Con una batteria di oltre 100 unità di supercalcolo, per una potenza complessiva superiore a 5PFlops – 5 milioni di miliardi di operazioni in virgola mobile al secondo –, forte di una rete ad alte prestazioni e un sistema di archiviazione realizzato da DDN, dotato delle più recenti tecnologie hardware e software, per una capacità di memorizzazione dell’ordine dei 20Pbyte (20 milioni di Gigabyte) il nuovo supercomputer di Leonardo, davinci-1, installato nella Torre Fiumara di Genova, benché ancora da accendere, si è già aggiudicato una menzione d’onore tra i 100 supercomputer del pianeta e sarà fiore all’occhiello di quell’Italia 4.0 che ora è urgente più che mai costruire per risollevarsi dalla pandemia. Per la precisione, davinci-1 è stato inserito tra i primi 100 supercomputer al mondo, secondo la classifica TOP 500 e sul podio del settore A&D (Aerospazio & Difesa).
A COSA SERVE DAVINCI-1?
Tanta tecnologia e tanta potenza sono difficili da immaginare. Nemmeno dalle parti di Leonardo sembrano avere ben chiari tutti i possibili usi del loro nuovo supercomputer. Con davinci-1 – fanno sapere dal Gruppo – Leonardo potrà accelerare sulle tecnologie disruptive che rappresentano il presente e il futuro dell’innovazione: Artificial Intelligence e Autonomous Intelligent System, Big Data Analytics, High Performance Computing, Electrification of Aeronautical Platforms, Materials and Structures e Quantum Technologies. “Si tratta – aveva spiegato Roberto Cingolani, Chief Technology & Innovation Officer di Leonardo intervenendo alla prima giornata della Genova Smart Week – di un ulteriore step nel nostro percorso di digitalizzazione, una delle direttrici di crescita della nostra azienda, nel lungo termine, contenute del nostro piano strategico Leonardo Be Tomorrow 2030”.
LA VERSATILITA’ DEI SUPERCOMPUTER
“Per chi fa manifattura, come noi – ha spiegato Cingolani, tra i massimi esperti in fatto di IA e robotica – il percorso è complesso perché richiede importanti sforzi: ma digitalizzare il disegno di un prodotto e creare il digital twin, ossia l’avatar di una tecnologia, garantisce una serie di vantaggi: non si usano materie prime finché non si è convinti che il prototipo non è funzionante, come già accade oggi per i crash test”. “L’intelligenza artificiale – ha proseguito il professore -, per esempio, potrebbe far finire l’era del tagliando per la manutenzione dei veicoli, predicendo il momento giusto in cui avvisare che occorre fare la revisione. Digitalizzare oggi inoltre vuol dire avere a disposizione una potenza di calcolo e di storage elevata. Il sistema complesso di un aeroplano non è poi molto diverso da quello di una città; serve un sistema di calcolo dalla potenza elevatissima, un posto dove si possano racchiudere tutte le informazioni per fare calcoli e statistiche, diventando predittivo: il cloud computing. Ecco, in sintesi, perché è così importante il super computer di Genova. E la ricaduta sulla Liguria riguarderà sia le prospettive di lavoro, grazie al reclutamento di risorse che lavoreranno al supercomputer di Genova, sia l’apertura a collaborazioni con altre realtà del territorio”.
LA POTENZA DI DAVINCI-1 SPIEGATA DA CINGOLANI
Qualche tempo fa sempre Cingolani aveva detto: “La macchina deve avere 10-20 peta byte per iniziare”, ha spiegato Cingolani. Siamo nell’ordine di grandezza cioè di biliardi di byte. “Dal punto di vista del calcolo normalmente si usano i flop”, ha aggiunto il responsabile dell’innovazione tecnologica di Leonardo, l’ex gruppo Finmeccanica: “Questo sarà un supercomputer che farà tanti peta flop”, ovvero un miliardo di miliardi di operazioni al secondo. “Ormai – ha aggiunto – il trend a livello mondiale è fare macchine exaflop (trilioni di operazioni al secondo), che non sono ancora raggiunte. Se uno fa decine di peta flop comincia ad entrare nel novero dei grandi”. E il supercomputer genovese sarà un mostro dall’hardware tra i 10 e i 20 betabyte di potenza di calcolo.
CONTINUA LA SELEZIONE DEL PERSONALE
Leonardo sta continuando la selezione di 68 giovani talenti che verranno inseriti in sei specifiche aree di ricerca (Artificial Intelligence and Autonomous Intelligent System, Big Data Analytics, High Performance Computing, Electrification of Aeronautical Platforms, Materials and Structures e Quantum Technologies) e che faranno parte dei team in fase di costituzione nelle sei sedi dei Labs, presenti, oltre in Liguria dove avrà sede il supercomputer di Genova, nelle aree di Milano, Torino, Roma, Napoli e Taranto. Per quelle sessantotto posizioni sono già arrivate oltre un migliaio di domande che il Gruppo ora sta scremando. “I nuovi laboratori consentiranno di alimentare un flusso continuo di talenti per assicurare flessibilità e rinnovamento, sia di capacità sia di competenze professionali, in base a un modello adottato su scala internazionale in cui giovani ricercatori esterni di provenienza internazionale, lavoreranno insieme ad esperti e ricercatori interni alle Divisioni di Leonardo”. Come ai tempi della scoperta dell’America, Genova torna insomma in prima linea nel progresso tecnico e scientifico. Il Cristoforo Colombo della situazione sarà Roberto Cingolani, per 14 anni numero 1 dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) e oggi responsabile dell’innovazione tecnologica di Leonardo. Come ai tempi della scoperta dell’America sappiamo che stiamo intraprendendo una avventura rivoluzionaria ma non abbiamo idea della destinazione.