“Entro la fine di marzo saremo il primo paese a uscire dalla pandemia da Covd-19”. Questa è la promessa che Benyamin Netanyahu ha fatto ai suoi concittadini all’inizio di gennaio. In effetti Israele è il paese che ha vaccinato la percentuale di popolazione maggiore al mondo, il 16% per un totale di circa 2 milioni e mezzo di persone. Dato molto lontano dagli USA che si fermano all’1,05%, dalla Germania allo 0,38% o dall’Italia allo 0,45%. A questo si aggiunge che la Pfizer ha mandato ulteriori dosi di vaccino in aggiunta al primo carico di Moderna. Netanyahu ha chiamato chiamato questa operazione “Ritorno alla vita”. Il premier israeliano ha fretta di portare il suo Paese fuori dall’epidemia perché il 23 marzo si terranno le elezioni per eleggere i nuovi membri della Knesset, il parlamento israeliano.
Israele: il più grande laboratorio al mondo
La novità, per quanto riguarda il piano vaccinale israeliano, è che il ministero della Sanità israeliana ha siglato un accordo con la Pfizer per il quale il Paese sarà trasformato nel più grande laboratorio al mondo sul vaccino anti Covid-19. Tutti i risultati delle vaccinazioni, compresi i dettagli, saranno condivisi con la casa farmaceutica. Un’intesa di questo tipo sarebbe stata trovata anche con Moderna. Le organizzazioni per la tutela della privacy sono in subbuglio. Non solo perché vengono trasferiti dati sanitari più che sensibili alle case farmaceutiche ma anche perché questi stessi dati possono essere oggetto di hackeraggio. Il Governo ha assicurato che a Pfizer vengono fornite solo statistiche generali ma non dati personali. Inoltre il direttore della sanità pubblica del ministero, la dottoressa Sharon Alroy-Pries, ha garantito che il ministero si è impegnato a rendere pubblici tutti i dati che stava fornendo alla Pfizer.
Perché Pfizer ha scelto Israele?
Israele è considerato uno dei Paesi con la maggiore capacità di reperire e trattare dati sanitari. Questo l’avrebbe avvantaggiata nel reperimento dei vaccini di Pfizer e Moderna. La ragione principale di questa leadership è nel fatto che dall’inizio degli anni 2000 ogni visita medica, test, prescrizione e procedura medica per gli utenti degli HMO (Health Maintenance Organizations) è stata memorizzata nei database computerizzati. Questi database sono stati istituiti per fornire ai medici un accesso completo e aggiornato alle cartelle cliniche dei pazienti. Ma durante gli anni 2000, anche gli HMO hanno iniziato a utilizzare questi dati per migliorare il servizio fornito ai propri clienti.
Una questione di privacy
Il quotidiano israeliano Haaretz ha dedicato numerosi approfondimenti. “Questa discussione si divide in due campi – si legge su Haaretz in un longform a firma Asaf Ronel e Ido Efrati -. Uno afferma che le informazioni personali sono totalmente protette e la condivisione delle informazioni può avvantaggiare tutta l’umanità. L’altro dichiara che è impossibile proteggere le informazioni utilizzandole contemporaneamente per condurre ricerche di notevole valore”. Quindi sono più importanti le ragioni della scienza e delle sue ricadute sulla collettività o quelle del singolo, e della protezione dei suoi dati sensibili?. Il tutto si regge su una sola questione: la fiducia nelle istituzioni. “In altre parole, il dibattito non è solo scientifico ma anche sociopolitico – continua Haaretz -. Come in ogni studio condotto con le informazioni personali, la fiducia nella protezione della privacy dipende dalla protezione legale e pratica dei dati, e dalla nostra fiducia in coloro che trattano le informazioni, il che dipende prima di tutto dalla trasparenza del processo”. La trasparenza è stata garantita perché il Governo israeliano ha pubblicato i dettagli dell’accordo con Pfizer.
Il mancato coinvolgimento del comitato di Helsinki
Un punto cruciale su cui Haaretz pone l’attenzione è il mancato coinvolgimento del Comitato Helsinki per la ricerca medica che coinvolge esseri umani. “Secondo la pratica etica accettata nella comunità scientifica, gli esperimenti sulle persone, anche quelli condotti con informazioni già raccolte, devono ricevere l’approvazione del Comitato di Helsinki per la ricerca medica che coinvolge esseri umani – continua il quotidiano israeliano – . A prima vista, l’accordo tra Israele e Pfizer sembra destinato a scopi di ricerca. Tale ricerca è soggetta alle regole della dichiarazione di Helsinki, che determina ciò che è consentito e vietato nella ricerca scientifica che coinvolge le persone”. Per i Ministero della salute israeliano è giunto alla conclusione che l’accordo tra Pfizer e Israele non doveva essere esonerato dall’approvazione del Comitato di Helsinki. “Il presidente del Comitato di Helsinki del ministero della Salute, il prof. Eitan Friedman, non è d’accordo con questa decisione. Friedman ha sottolineato che uno studio sui risultati e sull’efficacia della vaccinazione è di grande valore – conclude Haaretz -. Ma ha detto che la sua commissione voleva garantire che, nel contesto dell’accordo tra Israele e Pfizer, “i diritti e la privacy dei cittadini dello Stato di Israele siano preservati”.