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Detriti Spaziali Esa

Esa: Carta Zero detriti spaziali con Airbus, Thales Alenia Space e Ohb

I rappresentanti dell'Agenzia spaziale europea (Esa) e dei produttori europei di satelliti hanno annunciato l'iniziativa Zero Debris Charter, un accordo per affrontare la crescita dei detriti spaziali

 

Per prevenire i detriti spaziali l’Agenzia spaziale europea (Esa) promuove la Zero Debris Charter.

In un evento durante il Paris Air Show  della scorsa settimana, il direttore generale dell’Esa Josef Aschbacher e i dirigenti dei principali produttori europei di satelliti Airbus Defence and Space, OHB e Thales Alenia Space hanno dichiarato che svilupperanno congiuntamente una “Zero Debris Charter”, una carta con l’obiettivo generale di prevenire la creazione di nuovi detriti, in particolare in orbita terrestre bassa.

“Il principio è molto semplice”, ha detto Aschbacher: “La Zero Debris Charter è un principio in base al quale vorremmo garantire che nello Spazio non rimangano detriti”.

Sono oltre 30.000 i detriti spaziali in orbita identificati e regolarmente monitorati per evitare collisioni secondo l’Esa, ma i modelli statistici stimano che potrebbero essercene addirittura più di un milione con dimensioni superiori al centimetro, e il loro numero è in continuo aumento. (Qui per ascoltare la puntata di Spaziale, il podcast di Startmag, dal titolo “La spazzatura spaziale rischia di intasare l’orbita terrestre”).

E già da tempo l’Esa è impegnata su questo fronte: nel 2019, l’Agenzia ha selezionato ClearSpace tra oltre una dozzina di candidati per guidare la prima missione per rimuovere dall’orbita un oggetto di proprietà dell’Esa. Il lancio del primo robot spazzino di ClearSpace a caccia di detriti spaziali in orbita è previsto a partire dalla seconda metà del 2026.

Ma incoraggiata dai suoi Stati membri ad attuare “un approccio Zero Debris per le sue missioni; e per incoraggiare partner e altri attori a perseguire percorsi simili”, ora l’Esa sta aggiornando i suoi standard interni di mitigazione dei detriti spaziali.

I dettagli a sostegno di tale principio saranno elaborati dall’Esa e dalle società entro la fine dell’anno, secondo una dichiarazione dell’Agenzia.

L’OBIETTIVO DELL’ESA CON LA ZERO DEBRIS CHARTER CONTRO I DETRITI SPAZIALI

Il direttore dell’Esa Aschbacher ha affermato che l’obiettivo è che, entro il 2030, coloro che accettano di rispettare la carta deorbitano i loro satelliti alla fine della loro vita o stipulano contratti con società che forniscono servizi attivi di rimozione dei detriti per deorbitarli.

Come spiega la nota dell’Esa, la Carta Zero Debris mira a collegare le precedenti iniziative dell’Agenzia volte a plasmare il consenso globale sulla sostenibilità dello spazio e il lavoro tecnico dell’agenzia sulle tecnologie e le soluzioni che consentono operazioni spaziali sicure e sostenibili.

L’ACCORDO ZERO DEBRIS CHARTER

La carta, quando sarà sviluppata, non sarà vincolante, ma i sostenitori hanno affermato di sperare che possa essere incorporata in qualche modo nei regolamenti futuri, evidenzia SpaceNews.

Come rileva SpaceNews, la carta presenta parallelismi con un altro strumento non vincolante, una nuova serie di raccomandazioni per la mitigazione dei detriti pubblicate dal World Economic Forum il 13 giugno. Tali linee guida stabiliscono nuovi parametri di riferimento per le percentuali di successo e le tempistiche dello smaltimento post-missione dei satelliti, tra le altre raccomandazioni. Hanno già ricevuto l’approvazione  da 27 aziende che includono Airbus, OHB e Thales.

L’APPOGGIO DI AIRBUS, OHB E THALES ALENIA SPACE

Airbus Defence and Space, OHB e Thales Alenia Space hanno riconosciuto l’approccio Zero Debris dell’Esa come un contributo significativo alla sicurezza spaziale e alla sostenibilità  dichiarando la loro intenzione di partecipare al co-sviluppo della Carta Zero Debris.

“I detriti spaziali stanno diventando una delle sfide più importanti per l’utilizzo sempre più importante dello spazio”, sostiene Lutz Bertling, membro del consiglio di amministrazione di OHB. “In Airbus, crediamo di avere la responsabilità nei confronti delle generazioni future di proteggere l’ambiente spaziale” ha sottolineato Jean-Marc Nasr, Head of Space Systems di Airbus Defence and Space.

“È un approccio interessante perché ci sono raccomandazioni specifiche”, ha affermato Hervé Derrey, amministratore delegato di Thales Alenia Space.

LA REGOLAMENTAZIONE INTERNAZIONALE È UN PERCORSO LUNGO

Sebbene tutti e tre abbiano riconosciuto che la carta è solo un passo verso eventuali regolamenti internazionali vincolanti per ridurre al minimo la creazione di detriti orbitali. “L’Europa deve aprire la strada”, ha detto Derrey, ma ha aggiunto che senza regole internazionali una carta guidata dall’Europa farà ben poco per risolvere il problema dei detriti. “Inoltre, l’industria europea non sarà in condizioni di parità con i suoi concorrenti.”

Un problema con la regolamentazione internazionale è la lentezza del suo sviluppo, in particolare all’interno delle organizzazioni delle Nazioni Unite, puntualizza ancora SpaceNews. “Questa è certamente una grande questione, ma siamo assolutamente in una fase in cui abbiamo bisogno di una regolamentazione internazionale o di un’adesione internazionale”, ha concluso Aschbacher.

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