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Perché Di Maio ha cestinato il decreto su Deliveroo, Foodora, Just Eat, Uber Eats e Glovo (e chi farà parte del tavolo di concertazione?)

Decreto accantonato (o cestinato?). Avanti tutta con un tavolo di concertazione per una regolamentazione condivisa del settore. E’ questo, in sostanza, l’esito della riunione tenuta ieri al ministero del Lavoro tra Luigi Di Maio e i vertici delle aziende Deliveroo, Foodora, Just Eat, Uber Eats, Glovo e Domino’s Pizza. Le due bozze (qui le versioni…

Decreto accantonato (o cestinato?). Avanti tutta con un tavolo di concertazione per una regolamentazione condivisa del settore.

E’ questo, in sostanza, l’esito della riunione tenuta ieri al ministero del Lavoro tra Luigi Di Maio e i vertici delle aziende Deliveroo, Foodora, Just Eat, Uber Eats, Glovo e Domino’s Pizza.

Le due bozze (qui le versioni con lievi differenze) messe a punto dagli esperti vicini al ministro Di Maio, in primis l’economista Pasquale Tridico, sono state dunque messe da parte dopo i rilievi di tecnici del ramo (come il centro studi Adapt), le critiche del Pd (per bocca di Matteo Renzi), i rilievi di Forza Italia e, soprattutto, gli inviti alla cautela giunti dall’interno del Movimento 5 Stelle e della Lega per un provvedimento ritenuto troppo dirompente, come aveva scritto anche il Fatto Quotidiano che venerdì con un articolo di Stefano Feltri aveva svelato la bozza del decreto.

Dunque niente decreto che imponeva di fatto alle aziende del comparto di assumere i collaboratori-fattorini né norme per stabilire un trattamento economico minimo.

D’altronde a mugugnare, quando la prima bozza del decreto è iniziata a circolare, sono stati anche i sindacati confederali (critici perché la contrattazione collettiva sarebbe stata azzoppata), i burocrati del ministero del Lavoro (esclusi dalla stesura della bozza) e anche le piattaforme digitali di professionisti come avvocati e ingegneri (significativa in questo senso l’intervista di Lorenzo Bernardi per Start Magazine a Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform) colpite anche loro dal decreto in fieri.

Avanti tutta, dunque, ha deciso Di Maio innestando la retromarcia, a un tavolo di concertazione per trovare un accordo su come regolamentare il lavoro dei rider, innalzando le tutele assicurative, superando forse il cottimo e non solo.

Ma chi parteciperà al tavolo? E quando partirà? E quando finiranno i lavori? Domande senza risposta.

Interrogativi tutt’altro che banali. A partire dal primo. I sindacati confederali, infatti, non vorrebbero la presenza di micro-organizzazioni sindacali dalla dubbia consistenza che spesso sono pure infiltrate da barricaderi stile No-Tav.

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