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Ecco come Colao replica a Butti su Pnrr, 5g e non solo

Il governo Meloni spara a zero in materia tlc sul governo Draghi e il sottosegretario all'Innovazione Butti stronca lo stato dei lavori del Pnrr su 5G e banda larga. Ma Colao non ci sta e i tecnici dell'ex ministro ribattono alle critiche 

Scontro tra governo Draghi e Meloni sulle tlc.

“La situazione che ereditiamo è molto più critica rispetto a quanto formalmente emerso. Rispettare gli obiettivi del Pnrr per le telecomunicazioni sarà complicato e molto impegnativo”, ha avvertito lunedì il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, Alessio Butti dal Forum delle Telecomunicazioni di Asstel.

Per il Piano Italia a 1 Giga “l’obiettivo dichiarato nel Pnrr dall’ex ministro Vittorio Colao si è dichiarato purtroppo sbagliato” ha sentenziato Butti. “Anche per il Piano Italia 5G, il precedente governo ci lascia una situazione a dir poco imbarazzante”. E con “ritardi macroscopici”, “il piano Bul [Piano per la banda ultra-larga] non è in condizioni migliori”.

Ma l’ex ministro per l’Innovazione tecnologica del governo Draghi Vittorio Colao replica a Butti: nessun ritardo nella banda larga e nel 5G. I tecnici dell’ex ministro ribattono punto per punto le critiche sollevate dal sottosegretario Butti in un documento.

Ecco il testo integrale del report dei tecnici dell’ex ministro Vittorio Colao:

Nel corso del Forum Asstel del 14 Novembre sono state diffuse alcune inesattezze sugli obiettivi PNRR “Italia a 1 Giga” e “Italia 5G” che si riportano testualmente di seguito (numerate e in corsivo) specificando – per ciascuna di esse – la correttezza dei fatti: 

  1. La Commissione Europea ha già manifestato preoccupazioni al governo uscente, che ha dichiarato di non poter raggiungere gli obiettivi precedentemente indicati”. La Commissione ha ricevuto a settembre scorso i chiarimenti finali sul raggiungimento della milestone di giugno 2022, inclusa la conferma sul raggiungimento dei target di copertura al 2026; la Commissione non ha espresso alcun commento né preoccupazione e ha rilasciato la tranche delle risorse come previsto a novembre 2022.
  2. Per quanto riguarda il Piano Italia a 1 Giga, l’obiettivo dichiarato nel PNRR dall’ex ministro Vittorio Colao di coprire con reti a 1 Giga ulteriori 8,5 milioni di unità residenziali, di cui 450.000 di case sparse, si è dichiarato purtroppo sbagliato. Nel progress report inviato alla Commissione europea ad ottobre scorso, quindi appena un mese fa, l’Italia ha comunicato che, a fronte di una dettagliata mappatura, le aree che al 2026 risultano essere a fallimento di mercato (e quindi destinatarie dell’intervento pubblico) interessano solo 6,87 milioni circa di unità residenziali (1,63 milioni circa in meno dell’obiettivo del PNRR)”.

Il target di 8.5 milioni di unità immobiliari è, come noto, una stima effettuata al momento della definizione del PNRR (aprile 2021) e necessariamente antecedente all’avvio della richiesta di autorizzazione del Piano alla Commissione europea (DG Concorrenza) per “aiuti di Stato”. Ai sensi di questa normativa, infatti, il Piano Italia 1Giga è stato soggetto ad una verifica effettuata tramite la mappatura (cui hanno partecipato più di 50 soggetti) e a due consultazioni pubbliche con il mercato (con più di 70 contributi). L’autorizzazione per aiuti di Stato della Commissione europea (DG Concorrenza) è arrivata all’esito ad una piena condivisione del piano che, a seguito della verifica dettagliata sugli investimenti di copertura programmati da tutti gli operatori fino al 2026, ha condiviso che il numero dei civici per cui si era autorizzati ad intervenire con finanziamento pubblico erano circa 6.87 milioni, cioè quelli riconosciuti a “fallimento di mercato” cioè che 2026 non sarebbero stati coperti da investimenti privati in grado di garantire una velocità di connessione di 300Mbit/s in download. Ne consegue che solo quest’ultimo valore (circa 6.87 milioni di civici) può essere destinatario di finanziamenti pubblici ai sensi della normativa sugli aiuti di Stato. Al 2026, il target di 8,5 mln di unità immobiliari verrà dunque raggiunto dalla somma tra i civici messi a bando di gara e i civici coperti secondo i piani di investimento privati.

Diversamente se, come si evince dalla dichiarazione, avessimo inserito nel bando per i finanziamenti pubblici anche i 1,63 milioni di civici “presunti non coperti e mancanti”, la Commissione UE non avrebbe potuto approvare il Piano perché ci sarebbe stato un finanziamento pubblico in sovrapposizione con quello privato. 

  1. Ma quello che mi preoccupa di più sono i ritardi che sicuramente avremo anche nella tempistica di realizzazione della rete nelle cosiddette Aree grigie, su cui rischia di aprire un ampio fronte di inadempienze.

