La guerra in Ucraina ha evidenziato la necessità di adeguare lo strumento militare nello scenario di un conflitto ad alta intensità.
In particolare, le capacità dell’artiglieria hanno riacquisito importanza, ponendo enfasi su qualità, quantità e portata, ma anche sulle scorte di munizionamento commensurate alla minaccia. In Ucraina l’artiglieria svolge compiti tradizionali di soppressione di fuoco nemico mentre gli avvenimenti nel Mar Rosso hanno dimostrato come l’artiglieria navale stia acquisendo un ruolo di primo piano nei confronti di minacce come droni, sopratutto se usati in sciame. Inoltre, gli scenari attuali hanno portato alla luce nuovi paradigmi per l’artiglieria: capacità non solo da utilizzare tra le forze a contatto ma capacità a fondo.
Ecco che cosa è emerso durante il seminario “Il presente e il futuro dell’artiglieria nei conflitti ad alta intensità” organizzato dallo Iai, per presentare lo studio sul tema.
IL CASO UCRAINO MA ANCHE IL TEATRO A GAZA
“Negli ultimi trent’anni l’artiglieria è stata relegata a un ruolo di deterrenza. Le ultime vicissitudini (Ucraina ma anche Gaza) hanno messo sotto i riflettori l’artiglieria” ha esordito l’ammiraglio Fabio Agostini, Capo Reparto Pianificazione ed Esercitazioni del Covi.
“Entrambi i teatri ci hanno dato lezioni, soprattutto a Gaza l’insegnamento principale è che nelle guerre moderne si deve pensare a impiego multidominio dell’artiglieria”, ha proseguito Agostini aggiungendo: “In entrambi i casi, i droni si sono dimostrati elemento fondamentale sia come sorveglianza sia come vettore d’arma. Da segnalare l’importanza dell’enorme dispendio di munizioni”.
All’inizio del conflitto in Ucraina, i russi sparavano 60mila colpi di artiglieria al giorno, oggi siamo a 12mila colpi al giorno perché le scorte si stanno esaurendo da ambo parti.
ARTIGLIERIA CRUCIALE IN UCRAINA PERCHÉ MANCA LA SUPERIORITÀ AEREA
“Il ruolo dell’artiglieria in Ucraina è cruciale perché non volano troppi aerei per un dato di fatto”, secondo il generale Carlo Lamanna, Comandante per la Formazione, Specializzazione e Dottrina dell’Esercito.
“C’è una non superiorità aerea da ambo parti quindi l’artiglieria ricopre un ruolo principale” ha spiegato Lamanna. “Quello che è importante è che ci siamo svegliati dopo anni di operazioni di stabilizzazione. Già sei anni fa il generale Pietro Serino [ex capo di Stato maggiore dell’Esercito] ha riferito dell’importanza dell’artiglieria”.
Ora è importante valutare in che modo operare il potenziamento dell’artiglieria per disporre di sistemi di difesa efficaci per la difesa dei nostri assetti. Perché “è inutile disporre nel campo di battaglia costosi ed efficaci e non difenderli. Occorre artiglieria terrestre e contraerea” ha puntualizzato il generale Lamanna. “L’attuale crisi ci ha fatto prendere atto che le minacce sono attive e richiedono azione concreta di ammodernamento delle forze terrestri” ha aggiunto Lamanna precisando che l’artiglieria terrestre “dovrà svilupparsi per rispondere a supporto delle operazioni terrestre ma è anche essa arma di manovra non solo di supporto”.
Inoltre, “per poter parlare di un sistema efficace ed efficiente bisogna che ogni componente dell’artigliera sia innovato” ha evidenziato il generale Lamanna.
PERCHÉ L’ARTIGLIERIA È NECESSARIA A BORDO DELLE NAVI
Ma l’artigliera non è fondamentale soltanto nel comparto terrestre.
“Negli anni passati c’è stata la tendenza in molte Marine di prediligere difesa missilistica nelle navi maggiori”, ha messo in luce l’ammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto, Sottocapo di Stato Maggiore della Marina Militare. Secondo l’ammiraglio Berutti è necessario che l’artiglieria sia a bordo delle navi perché permette strategia di stratificazione della difesa, in una logica di costo/efficacia, con un proiettile a basso costo colpisci un drone. Inoltre, un colpo di artiglieria non è facilmente individuabile dai radar, l’attuale munizionamento è molto preciso.
Berutti ha portato l’esempio delle navi russe, affondate da mezzi rudimentali con rapidi movimenti. “Occorrono sistemi che riescano a cambiare rotto rapidamente” ha evidenziato l’ammiraglio Berutti precisando che “Un munizionamento guidato tipo Davide ti permette di cambiare rotta”. “Mantenere artiglieria a bordo nave, anche in ruolo antiaereo e munizionamento di prossimità per contrastare bersagli lenti e risparmiare così i fondi”, ha sottolineato Berutti.
