase di «Sviluppo e Dimostrazione del sistema» nel giugno del 2002, approvandone la fase di acquisizione e di realizzazione dell’associata linea Faco di Cameri nel 2009;

attraverso una serie di relazioni diplomatiche ad alto livello l’Italia chiede con insistenza che almeno una parte del processo produttivo possa svolgersi nel nostro Paese e nel 2009 si decide per la costruzione di uno stabilimento a Cameri per l’assemblaggio di velivoli e nel momento in cui la Lockheed Martin da avvio alla fase produttiva l’Italia, si dichiara interessata all’acquisto indicativamente di 131 velivoli;

questo numero viene successivamente ridotto a 90 unità con una decisione presa dal Governo Monti;

si tratta di decisioni che attengono, comunque ad accordi internazionali, di cui viene informato il Parlamento;

sull’argomento si ricorda, tra l’altro, l’approvazione in aula Camera nel mese di settembre 2014 delle mozioni 1-00586 (On. Scanu ed altri), 1-00578 (On Causin ed altri), 1-00590 (On Cicchitto ed altri) e 1-00593 (On Brunetta ed altri);

dal momento dell’avvio della fase di produzione, fino a tutt’oggi, il programma Joint Strike Fighter è stato oggetto di richieste di modifiche, revisioni e aggiustamenti da parte di tutti i partner coinvolti, in primis dai committenti degli stessi Stati Uniti;

infatti nonostante gli F-35 siano già in servizio e abbiano condotto missioni operative, sia negli Stati Uniti che all’estero, il Dipartimento della difesa americano ha deciso di rinviare la produzione a pieno regime degli F-35 da ultimo prevista per la fine di quest’anno, al gennaio del 2021;

in questo quadro il nostro Paese è parte di un programma complesso, che si definisce con gradualità nei modi e nei tempi, affrontando sfide tecnologiche che comportano costi aggiuntivi e problemi di difficile individuazione preventiva, senza rinunciare alle proprie valutazioni autonome, sollevando quando necessario richieste in difesa dell’interesse nazionale che nel caso specifico è quello di un committente;

l’attuale fase si sviluppa attraverso una serie di ordinativi decisi per lotti successivi, per esigenze dei committenti ma anche della casa produttrice. Si tratta di decisioni che attengono, comunque ad accordi rinegoziabili senza incorrere in penali se non l’obbligazione che sorge alla stipula del singolo lotto;

al ruolo di partner di primo piano che garantisce lo stabilimento di Cameri realizzato a spese dell’Italia e utilizzato in regime di accordo con Lockheed Martin corrisponde una maggiore attenzione alle esigenze italiane anche in termini di ricadute industriali e livelli occupazionali che si concretizzeranno durante tutto il ciclo di vita del velivolo;

ad oggi risultano contrattualizzati 28 aerei ed un costo totale sostenuto per il programma fino ad ora di circa 7 miliardi di euro con la conclusione della fase iniziale denominata LRIP e l’inizio per il 2021 di una nuova fase a pieno rateo di produzione secondo il profilo di acquisizione c.d. 2017, comunicato all’Ufficio internazionale di programma nel mese di aprile 2017,

impegna il Governo:

1) a valutare le future fasi del programma, del quale l’Italia è parte, tenendo conto dei mutamenti del contesto geopolitico, delle nuove tecnologie che si stanno affacciando, dei costi che si profilano, degli impegni internazionali assunti dall’Italia, della tutela e delle opportunità dell’industria italiana del comparto difesa e dell’occupazione, al fine dell’accrescimento del know-how nazionale, dell’accesso alla tecnologia straniera e delle risorse disponibili;

2) a valutare, attraverso le unità già in forze presso i reparti operativi, la piena rispondenza dei velivoli ai requisiti tecnici, operativi e di sicurezza delle Forze armate;

3) a continuare nella valorizzazione degli investimenti già effettuati nella FACO (Final Assembly and Check Out) di Cameri e della sua competitività quale polo produttivo e logistico internazionale, allargando ulteriormente gli ambiti di cooperazione internazionale nel campo aerospaziale e della difesa al fine di massimizzare i ritorni economici, occupazionali e tecnologici;

4) a riferire periodicamente al Parlamento delle evoluzioni del programma.

