Se in Italia stiamo per vivere la seconda Pasqua in semi-lockdown da Israele arrivano le immagini di una vita che è ripresa quasi come prima dell’incubo covid. Israele, con una popolazione di poco meno di 9 milioni di persone, è riuscito a vaccinare completamente in tre mesi circa 1/3 della sua popolazione e a inoculare un totale di 7.132.468 dosi di vaccino.
I punti di forza della campagna di vaccinazione israeliana
Questi risultati sono stati raggiunti grazie a una immediata disponibilità di grandi dosi di fiale, frutto di un accordo con la Pfizer-BioNTech, a una diffusione capillare dei centri vaccinali e alla digitalizzazione del sistema sanitario israeliano.
Il ruolo delle casse mutue
La campagna vaccinale ha fatto affidamento sulle Hmos (Health Maintenance Organizations), le quattro casse mutue no profit finanziate dallo Stato alle quali i cittadini possono iscriversi. “Israele dispone di una capillare rete di fornitori di servizi sanitari, le casse malattie, diffuse in ogni quartiere delle città israeliane”, ha spiegato Arnon Shahar, responsabile del Piano vaccini di Israele. Tali presidi sanitari si sono rivelati fondamentali nella lotta all’epidemia e alla somministrazione delle cure e dei vaccini.
La logistica
Uno dei punti di forza della campagna vaccinazione israeliana è la logistica. Sono attivi due call center di vaste dimensioni, in modo da garantire assistenza sia ai cittadini sia agli operatori sanitari. Tutto è digitalizzato è stato gestito esclusivamente in via elettronica. “I vaccini partono da un grande hub centrale gestito dallo Stato – ha detto il dott. Shahar – e le dosi vengono distribuite su scala locale”.
La digitalizzazione del sistema sanitario
Un’altra eccellenza israeliana è la digitalizzazione del sistema sanitario. I database delle Casse Mutue sono interamente digitali, questo ha permesso una rapida identificazione delle categorie che avevano la precedenza per ricevere il farmaco anti-Covid. La notifica della prenotazione della prima e seconda dose arriva via app, ma i cittadini che ne sono sprovvisti vengono direttamente contattati a casa. “Abbiamo proposto questi sistemi anche in Italia – ha detto l’ambasciatore Eydar nel corso di un webinar dell’associazione “Ricostruire”–. È facile convocare i cittadini per farli vaccinare così come seguirli per il richiamo”. Un approccio “high and low tech” che punta a raggiungere più persone nel minore tempo possibile.
Arnon Shahar: “Abbiamo spinto sulla digitalizzazione delle nostre Casse Mutue”
“Non ci siamo inventati niente – ha detto Arnon Shahar in un intervista a IlGiornale.it -, abbiamo usato i sistemi a nostra disposizione migliorandoli. Abbiamo spinto sula digitalizzazione delle nostre Casse Mutue”. I cittadini israeliani si sono trovati a dialogare con applicazione e sistemi informatici già noti e di ampio utilizzo. “Una volta vaccinati venivano registrati su un tablet in dotazione ai sanitari, questi dati venivano poi trasferiti alla cartella clinica digitale del paziente e poi al livello di stato centrale – ha continuato Shahar -. Centralizzando e sincronizzando i dati noi sappiamo chi è stato vaccinato e dove. In questo modo possiamo rilasciare i patentini verdi che restituiscono un minimo di normalità”.
Il patentino vaccinale per tornare alla normalità
Ma la vera svolta per Israele sta arrivando adesso. I cittadini vaccinati con due dosi e quelli che hanno contratto e superato la malattia possono disporre di un patentino vaccinale, un Green Pass, che consente loro l’accesso a cinema, teatri, ristoranti e stadi di calcio. “l passaporto vaccinale è un documento che permette una circolazione più libera – continua il dott. Shahar -. I vaccinati, dopo una settimana dalla seconda dose, possono richiedere il Green Pass sul sito del Ministero della salute. Basta inserire i propri dati nel sito del Ministero, questi dati sono sincronizzati con quelli della Cassa Mutua presso la quale si è stati vaccinati. In questo modo viene emesso un documento, anche in lingua inglese, un patentino verde che può essere utilizzato per accedere ai ristoranti, agli stadi e agli alberghi”.
La concessione dei dati sanitari israeliani a Pfizer
Il ministero della Sanità israeliana ha siglato un accordo con la Pfizer grazie al quale tutti i risultati delle vaccinazioni, compresi i dettagli, saranno condivisi con la casa farmaceutica. Il Governo ha assicurato che a Pfizer vengono fornite solo statistiche generali ma non dati personali. L’accordo è stato possibile perché Israele è considerato uno dei Paesi con la maggiore capacità di reperire e trattare dati sanitari. Dall’inizio degli anni 2000 ogni visita medica, test, prescrizione e procedura medica per gli utenti degli HMO (Health Maintenance Organizations) è stata memorizzata nei database computerizzati. Questi database sono stati istituiti per fornire ai medici un accesso completo e aggiornato alle cartelle cliniche dei pazienti. Ma durante gli anni 2000, anche gli HMO hanno iniziato a utilizzare questi dati per migliorare il servizio fornito ai propri clienti. “I dati messi a disposizione riguardano il numero di malati, gli effetti collaterali, le persone ammesse in ospedale dopo la seconda dose del vaccino – ha detto il responsabile del piano vaccini -. Questi sono i dati di cui parliamo”.