La responsabilità di vigilare sul rispetto dei tempi del PNRR e sulla corretta attuazione degli impegni presi dagli operatori, sia delle dichiarazioni sui Piani privati di investimento, sia del rispetto delle condizioni previste dai bandi pubblici da parte degli aggiudicatari, è di Infratel Italia e dell’autorità politica delegata dal Governo, che agiscono sulla base di una precisa Convenzione che ne disciplina responsabilità, azioni, penali e tempi. L’Autorità delegata dal precedente Governo, proprio per evitare ritardi, ha attuato una vigilanza quotidiana sul rispetto dei tempi e, al fine di evitare possibili ritardi in futuro ha: 

  1. chiesto formalmente a Infratel di avviare la mappatura annuale per verificare il rispetto dei Piani privati di sviluppo delle reti entro il 7 novembre 2022, la cui verifica sul rispetto di questo essenziale termine spetta al governo attualmente in carica;
  2. chiarito esplicitamente, a pag 18, par. 3.1, del documento pubblicato già dal 12 ottobre scorso sul sito del MITD dal titolo “Italia digitale 2026: risultati e attività MITD 2021-2021 e azioni per il 2022-2026” l’importanza del tempestivo avvio della mappatura sullo stato di avanzamento degli investimenti in reti fisse e mobili e di una attenta attività di monitoraggio proprio per evitare responsabilità di Infratel e della autorità delegata del Governo attuale su eventuali ritardi.
  3. Anche per il Piano Italia 5G, il precedente governo ci lascia una situazione a dir poco imbarazzante. L’esecutivo uscente aveva già dichiarato alla Commissione che l’Italia, anche in questo caso, non raggiungerà gli obiettivi previsti dal Piano. Il budget di circa 2 miliardi di euro era suddiviso in maniera equivalente tra connessione in fibra ottica di base station e la costruzione di nuove base station per aumentare la copertura 5G. Per quanto attiene alla sola parte di copertura, l’obiettivo dichiarato nel PNRR è quello di coprire con la rete 5G almeno 15.000 kmq di aree a fallimento di mercato. Nell’ultimo Report inviato alla Commissione Europea, il governo uscente ha affermato che le aree a fallimento di mercato nel 2026 saranno pari a 440 kmq e non più 15.000 kmq come previsto dal target

Come già chiarito per il Piano Italia 1Giga, anche il Piano Italia 5G ha visto la definizione di una stima dei target di copertura ad aprile 2021 (momento di definizione del PNRR) e, successivamente, è stato soggetto alla complessa procedura per ottenere la prima autorizzazione sul mercato mobile italiano da parte della Commissione europea (DG Concorrenza) per aiuti di Stato. Anche in

questo caso, il precedente Governo ha condiviso il Piano con gli operatori e i soggetti interessati (tramite mappatura e consultazione pubblica) e con la Commissione europea a seguito della notifica e di interlocuzioni serrate, che lo ha interamente autorizzato. Vale anche qui la pena ribadire che ai sensi della normativa sugli aiuti di stato le aree a fallimento di mercato sono quelle nelle quali, sulla base di una mappatura particolareggiata e di una consultazione pubblica, si riscontra l’assenza di reti (fisse o mobili) idonee a raggiungere un livello predefinito di velocità di connessione e si accerta, al contempo, l’assenza di programmi credibili degli operatori per la realizzazione di tali reti, in un orizzonte temporale di riferimento. Ad esito della mappatura svolta per la prima volta sul mercato mobile in Italia è emerso che la maggior parte delle aree che, al momento della redazione del PNRR risultavano prive di infrastrutture erano coperte dai piani privati e sono stati identificati 440kmq a fallimento di mercato. 

Anche in questo caso si richiama, come pubblicamente riportato, la necessità di avviare l’esercizio di mappatura sulle reti mobili per verificare l’andamento degli investimenti privati, ribadendo che il target del PNRR sarà pienamente raggiunto attraverso la somma delle aree oggetto di investimenti privato e di quelle ad investimento pubblico: risultato che porrebbe l’Italia ai migliori livelli internazionali e non esattamente imbarazzante. 

  1. “Ritardi macroscopici del Piano BUL. Il PIano BUL non è in condizioni migliori se si guarda, ancora una volta, alla tempistica di realizzazione. Appare francamente poco credibile che Open Fiber sia in grado di realizzare i lavori nelle Aree grigie nei tempi previsti dal PNRR, se non è stata in grado neanche di fare quelli nelle Aree bianche, accumulando così enormi ritardi, ritardi che sono addirittura cresciuti nell’ultimo anno.”

Il Piano BUL cui si riferisce la nota sembra essere quello delle cd. “aree bianche” che deriva dalla Strategia per la banda ultralarga del Governo del 2015. La vigilanza dei risultati conseguiti dal precedente management della società Open Fiber è (e rimane) sempre in capo ad Infratel Italia e il Ministero competente è il Ministero dello sviluppo economico (MISE). Il precedente Governo ha seguito nell’ambito del Comitato Interministeriale per la Transizione Digitale il piano di rilancio proposto dal nuovo management della società Open Fiber, ma la responsabilità di vigilanza resta al MISE e ad Infratel Italia. 

  1. Rispettare gli obiettivi del PNRR per le telecomunicazioni sarà complicato e molto impegnativo

Su questa conclusione non si può che concordare: la realizzazione di piani di copertura delle infrastrutture è estremamente complessa e i tempi del PNRR sono stati da sempre riconosciuti come sfidanti: è per questo che è necessaria una competente squadra di esperti e professionisti per effettuare una attenta attività di vigilanza sugli operatori e su Infratel, oltre che una costante, tempestiva e – effettivamente – molto impegnativa attività di impulso da parte del Governo

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