 

MOZIONE FERRARI, MARIA TRIPODI E ALTRI  N. 1/00260

La Camera,
premesso che:
il nostro Paese si è impegnato con gli Stati Uniti ad acquistare progressivamente 90 velivoli F-35 nelle due versioni A e B, rispettivamente in 60 e 30 esemplari;
all’acquisto dei predetti velivoli nel numero prefissato si lega lo sfruttamento della fabbrica di Cameri, dove non solo vengono prodotti gli F35 destinati all’Italia, ma ne sono assemblati anche per conto di altri Paesi, come l’Olanda. È inoltre previsto che a Cameri si svolga la manutenzione di tutti gli F35 venduti ai Paesi continentali dell’Europa;
sul regolare sviluppo della commessa alla Lockheed sono intervenute nel corso del tempo turbative che hanno generato incertezze e dubbi in merito alla tempistica e ai volumi delle forniture;
nel 2012 ebbe luogo una prima decurtazione del lotto complessivo dei velivoli da acquistare, ridotto dagli originari 131 a 90;
le incertezze che hanno contrassegnato recentemente il cammino della commessa degli F35 A e B destinati all’Aeronautica militare e alla Marina militare sono sfociate anche in episodi sconcertanti, come la morosità del nostro Paese nell’onorare nei tempi stabiliti alcune tranche dei pagamenti connessi agli acquisti;
la situazione d’incertezza sembra malauguratamente persistere, stando almeno a quanto riportano gli organi d’informazione, secondo i quali il Presidente del Consiglio dei ministri avrebbe recentemente confermato nel corso di un recente incontro bilaterale con il Segretario di Stato americano svoltosi a Roma l’intenzione del nostro Paese di perfezionare l’acquisto dell’intero lotto di 90 F35 previsto, salvo poi aprire alla rinegoziazione della transazione;
sarebbe inoltre ancora in corso di definizione la determinazione del numero di velivoli da acquistare nel prossimo triennio, mentre risultano tuttora in corso di consegna 28 apparecchi già comprati, che si aggiungono ai 13 già in linea;
la contraddizione tra le dichiarazioni recentemente attribuite al Presidente del Consiglio dei ministri sembra essere riconducibile alla coesistenza di indirizzi politici divergenti in seno alla compagine di Governo, nella quale, accanto a coloro che desiderano la conferma alle attuali condizioni della commessa per gli F35, vi sono anche coloro che, invece, ne vorrebbero l’ulteriore decurtazione;
l’F35 A ha appena ottenuto la certificazione operativa Nato prevista per questo genere di velivoli, in coincidenza con il suo rischieramento in Nord Europa nel quadro di una delle missioni atlantiche di Air policing cui l’Italia aderisce;
una riduzione della commessa rischia di precludere all’Italia la piena valorizzazione dell’impianto di Cameri e, altresì, la possibilità di negoziare l’allargamento delle partnership industriali nel campo della difesa e dell’aerospazio tra il nostro Paese e gli Stati Uniti d’America,

impegna il Governo:

1) ad esprimere un univoco orientamento alla conferma della commessa concernente l’acquisto degli F35 A e B nei numeri e con la tempistica già concordati a livello bilaterale tra l’Italia e gli Stati Uniti d’America;

2) a definire contestualmente in tempi rapidi gli acquisti del velivolo programmati per il prossimo triennio, mentre si completa la consegna del lotto da 28 unità in corso di produzione;

3) ad esplorare, contestualmente, la possibilità di allargare ulteriormente gli ambiti di cooperazione nel campo aerospaziale e della difesa tra le aziende leader italiane e i colossi americani del settore.

Back To Top