ARTIGLIERIA: GAP QUANTITAVO PER I PAESI NATO
Eppure i paesi Nato stanno accusando un gap quantitativo, le forze devono investire in termini prettamente numeri nell’artiglieria, anche se la sua efficacia non può dipendere solo dalla quantità ma anche valutazione degli effetti, i droni giocano sempre un ruolo più importante. È quanto ha evidenziato Elio Calcagno, ricercatore del programma Difesa dello Iai, coautore dello studio insieme ad Alessandro Marrone, responsabile del programma Difesa.
“In un’ottica di deterrenza sul continente europeo, l’artiglieria, inclusa quella monotubo, soprattutto gli obici, continuerà a giocare un ruolo fondamentale” ha rimarcato Calcagno precisando che “dovranno aumentare i numeri e diversi paesi già si stanno muovendo in questa direzione: ammodernando e rafforzando la loro capacità”.
Sarà inoltre necessario stabilire l’equilibrio tra “artiglieria monotubo e pluritubo, lanciarazzi e sistemi a lungo raggio”. A questo proposito Calcagno spiega che il lanciarazzi come l’Himars può lanciare razzi guidati con una precisione molto maggiore rispetto a un obice, per non parlare di un missile balistico come l’Atacm, però gli obici hanno dei vantaggi in termini di volume di fuoco, facilità di utilizzo e manutenzione. Essendo sistemi meno complessi, come le rispettive munizioni, possono essere acquistati in quantità più grandi”.
Dopodiché è importante che le forze siano disposte in maniera diratata così anche la logistica. In Europa il tema di artiglieria ha rivelato il problema del reperimento delle materie prime come acciaio, ha concluso Calcagno.
COSA FARE
Infine, “quello che non stiamo facendo perché l’artiglieria non l’abbiamo abbandonata di recente, ma molto tempo prima, almeno nel campo terrestre. Poi abbiamo inseguito il requisito che mettevano in evidenza le altre nazioni. Ma l’artiglieria oggi ha un ruolo importantissimo ed è veramente complesso, non bastano le disponibilità dei fondi ma dobbiamo ricostruire il discorso da capo” ha affermato il generale Claudio Leone, Direttore della Direzione degli Armamenti Terrestri.
“Quando si parla di artiglieria si dimentica che è un sistema complesso, si è parlato di cyber ma c’è anche l’aspetto dello spettro elettromagnetico”, ha indicato Lorenzo Mariani, condirettore generale di Leonardo. È necessario avere una menzione che sia in grado di operare in diversi settori e contro diverse minacce, come gli unmanned e sciame di droni, aumentare la precisazione perché “Time is the essence” e poi focus sulla produzione, dal momento che “in Italia abbiamo abbandonato la supply chain, l’acciaio e gli esplosivi. Non abbiamo consentito alle Pmi di sviluppare le loro componenti”, ha sottolineato Mariani aggiungendo: “Questo è un vero blocco che non risolviamo in un anno, è questione di volontà. Il tema economico è fondamentale, per re-equipaggiare serve un grande investimento”.
FOCUS COLLABORAZIONI MA CON ATTENZIONE ALLA DIVISIONE DEI LAVORI
A proposito degli accordi di partnership, il condirettore di Leonardo ha evidenziato che questi “sono di diverso tipo, non si può generalizzare”. Per quanto riguarda gli “accordi di coproduzione, bisogna assicurare che entrambe le linee di produzione abbiano lavoro” ha sottolineato Mariani, con un implicito riferimento alla rottura dei negoziati con Knds, comunicata da Leonardo proprio quel giorno.
Mariani ha portato l’esempio del PzH 2000, un obice semovente da 155/52 mm, prodotto da un consorzio formato dalle tedesche Krauss-Maffei Wegmann e Rheinmetall. Ci sono rapporti in cui il Pzh è prodotto su licenza, come nel caso italiano costruito su licenza dal consorzio Cio (Iveco-Oto Melara).
Secondo il condirettore generale di Leonardo in questi casi “bisogna aver chiaro quale sia la componente che dà sovranità tecnologia”.
OCCORRONO RISORSE
Infine, “Il 2% alla difesa è qualcosa di ineludibile”, ha rimarcato Mariani spiegando che “non bastano le risorse, anche se senza di queste non si riesce”.
Proprio il Sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago, ha ricordato che il rapporto spese militari e Pil al momento è dell’1,58%. “Siamo lontani dall’obiettivo del 2%” ha ammesso il sottosegretario ricordando la “Battaglia per l’esclusione delle spese difesa dal patto di stabilità”. Parlando di “Difesa europea, bisogna essere consapevoli nel diluire i numeri di sistemi e rafforzare le partnership. Per un futuro esercito comune oggi dobbiamo ragionare in sistemi di difesa comuni, questo permetterà di essere competitivi” ha concluso Matteo Perego di Cremnago, Sottosegretario alla Difesa.