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Elon Musk Contro Meta

Vi racconto i sogni strategici di Elon Musk

Sfide, visioni e ambizioni tra economia, industria e tecnologia di Elon Musk. L'approfondimento dell'analista Alessandro Aresu

 

I due uomini più ricchi del pianeta, Jeff Bezos ed Elon Musk, si sfidano su quello che c’è oltre il nostro pianeta, nella “corsa allo spazio” tra la più collaudata SpaceX e Blue Origin del fondatore di Amazon, che Musk una volta ha deriso rispondendo a un intervistatore «Jeff chi?».

«Fare dell’umanità una specie multiplanetaria» è la promessa di Elon Musk, attraverso la sua principale società non quotata, SpaceX. A lungo derisa, ha contribuito ad abbassare i costi di lancio in modo significativo e ha costruito un rapporto solido con la NASA, grazie soprattutto al grande lavoro della presidente Gwynne Shotwell. Nel 2020 SpaceX ha consentito agli Stati Uniti di riportare gli astronauti sulla Stazione spaziale internazionale, dopo un lungo periodo di utilizzo a pagamento del veicolo russo Soyuz. In questo decennio, Elon Musk prevede di portare l’uomo su Marte.

Cambiare radicalmente il mercato automobilistico è l’altra promessa dell’imprenditore nato in Sudafrica, attraverso la sua principale società quotata, Tesla. Il 2020 sarà ricordato anche come l’anno in cui Tesla è diventata la maggiore impresa automobilistica al mondo per capitalizzazione. Sebbene i ricavi di Tesla siano molto lontani da quelli di altri giganti, l’auto elettrica è una realtà e i mercati scommettono sulla possibilità che l’azienda di Musk ne domini la filiera in futuro. Tesla a fine 2019 aveva quasi 50.000 dipendenti.

Elon Musk rappresenta l’America capace di costruire. Pensatori/investitori della Silicon Valley come Peter Thiel (2016) e Marc Andreessen (2020) hanno usato spesso l’immagine della costruzione per descrivere la loro prospettiva sul futuro e i loro obiettivi politici.

In Italia si fa molta ironia sul termine “costruttori”, dopo che il suo uso da parte del presidente Mattarella nel discorso di fine anno ha portato, per usare un eufemismo, a una certa inflazione. Eppure, per gli Stati Uniti essere “costruttori” è qualcosa di esistenziale. Si tratta di conquistare un territorio, di connetterlo attraverso le infrastrutture ferroviarie ed energetiche, di modellare le grandi città da parte degli architetti del potere come Robert Moses a New York. La frontiera, mito del modo di stare al mondo degli Stati Uniti, è la costruzione continua contro l’ignavia.

Elon Musk ha un’idea non banale dello spazio dell’impresa e dell’innovazione. L’enorme sfida dello spazio orbitale, certo. Ma anche lo spazio interno dell’America, in cui costruire le Gigafactory: la prima, per produrre soprattutto batterie al litio e prodotti di stoccaggio energetico, è stata aperta nel 2016 in Nevada. Elon Musk è un prodotto della Silicon Valley, dove si è trasferito per fare l’imprenditore dopo i suoi studi in Canada, ma non parla solo agli Stati Uniti delle coste, perché pensa che quella mentalità non sia in grado di affrontare la sfida con grandi nazioni manifatturiere, come la Germania e la Cina in cui ha investito.

In Germania ha tra l’altro effettuato la più importante acquisizione di Tesla, per migliorare le capacità di automazione. Dopo aver aperto una Gigafactory a Shanghai, punta fortemente al mercato cinese, anche attraverso un’aggressiva politica dei prezzi. L’ossessione della costruzione di Musk, alimentata da frasi struggenti come «deciderò di andare su Marte solo se sarò sicuro che la mia azienda potrà fare a meno di me», risponde anche a una visione del mondo e dei rapporti di forza.

C’è una potenza strategica in Elon Musk. I suoi interventi pubblici, in cui convivono i summit istituzionali e le chiacchiere con Joe Rogan fumando una canna, e i suoi tweet spesso paradossali o sfasati (come quello sul supporto ai colpi di Stato in Bolivia), hanno generato un culto. Un movimento diverso da quello di Steve Jobs, anche perché con i social media nell’ultimo decennio può rivolgersi a un pubblico molto più ampio. Anche in termini di marketing la promessa del culto di Elon Musk non è solo l’oggetto, l’auto in sé, ma la destinazione, il futuro con un valore sociale in cui l’imprenditore propone di traghettare i fan, gli utenti, il pianeta intero.

I suoi più grandi fan, ovviamente, sono i risparmiatori diventati milionari attraverso Tesla, quelli che hanno creduto prima degli altri nella grande scommessa. Per avere un milione di dollari a dicembre 2020, bastava comprare 9.000 dollari di azioni 9 anni prima. È una bolla destinata a scoppiare? Difficile dirlo. Ma esiste già una catena del valore elettrica che sta cambiando il mondo, a prescindere dalle simpatie verso Musk, ed è difficile che il processo si areni. Il primato di Musk, visto dagli investitori, avrà conseguenze di sistema. Segnala la potenza del cambiamento delle principali filiere industriali, che vediamo già nei rapporti di forza dell’energia, nella corsa alle batterie in cui la Cina ha un ruolo di primo piano, nella paura e nei primi investimenti degli operatori automobilistici giapponesi ed europei.

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