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DeepNude, la guerra per il potere politico e imprenditoriale si combatterà in topless?

L'articolo di Umberto Rapetto, Generale (r) della Guardia di Finanza, per oltre dieci anni comandante del Gruppo Anticrimine Tecnologico delle fiamme gialle

Gli ultrasessantenni sono cresciuti inseguendo il sogno dei magici occhiali che, reclamizzati sul retro della schedina del Totocalcio, permettevano di vedere attraverso i vestiti delle donne.

Il signor “Alberto”, questo il suo nickname, molto probabilmente non era ancora nato quando qualche furbetto propagandava “Occhiali a raggi X” e incentivava i possibili acquirenti con una accattivante descrizione funzionale del prodotto “E045”. La pubblicità – presente anche sulle pagine de L’Intrepido – era esplicita: “Guardando attraverso le particolari lenti, l’effetto ottico che ne risulta vi farà intravvedere …visioni insospettate. Guardandovi le mani ne vedrete lo scheletro, osservando una persona ne scoprirete le fattezze sotto gli abiti”. Un simile presumibile prodigio costava solo 7.900 lire, mentre l’invenzione di Alberto (certo più sofisticata ed efficace) era gratuita e nel giro di pochi giorni ha appassionato una vasta platea di cybernauti.

Il tizio, di cui non si conoscono le generalità ma solo il nome d’arte, è il creatore di una “app” il cui funzionamento è basato sull’intelligenza artificiale e in particolare su un algoritmo in grado di elaborare le foto di donne regolarmente vestite e di “spogliarle”.

Una volta installato il software, l’utente – con un semplice clic e qualche secondo di pazienza – era in grado di ottenere una realistica versione adamitica di qualunque immagine di donna. Inutile dire che un così portentoso programma informatico è diventato virale in un battibaleno, tanto da far collassare il server su cui era disponibile che nel giro di pochissimo è stato subissato da richieste di download. E siccome la versione “free” della applicazione lasciava in sovrimpressione la scritta “FAKE” che vanificava le cattive intenzioni di chi voleva utilizzare la rielaborazione grafica per i più biechi scopi, non è mancato chi ha comprato la release professionale che per soli 50 dollari non “inquinava” la foto realizzata con marcature che ne smascheravano la falsità.

Alberto si è pentito (o forse si è semplicemente spaventato per le conseguenze che aveva innescato) e ha provveduto a rimuovere “DeepNude”, ma la Rete è una specie di baraccone da luna park in cui si susseguono specchi capaci di rifrangere all’infinito tutto quel che anche solo per un attimo è stato riflesso. E così la “app” eliminata è rapidamente riaffiorata sul portale web GitHub, dove ha potuto replicarsi ulteriormente grazie all’irrefrenabile processo di condivisione che caratterizza le dinamiche di Internet. GitHub ha subito rimosso la app ma l’effetto “mirroring” abbia già fatto rimbalzare su altri siti il micidiale programmino.

È probabile che questo strumento criminale – difficile definirlo altrimenti – animerà gli appassionati di “fake news”, andando a generare un pullulare di fotografie apparentemente verosimili che simuleranno chissà quali esibizioni hardcore di qualche donna scomoda sul fronte della propaganda politica o in altre trincee.

Dopo la diffusione della fotografia del falso luculliano pranzo dei parlamentari Pd gravemente colpevoli del rispetto umano verso i migranti della Sea Watch, c’è da aspettarsi offensive a luci rosse per lotte di supremazia elettorale, per duelli fratricidi per la carriera in azienda o per semplici vendette?

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