La necessità di contrastare la diffusione del coronavirus ha indotto la Cina a scegliere soluzioni di tipo draconiano bloccando città, cercando di usare il complesso e ramificato sistema industriale per cercare di contenere la diffusione del virus.
Stando almeno ai dati ufficiali del governo cinese la proliferazione del virus sembra essere stata limitata. Allo scopo di conseguire questo risultato il governo cinese ha posto in essere una vasta gamma di soluzioni di natura tecnologica come per esempio il codice sanitario di Alipay sviluppato da Ant Financial, una consociata del gigante tecnologico Alibaba: un’app che invia i dati degli utenti alla polizia.
Anche Tencent, che possiede WeChat, sta lavorando in collaborazione con il governo sui sistemi di salute digitale (e monitoraggio) che inviano informazioni analoghe.
Incrociando questi dati con i database del governo cinese – per esempio con i numeri di carta di identità – il governo cinese sta cercando di porre in essere una soluzione rapida alla diffusione della epidemia.
Non è però da escludere che il governo cinese – come ha fatto in Tibet e nello Xinjiang – possa estendere anche alla Cina un sistema di sorveglianza capillare che certamente consoliderà il sistema monopartitico e autoritario del Pcc.
Infatti non c’è dubbio che il Covid-19 possa essere interpretato dal PCC e dal Ministero della sicurezza dello Stato come un reale pericolo per la minaccia della sicurezza interna.
Proprio alla luce delle numerose lacune che emersero durante l’epidemia della Sars il governo cinese ha attuato misure draconiane che si stanno dimostrando – stando almeno alle fonti ufficiali – certamente più efficaci di quelle prese dai Paesi democratici.
Infatti, in periodi di grave crisi di sicurezza interna, la logica autoritaria facendo venire meno le garanzie alle libertà individuali si dimostra una soluzione più adeguata per il mantenimento della stabilità politica ed economica interna.